LATINA – Gli affiliati al clan “offrivano” protezione in cambio di soldi. Il potere dei Ciarelli si esprimeva così anche all’interno del carcere di Latina.

Potere che veniva esercitato soprattutto grazie alla connivenza e al rispetto di cui potevano godere tra i detenuti. Era emerso già in occasione di altre inchieste, ma è soprattutto il collaboratore di giustizia Andrea Pradissitto, ex affiliato, a rivelare una serie di episodi chiave finiti al vaglio degli investigatori della Polizia.

Il genero di Ferdinando Ciarelli detto Furt, ora pentito, racconta dell’estorsione ai danni di un altro detenuto, tale avvocato Fabrizio Colletti, nel periodo in cui era dietro le sbarre anche lui. Colletti era stato incarcerato per cinque mesi nell’ambito dell’inchiesta Arpalo nel 2018 e gli era stata offerta protezione ottenendo che all’esterno del carcere facesse recapitare duemila euro alla famiglia di Furt. Colletti ha confermato il fatto, descrivendo il clima di ostilità vissuto da lui nel momento del suo ingresso nel carcere, ma anche le modalità con cui Roberto Ciarelli e Ciaravino erano riusciti subito ad avvicinarlo, riuscendo a farsi dare piccole somme di denaro.


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