La cloropicrina, un vecchio composto organico di sintesi ritornato alla ribalta

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L’altro giorno ho sentito in tv la notizia che nella guerra in Ucraina presso la centrale nucleare di Zaporizhzhia sia stata usata la cloropicrina, che dovrebbe essere la stessa sostanza ipotizzata ad aver provocato il malore all’oligarca russo Roman Abramovich, ex proprietario del Chelsea, presente ai negoziati di pace avvenuti in Turchia nel mese di marzo dell’anno scorso

La cloropicrina è un composto organico sintetizzato nel 1848 dal chimico scozzese John Stenhouse. Essendo costituito da cloro, azoto e ossigeno appartiene al gruppo degli aloidrocarburi, ed è noto anche con il nome di nitrocloroformio o di tricloronitrometano, con formula CCl3NO2. A temperatura ambiente è un liquido leggermente oleoso e dall’odore intenso e vomitevole, con una densità d = 1,66 g/cm3, determinata alla temperatura di 0°C e alla pressione di 1 atm equivalente a circa 105 Pa (Pascal). Allo stato puro è incolore e  bolle a 112 °C decomponendosi in fosgene COCl2,gas tossico e aggressivo dall’odore di fieno vecchio, e cloruro di nitrosile NOCl, gas tossico. I vapori della cloropicrina, essendo irritanti per la pelle, gli occhi (lacrimogeno) e il tratto respiratorio superiore /(soffocante), lo fecero usare nella prima guerra mondiale. Risulta letale, provocando edema polmonare, se si respirano per circa dieci minuti i suoi vapori con concentrazione di 2 mg per litro di aria.

La cloropicrina in agricoltura è stata usata da sola, o in miscela con il bromuro di metile CH3Br, come fumigante del suolo e fungicida.

In Italia, revocato il suo uso come fumigante nel 2013, per emergenza fitosanitaria per alcuni prodotti agricoli e per alcune regioni italiane, potrebbe essere usata nel 2023 per combattere nematodi (vermi di terreno umido) e patogeni del terreno non essendoci ancora alternative per combatterli.

(Nell’immagine è rappresentata la molecola della cloropicrina, dove, al colore di  ogni sferetta, corrisponde l’atomo di un elemento chimico costituente: al nero il carbonio C, al verde il cloro Cl, al blu l’azoto N e al rosso l’ossigeno  O).

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).