ROMA- La pandemia ha avuto su tutti un effetto destabilizzante, mettendo a rischio le fasce più deboli e bisognose di assistenza. Gli anziani hanno vissuto una fase inaspettata della loro vita. Molti di loro, abituati a tempi forse ancora più difficili, oggi, in età avanzata, hanno dovuto sopportare una sfida ancora più grande: combattere restando a casa. A causa delle limitazioni, molti si sono trovati ancor più soli ed isolati e ora, che si sta faticosamente cercando di ritrovare una normalità, tra mille precauzioni e contagi di nuovo in crescita, si riscontrano, su molti anziani, effetti e conseguenze di quanto accaduto in questi mesi. Tutto questo non ha lasciato indifferente la comunità scientifica e ha fatto si che il problema divenisse ancor più una priorità. Abbiamo intervistato in proposito il prof. Raffaele Antonelli Incalzi, Professore Straordinario di Geriatria dell’ Università Campus Biomedico di Roma e Presidente della Società italiana di Geriatria e Gerontologia
D: Professore, in una sua recente intervista invitava a non sottovalutare il rischio, derivato dall’isolamento degli anziani, durante il lookdown,. Oggi, se pur con molte riserve, la situazione è migliorata; grazie alla sua esperienza sul campo, quali ulteriori elementi e conferme ha riscontrato nei suoi pazienti, tornati, diciamo, alla quasi normalità.
R: In realtà paghiamo ancora le conseguenze di gravi ritardi nelle diagnosi e terapie e, per giunta, la situazione sta peggiorando di nuovo.
D: Secondo lei, oggi, nell’anziano, prevale più la paura del virus o la voglia di uscire, socializzare e condurre una vita normale ?
R: Dipende da vari fattori, ma la paura mi pare prevalere.
D: Non ritiene, come qualcuno ha affermato, che durante questa pandemia, gli anziani sono stati spesso fatti sentire persone da emarginare e che questo possa aver arrecato danni psicologici?
R: E’ stato in effetti documentato, tuttavia v’è chi ha correttamente recepito il senso dell’isolamento.
D: In questa pandemia, ovviamente, è risultato evidente che gli anziani sono la categoria più a rischio a livello medico. Ritiene che questo fattore di vulnerabilità sia stato ancor più accentuato dalla carenza di strutture adeguate e organizzazioni dedicate a loro?
R: E’ anche provato dalla differenza tra le regioni; dove manca o è molto carente l’assistenza domiciliare, la valutazione multidimensionale geriatrica e la gestione geriatrica delle RSA, il danno a carico degli anziani è stato notevolmente maggiore.
D: Ritiene che questo evento straordinario determinerà per il futuro una maggiore attenzione verso la popolazione anziana?
R: Lo spero, ma vedo spesso prevalere visioni che enfatizzano l’invecchiamento di successo, portando a ignorare i problemi della multipatologia e della disabilità. Basti pensare che il numero di specializzandi in Geriatria è incredibilmente basso rispetto al fabbisogno, a testimoniare la sostanziale mancanza di attenzione politica alle necessità degli anziani, al di là delle affermazioni pubbliche.
D: Abbiamo in Italia la popolazione più vecchia d’Europa, con circa 14 milioni di soggetti over 65, Possiamo trarre spunti e indicazioni utili dagli altri Paesi europei, per migliorare la vita e le aspettative dei nostri anziani?
R: E’ anche una delle popolazioni con più lungo periodo di disabilità nella vita residua, e questo è molto negativo. Da altre nazioni europee e non possiamo raccogliere l’esperienza volta a valorizzare le competenze, fornendo molteplici soluzioni di lavoro a basso carico e flessibili. E’ un modo per promuovere l’invecchiamento di successo.
D: Dovremo, probabilmente, convivere tutti e difenderci ancora a lungo da questo virus; quali consigli darebbe a un anziano per affrontare al meglio, fisicamente e psicologicamente, anche con l’inverno alle porte, questo stato di emergenza?
R: Rispetto delle regole, attività fisica anche in casa (ad esempio usando la guida disponibile on line sul portale della SIGG), attività mentale (hobby, musica, studio, lettura..), dieta varia ed equilibrata, vaccini antiinfluenzale e antipneumococcico, non trascurare problemi medici per timore del Covid19.
Ringraziamo il prof. Antonelli Incalzi della sua disponibilità e ci associamo a lui nella aspettativa di una maggiore attenzione delle istituzioni per le necessità del mondo degli anziani.
Stefano Piermaria
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