Un simbolo. La Pro Infantia è un simbolo del tempo che stiamo vivendo, di una offesa a Terracina e di una ferita inferta alla sua storia. Un grande edificio costruito proprio davanti alla spiaggia e tra i vigneti delle Arene, inaugurato nel 1930, distrutto dalla guerra e ricostruito nel 1951. Ha ospitato per qualche decennio una colonia marina ove hanno passato l’estate centinaia e centinaia di bambini e ragazzi. Divenuto poi sede di istituti scolastici, dei Vigili del Fuoco e dei Vigili Urbani, infine abbandonato a sé stesso, dovrà ora essere demolito. Al suo posto, 44 appartamenti in due palazzine di cinque piani mentre il suo grande spazio verde, utilizzato negli ultimi anni come parcheggio, sarà occupato da una piscina e due campi di padel: una residenza privata di lusso, alla faccia delle funzioni benefiche e assistenziali cui l’edificio era stato in origine destinato.

È quanto prevede il Permesso di costruzione rilasciato il 22 dicembre dal Comune di Terracina alla Srl “Residenze Circe”, un permesso strettamente connesso alla Deliberazione della giunta comunale del 17 dicembre 2020 che accoglie “la richiesta di monetizzazione delle aree pubbliche da cedere quali Standard Urbanistici di cui all’art. 3 del decreto 1444/1968 relative alla proposta progettuale presentata il 9 luglio 2018 dalla Onlus “Fondazione Società Romana Pro Infantia” che ha poi ceduto la sua proprietà alla Srl “Residenze Circe”.

Per fortuna il cantiere installato successivamente al permesso del 22 dicembre è stato subito dopo, il 30 dicembre, sottoposto a sequestro da parte della Procura della Repubblica, sequestro poi confermato in sede di Riesame.

Ne siamo felici e siamo sicuri che la magistratura inquirente farà bene e fino in fondo il suo dovere.

Ma a Terracina non sono però del tutto tranquilli, almeno per due motivi.

Il primo attiene al carattere dell’azione giudiziaria avviata della Procura della Repubblica: essa, per forza di cose, non può che riguardare l’ambito penale, senza poter coinvolgere i profili squisitamente amministrativi del procedimento conclusosi con il Permesso di costruzione del 22 dicembre.

Il secondo riguarda le motivazioni del procedimento avviato dalla Procura. È possibile, infatti che vi siano gravi ipotesi di reato, ma l’illegittimità del Permesso di costruzione, per quanto se ne sa, sarebbe essenzialmente ancorato alla incostituzionalità (sentenza della Corte costituzionale del 17 novembre 2020) del PTPR della Regione Lazio, incostituzionalità dovuta essenzialmente al mancato concerto con l’attuale Ministero della Cultura.

Ma ora la Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato il nuovo PTPR, questa volta di concerto con il Ministero della Cultura.

Di conseguenza, non è infondata l’ipotesi che il nuovo PTPR, sanando l’aspetto procedimentale del vecchio senza modificarne in modo sostanziale l’impianto normativo, faccia decadere i motivi che hanno portato la Procura a sequestrare il cantiere dell’ex Pro Infantia.

Né è sicuro che possa produrre effetti concreti l’ordine del giorno votato all’unanimità dal Consiglio regionale del Lazio che, con qualche confusione, impegna Presidente e Giunta a fare in modo che l’ex Pro Infantia sia dichiarato “bene pubblico di notevole interesse storico e culturale e quindi non soggetto a speculazione edilizia”. Com’è noto, infatti, l’apposizione dei vincoli culturali e paesaggistici è di competenza del Ministero della Cultura.

Sollecitati dal Comitato cittadino a difesa dell’ex Pro Infantia costituitosi a Terracina, abbiamo quindi ritenuto opportuno promuovere su questa vicenda un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, patrocinato dall’avv, Giovanni Malinconico, coordinatore dell’Organismo congressuale forense. Con l’obiettivo di far dichiarare l’illegittimità del procedimento conclusosi con il Permesso di costruzione del 22 dicembre 2020 e, in particolare, della Deliberazione di Giunta del 17 dicembre 2020 che approva la proposta di monetizzare i quasi 3.000 mq. destinati dagli strumenti urbanistici a verde pubblico e a parcheggi. Una decisione, quella di monetizzare le aree vincolate, di importanza strategica poiché senza quegli spazi non sarebbe possibile realizzare quanto prevede il progetto.

Diamo voce così, e offriamo uno sbocco concreto e puntuale all’indignazione, alle tante proteste della comunità terracinese, alle tante segnalazioni di abusi, alle molte denunce che hanno infuocato social e dibattiti, ad una discussione in Consiglio comunale, convocato per iniziativa del PD e su richiesta di otto consiglieri, che non ha offerto tuttavia spiragli e indicazioni per una positiva soluzione della vicenda.

È un’azione doverosa, che restituisce dignità alle comunità cittadine ed esalta nel giusto modo il ruolo delle associazioni che, al pari di Italia Nostra, sono portatrici di interessi diffusi.


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