Alberto Moravia e il nostro territorio

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Moravia e il nostro territorio                                                                                La mattina mi sveglio presto, poco dopo l’alba faccio la toletta e quindi mi affaccio sulla terrazza della mia casa, la quale sorge sulle dune, a pochi passi dal mare.

Alberto Moravia ha avuto uno stretto rapporto con il nostro territorio. Ha trascorso, durante la seconda guerra mondiale, più di nove mesi sulle montagne di Sant’Agata di Fondi e da questi luoghi ha tratto l’ispirazione per scrivere uno dei più conosciuti e apprezzati romanzi della sua produzione letteraria: La ciociara. Lo scrittore ricorda che dopo aver preso il treno per Napoli «Arrivammo a Fondi, non c’era nessuno, tutto sprangato, tutto chiuso, gli abitanti erano scappati. Girammo invano per Fondi» per poi essere accolto, come sfollato, nella campagna piena di contadini.

Lo scrittore, inoltre, è stato un frequentatore assiduo di Sabaudia, delle splendide dune del litorale tirreno, e un estimatore del paesaggio del promontorio del Circeo. Egli ha trascorso lunghi periodi e giorni felici nella città delle dune, con le sue donne amate, Elsa Morante, Dacia Maraini e Carmen Llera, e all’amico Pier Paolo Pasolini, che correva nella Baia d’Argento.                                                                                                                                                                                                                               Sabaudia era  la sua residenza estiva insieme ai suoi amici, un luogo riposante, dove potersi rifugiare e dare spazio alla sua vena creativa. «La mia casa (la villa del venerdì) – ha scritto – sorge sulle dune, a pochi passi dal mare. Sabaudia, questa città in stile razionale, non parla alla ragione bensì all’immaginazione».

Nella sua autobiografia in forma di intervista curata da Alain Elkann, ha dichiarato che: «con Pasolini eravamo molto amici, mi sorrideva l’idea di vivere accanto a lui durante l’estate. Costruimmo una casa nell’ultimo lotto di terreno disponibile. A Pasolini Sabaudia piaceva molto, ma ci venne solo nel ’74 e poi nel ’75 fu ucciso. Da Sabaudia partiva ogni sera per incursioni omosessuali su tutto il litorale tra Ostia e Terracina. Qualche volta nel sonno lo sentivo rincasare verso le tre e le quattro del mattino, furtivo come un lupo che rientri dalla caccia notturna».

La città di Sabaudia, con le strade invase dal sole e con i suoi filari di palme, gli ricordava il paesaggio delle coste africane che aveva conosciuto, come viaggiatore ironico e curioso, e aveva descritto tante volte nei suoi libri di viaggio.                                                                                                                                                   Nella casa di Sabaudia, nei mesi estivi, Moravia studiava e scriveva. Infatti ha ricordato che alle sette e mezzo di ogni mattina saliva al secondo piano dove c’era lo studio «Qui mi aspetta un grande tavolo di fronte ad una grande finestra dalla quale vedo soltanto il mare e il cielo […] Basta sono le undici, smetto di scrivere ed esco di casa per mettere in atto il secondo rito della giornata. Il primo è stato di scrivere, il secondo sarà fare la spesa quotidiana».

Molti lo ricordano quando prendeva il caffè al Bar Italia nella piazza principale di Sabaudia con il giornale e il suo bastone, o quando appariva in piazza con il cappello di panama bianco, o quando andava a fare la spesa nelle botteghe di alimentari o in pescheria. Con la sua voce gentile e pacata era un uomo alla mano.                                                                                                                                                              Dacia Maraini, sua compagna di vita, ha testimoniato negli Atti del Convegno di studi, Alberto Moravia e gli amici (2010), che «A Sabaudia, insieme, abbiamo trascorso stagioni felici con amici insostituibili, ed è proprio qui, ad ogni mio ritorno, che, passeggiando fra le dune e ascoltando il mare, rivedo Alberto e Pier Paolo e Dario e Laura e Ninetto e Sergio, e Bernardo e Lorenzo e tanti altri che hanno condiviso la gioia di essere al mondo in quei giorni indimenticabili».

 


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