Fili di Seta

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Fili di seta Tante “storie” una storia di Alberto Alberti

Le persone, i luoghi, i ricordi si chiudono nel cuore come il filugello nel bossolo per diventare nel tempo, splendenti fili di seta.

      Ricevere per posta, di buon mattino, un libro scritto da un Amico (con la A maiuscola) è una gioia immensa e indescrivibile, un dono inaspettato. Leggere subito ciò che è scritto nelle parti esterne del volume, è un evento straordinario che porta a uno stato di profonda gratitudine e commozione. E chissà quando leggerò tutto il testo Fili di seta. Tante “storie”, una storia di Alberto Alberti (Anicia editore)!

      Un libro intenso che merita di essere segnalato perché costruito con uno straordinario intreccio tra invenzioni e avvenimenti realmente accaduti e tra immaginazione e pensiero riflesso. Fili di seta è uno di quei libri che dispiace di aver terminato per la scrittura piacevole e raffinata, così felicemente immediata, colorata e sonora da restituire le realtà che descrive.

          Le storie legate ai vivi ricordi del passato e ai sogni sono raccontate con leggerezza calviniana e hanno una varietà di temi esistenziali che vanno dalle prime esperienze scolastiche dell’infanzia ai primi amori giovanili, dal periodo degli studi alla futura attività di lavoro, dall’impegno politico all’affetto del paese natio, dal distacco disilluso della vecchiaia all’inesorabile approssimarsi della morte.

          Originali e sorprendenti sono le parole scritte su un bigliettino che l’autore rivolge al suo futuro lettore: «Questo libro non vuole costringerti a leggere cose che magari non ti interessano o non sono di tuo gusto. È solo il segno che io esisto e che ti voglio bene». Altrettanto singolare e meravigliosa è la sincera e significativa dedica: «Queste “storie” sono dovute a Casalvecchio Siculo e alla gente e a tutti gli amici di quelle terre e di altri paesi e città che mi sostengono con la loro simpatia e il loro affetto».

          Una storia “pulita”, spontanea, di proustiana memoria, è quella delle Ragazze che fioriscono, dove affiorano, tra i ricordi, i volti e le vicende dei vaghi innamoramenti adolescenziali di Giovanni e di Graziella che si incontrano furtivamente tra le vie del paese. I timidi incontri, i silenziosi corteggiamenti e le varie occasioni, svanite per allacciare rapporti, sono episodi indelebili che ritornano nella memoria dell’autore.

          Altri nitidi ricordi, che emergono dal racconto Gli oleandri non facevano ombra nel cuore dell’Agro, sono legati alla fiera/mercato, alle bancarelle, alle tende dei venditori di merci, all’acquisto della gustosa “carne infornata”. Altri personaggi, come l’amica vicina di casa Ustina, madre di sei figli, e il marito Felice, il postino delle campagne, sono i protagonisti di una vita paesana grama.

         La narrazione di Alberti si snoda attraverso il ricordo di altre figure come don Mario, un sacerdote serio, inappuntabile, solidale, bravo nel suo magistero, organizzatore di attività ricreative per i bambini, ma che odiava i liberali e i comunisti, la cui unica colpa era quella di non votare per la Democrazia Cristiana.

         Suggestivo, dal sapore “storico”, collegato alla realtà del territorio, è il racconto Il mortorio, in cui viene narrato lo scontro tra il prete e i suoi concittadini, avversari politici, per la prima festa dell’Unità che ebbe un notevole successo nonostante il boicottaggio e l’anatema di don Mario che, oltre a suonare a morto le campane del paese periferico contro i comunisti, predicava odio e divisione.

Altri attori delle storie narrate sono gli anziani, che mantengono vivi i ricordi della guerra, degli sfollati, della fame della gente rozza e ignorante: scenari oggi completamente cambiati. Tra gli anziani il vecchio Paolo, chiamato “nonno”, segretario dei comunisti, tiene viva la memoria dell’impresa collettiva della pittura della chiesa da parte dei falegnami, muratori, apprendisti e del pittore Calabrò, e vuole che si ricordi don Mario intitolandogli una strada, una piazza, un angolo del paese con una targa commemorativa.

Alcune “storie”, come La Cerca, rievocano usi, costumi, riti e tradizioni antiche di sapore civile e religioso che mettono in risalto antropologicamente le caratteristiche, le diversità di una comunità di appartenenza a cui l’autore mostra attaccamento, affetto e legame di forte nostalgia per i canti, il dialetto, le preghiere della processione della Via Crucis, recitate di notte, al buio, tra le vie del paese.                                                        Questo universo magico, misterioso de La Cerca, atteso con ansia e con gioia, costituisce nella memoria dell’autore «un’immersione, un precipizio nel cuore, un sommovimento dell’anima», una stretta connessione sentimentale.

Nei ricordi dell’autore, custoditi nella sua mente, non poteva mancare la storia del paese con le sue “storie” locali di guerra, legate a personaggi come il fante Emanuele che scriveva, in versi, lettere alla sorella, con i racconti dei giovani emigranti negli Stati Uniti d’America come Carmelo che torna in Italia per sposare Santa, la giovane compaesana. Molte sono le rievocazioni, ai tempi di Garibaldi, dei “montanari casalvetini” e del comandante Luciano Crisafulli, ricordati con una lapide e con l’istituzione di una banda cittadina e della relativa Scuola di Musica, luogo importante di formazione culturale.

Alberto Alberti, spinto dal desiderio di scavare, approfondire e riempire i vuoti di memoria, rievoca con i pochi reperti (carte e fogli a sua disposizione) e soprattutto con l’immaginazione, la deduzione logica e la formulazione di ipotesi verosimili, voci ed eventi di vita paesana con le sue microstorie legate ad episodi del passato fatto di conflitti tra fazioni e di corruzione.

Tra le storie raccontate non potevano mancare i ricordi inerenti La scuola di Santa Domenica e non solo, dove l’autore “uomo di scuola” narra fatti, persone e circostanze delle sue prime esperienze lavorative nel campo della scuola lasciandosi, come maestro, e poi come direttore didattico, ispettore, esperto di pedagogia e di didattica, a considerazioni e riflessioni sull’importanza dell’istituzione scolastica, sul valore degli insegnanti e sul mondo della formazione.

Ultima chicca narrativa è il delicato e commovente ricordo di Margherita, sua dolce e tenera compagna di vita, che viene rievocata con ammirazione, stima e profondo affetto nell’ultimo racconto La parola cattiva.

 Con Fili di seta, l’Amico e “maestro” Alberto Alberti, con la saggezza dell’età ormai avanzata, guardando al suo passato, ricorda e racconta con scioltezza e abilità narrativa il suo cammino esistenziale e offre ancora una volta una “lezione” di vita vissuta nell’amore per sé e per gli altri. Parafrasando lo scrittore di origine bulgara Elias Canetti Alberti, con una prosa limpida e vibrante, è risalito con estrema delicatezza ai suoi ricordi individuali più remoti e intimi, cercando di ritrovare nella propria vita quella difficile verità che solo il racconto appassionato di vicende personali e sociali può dare.

 

 

 

 


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