Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno.                                                                                             Antonio Gramsci

Leggero come una piuma, spinto dal soffio del vento, è arrivato l’anno nuovo pieno di speranze e di sogni, di timori e di ansie per quello che accadrà inaspettatamente nei 365 giorni che verranno. In ogni casa, in ogni luogo per l’anno che ha avuto appena inizio ci si scambiano, tra parenti e amici,  vicini e lontani, gli auguri per un nuovo anno foriero di felicità e di amore, di pace e di gioia, di benessere individuale e sociale.

L’anno è una unità di misura del tempo che scandisce la nostra esistenza terrena, uno spazio della durata di dodici mesi caratterizzato da avvenimenti che possono risultare memorabili per gli eventi felici e per i momenti tristi. Il detto popolare Anno nuovo vita nuova esprime il proposito di rinnovarsi, di mutare modi di vita insieme all’anno che è appena arrivato.

Il filosofo, scrittore, saggista e poeta statunitense Ralph Waldo Emerson, considerato dal critico letterario Harold Bloom, «la figura centrale nella cultura americana», ha scritto che  «Gli anni insegnano molte cose che dai giorni non si possono imparare». Infatti molti sono soliti riflettere più sui lustri e sui decenni che passano, che sugli anni fugaci poiché in un lasso di tempo maggiore, si possono tirare meglio parziali somme di bilancio della propria esistenza ed esaminare meglio i progressi e i regressi, le conquiste e le battute di arresto.

Passano gli anni e parafrasando lo scrittore e poeta argentino, Jorge Luis Borges, si può tranquillamente affermare che un anno che passa o che arriva è un semplice capitolo, quando non un paragrafo o un momento della nostra personale storia. E come ha scritto nelle Epistole (II,2,55) il poeta latino Orazio «gli anni che fuggono ci portano via una cosa dopo l’altra» e più passano e più diventano preziosi.


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