Dante nei filosofi del Novecento

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La filosofia può levare la cataratta alla nostra cecità. Ma a quel punto  oi dobbiamo vedere con i nostri occhi                                                          Karl Jaspers

La prestigiosa rivista bimestrale di cultura cattolica Humanitas (editrice Morcelliana) fondata nel 1946, ha predisposto recentemente un numero monografico su Dante nei filosofi del Novecento curato da Oreste Tolone, ricercatore di Filosofia morale presso l’Università  Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara.

L’attenzione rivolta al Sommo poeta nasce dal fatto che la Divina Commedia è stata considerata già dal filosofo neoidealista Giovanni Gentile «il primo libro di filosofia scritto in italiano» che ha influenzato, nel tempo, numerosi pensatori.

Dante, oltre che essere, come ha affermato il filosofo tedesco Friedrich Schlegel, «il fondatore e il padre della poesia moderna», è stato un importante rappresentante del pensiero del Medioevo. Infatti sia il poeta statunitense, Thomas Eliot, Premio Nobel della letteratura (1948), che lo storico italiano della filosofia Eugenio Garin hanno posto Dante tra i poeti-filosofi, in compagnia di Parmenide, Empedocle, Lucrezio e Goethe.

Per Jorge Luis Borges la Divina Commedia sembra essere un libro, un’opera collettiva più simile a quella di Omero che a quella di Paul Valery perché la poesia dantesca si fonda sullo sguardo, sulla comprensione visiva, logica e razionale, di una filosofia per immagini che ha una struttura unitaria e armonica. Inoltre per Martin Heidegger, il maggiore esponente dell’esistenzialismo, uno dei filosofi più influenti dell’età contemporanea e della storia del pensiero nella società occidentale, il poeta italiano  si impone come uomo di elevata moralità e rettitudine esemplare che affascina e cattura.

Dante, nella sua duplice veste di poeta e pensatore visionario, occupando un ruolo sia centrale quanto periferico nella cultura di ogni tempo, ha ispirato nel corso dei secoli numerosi autori, rappresentando sempre un interlocutore impegnativo.

Vari sono gli autori che hanno testimoniato un profondo interesse per l’opera di Dante, tra i quali Martha C. Nussbaum, filosofa e accademica statunitense, studiosa di filosofia greca e romana, che nel suo articolo, Il Dante di Beatrice. Amare l’individuo?,  pone al centro della sua riflessione l’idea di amore cristiano di Beatrice per l’individuo Dante nella sua integrità, per il suo corpo, la sua storia e la sua poesia.

Nelle Brevi note sul Dante di Germania, Massimo Cacciari, con la sua lucida capacità di ricostruzione, indica gli autori di lingua tedesca (J. Bodmer, Stefan George, F. Nietzsche, W. Benjamin, i fratelli Schlegel, Schelling, Hegel) che hanno manifestato un profondo interesse per l’opera letteraria e poetica di Dante che ha avuto un ruolo decisivo per l’intera civiltà occidentale.

Lo storico della filosofia Gennaro Sasso, nella sua intervista, mette in risalto l’intensa relazione che legò Giovanni Gentile e Benedetto Croce al poeta fiorentino. Per Gentile Dante, in quanto filosofo e poeta, con la sua autentica prosa filosofica, è considerato un importante interprete della filosofia medievale e un cantore dell’unità del genere umano; per Croce, invece, la potenza di Dante sta tutta nel suo romanzo teologico, nella dimensione poetica della Divina Commedia, nella capacità di costruire e immaginarsi un altro mondo e di essere ancora  molto attuale.

Nel contributo di Fabio Frosini la figura di Dante, “bifronte” perché poeta e politico, medievale e moderno, è attentamente analizzata, con le riflessioni  di Antonio Gramsci,  espresse soprattutto nel periodo del carcere, in particolare dal punto di vista politico in riferimento al canto X dell’Inferno, dove il poeta incontra Farinata degli Uberti,  suo avversario politico.

Nel saggio Il Dante profeta di Ernesto Bonaiuti il professore Virgilio Cesarone analizza come Buonaiuti, il sacerdote studioso di storia del cristianesimo e di filosofia religiosa, esponente di spicco del modernismo italiano, fu spinto nel corso della sua vita a soffermarsi sulla figura storica e sulla produzione poetica universalistica di Dante profeta, autore nel quale le due posizioni contrapposte dell’intellettualismo tomistico e del volontarismo francescano coesistettero.

Secondo Natalino Valentini, Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli”, l’opera di Dante, che propone una «una visione integrale del mondo» medievale, culturale e cosmologica, di tipo aristotelico-tolemaico, è stata costantemente studiata dal poliedrico filosofo e teologo russo, Pavel Florenkij, che ha tentato, con difficoltà, di  riabilitare la visione olistica del poeta alla luce della scienza contemporanea, della nuova teoria della relatività di Einstein.

 Nel saggio Realtà delle ombre di Roberto Diodato, dedicato al Dante di Étienne  Gilson, filosofo e storico della filosofia francese, l’attenzione si sposta sul tema delle ombre che nella Divina Commedia indicano la sostanza dei personaggi che il poeta incontra nel suo viaggio attraverso i regni dell’aldilà.

Il curatore del numero speciale della rivista, Oreste Tolone nel suo intervento, prende in esame il trentennale interesse di Romano Guardini, uno dei filosofi e teologi cattolici più significativi del XX secolo, per Dante considerato scrittore e filosofo della trasparenza. Le riflessioni del filosofo, naturalizzato tedesco, scaturiscono dalla necessità di recuperare alla filosofia, attraverso il pensiero artistico, una visione d’insieme, una Weltanschauung basata sulla comprensione metaforica della realtà.

Nel saggio di Francesco Miano, il filosofo francese Jacques Maritain, ritenendo Dante dotato «di una innocenza creativa» le cui caratteristiche principali sarebbero ingenuità e integrità, nella sua opera più importante, L’intuizione creativa nell’arte e nella poesia, mette in evidenza la stretta relazione che esiste nel geniale poeta fiorentino tra morale e arte, entrambe unite per raggiungere il bello e il vero.

Secondo la lettura della ricercatrice Stefania Achella, l’opera dantesca è stata apprezzata anche da Karl Jaspers perché Dante, come uomo, per l’impegno politico e la coerenza etica, ebbe il coraggio indomito di combattere, nella sua travagliata esistenza, per affermare nel mondo concreto i valori universali.

Nel saggio Dante specchio umano  di Silvano Zucal, dedicato all’interesse che la filosofa spagnola Maria Zambrano ebbe per Dante, diversi sono i temi correlati che emergono dal pensiero e dall’opera del poeta di Firenze: l’esilio, inteso come condizione metafisica privilegiata, l’amore di Beatrice idealizzata come amore mistico, sovraumano e la ragione poetica.                                                                                                           Bruno Pinchard, nel suo prestigioso contributo  fornisce uno stimolante quadro della presenza di Dante nello psicanalista e filosofo francese, Jaques Lacan, lettore attento dell’opera dantesca, che analizza il tema dell’amore del poeta verso Beatrice, «oggetto femminile svuotato di ogni sostanza reale» in chiave psicanalitica.

Nel saggio finale di Virginio Marzocchi, il filosofo tedesco Karl-Otto Apel, scopre l’importanza della figura di Dante, autore del De vulgari eloquentia,  nel tentativo di compiere una «filosofia moderna della lingua» in chiave linguistica più che di filosofia della coscienza. Dante, secondo l’ermeneuta Apel avrebbe il merito di aver introdotto, per la prima volta in Occidente, «la concezione filosofica della lingua viva e storica» propria di una comunità linguistica.

In tutte le interessanti pagine della rivista gli autorevoli contributi dei diversi collaboratori dimostrano con chiarezza espositiva e profondità di analisi come il genio di Dante Alighieri e la sua creatività artistica e poetica continuano, dopo sette secoli dalla scomparsa, ancora a rappresentare uno spazio di riflessione e di elaborazione per la ricerca filosofica.

 


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