La produzione letteraria di Alberto Moravia

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Le principali opere di Alberto Moravia                                                                  Il miglior scrittore è colui che riesce ad inverare con le sue opere una quantità maggiore di realtà. (Alberto Moravia, Vita di Moravia)                                                                                                                                                                                               Dopo alcuni racconti (Cortigiana stanca, Delitto al circolo del tennis, Il ladro curioso…)  pubblicati sulla rivista Novecento di Massimo Bontempelli e Curzio Malaparte, Alberto Moravia esordisce con Gli indifferenti (1929). È il primo romanzo pubblicato a ventidue anni che, nel diventare subito un caso letterario, lo fece diventare celebre. Per essere pubblicato questo libro il giovane scrittore dovette fare ricorso a un aiuto finanziario del padre. Considerato uno dei suoi libri migliori, uno degli indiscussi capolavori europei del Novecento è caratterizzato da uno stile freddo. Moravia ritrae una famiglia della borghesia romana al tempo dell’ascesa del fascismo. Il romanzo si distingue per un realismo critico lontano dalle correnti letterarie dell’epoca e si caratterizza oltre che dalla scrittura volutamente antiletteraria, da una importante componente esistenzialista, soprattutto nella figura del personaggio principale Michele, ragazzo cosciente di sé e della sua condizione, ma incapace di opporsi, per mancanza di volontà, allo spregiudicato amante della madre e della sorella.

Agostino (1944) uno dei capolavori che descrive l’educazione sessuale di un ragazzo di tredici anni che cerca di uscire dalla condizione sociale borghese in cui è prigioniero. Questo romanzo breve tratta del rapporto di un bambino orfano di padre, con la madre ancora giovane e bella, per la quale nutre un’autentica venerazione. Durante le vacanze estive a Viareggio scopre due cose fondamentali nella vita: il sesso e la differenza di classe.     ù

La disubbidienza (1948) romanzo breve che analizza la ribellione del giovane Luca nei confronti dei suoi genitori e del mondo borghese che essi rappresentano. In questo racconto si profila, in maniera angosciosa, il problema del sesso che il protagonista affronta con un misto di attrazione e disgusto.

Il conformista (1951) romanzo incentrato su un personaggio che si reca a Parigi per organizzare l’assassinio di un antifascista, suo ex-professore di università. L’autore mette in scena i complessi rapporti tra la borghesia e il fascismo negli anni Trenta. In questo romanzo è adombrata la vicenda dei suoi cugini Rosselli in maniera però capovolta, cioè dalla parte di colui che contribuì a farli uccidere.                                                                    

Il disprezzo (1954) descrive i rapporti di un intellettuale con una donna che lo disprezza per essersi piegato, contro i suoi stessi principi, al volere del ricco e autoritario padre e ai meccanismi borghesi che questi rappresenta. Considerato uno dei romanzi migliori perché profondamente sentito e completamente inventato.

La ciociara (1957) romanzo famoso che narra le vicende di due donne, la madre vedova Cesira e la giovane figlia Rosetta, stravolte nel 1943 dalla guerra e brutalizzate dagli eventi. Il racconto si basa sulla decisione, presa dalla ciociara Cesira di lasciare una Roma sottoposta ai bombardamenti e alla penuria di cibo, per rifugiarsi nella campagna abitata da contadini. Nella narrazione si adombra una precisa circostanza autobiografica, poiché l’autore si rifugiò insieme alla moglie Elsa Morante nei monti presso Fondi, dove ebbe a patire stenti, privazioni, difficili rapporti con la popolazione locale.

Racconti romani (1954 -1959) prima e seconda silloge di sessantuno racconti realistici che evocano una Roma popolare, fatta di emarginati, disoccupati e di poveri del sottoproletariato degli anni ’50. Con questi racconti, che ebbero una grande eco e furono tradotti in undici lingue, l’autore ha vinto il Premio Strega.

La noia (1960) romanzo, con il quale ottenne il Premio Viareggio, affronta una tematica di grande attualità nella cultura alla fine degli anni Cinquanta: la noia, intesa come «una specie di insufficienza e inadeguatezza o scarsità della realtà». Il protagonista Dino, un intellettuale di ricca famiglia romana (che ha aperto uno studio di pittore in via Margutta), svolge in prima persona una insistente analisi morale e psicologica, basata sul motivo della “noia”, indicata come angoscia di vivere, disperazione, mancanza di rapporto con la realtà, incapacità di azione, che è alla base della corrente filosofica dell’esistenzialismo, sua grande ispiratrice.

Il viaggio a Roma (1988) è l’ultimo romanzo, dove ritorna il tema dell’adolescenza, epoca di crisi profonda, e della iniziazione alla vita: argomenti centrali della narrativa moraviana di stampo adolescenziale e di memoria. L’autore racconta la ricerca del padre da parte di un figlio, una telemachia, che ha come perno una perfetta scena primaria freudiana, una ossessione edipica.

Nella sua ricca produzione letteraria, soprattutto nei romanzi, dove personaggi e situazioni sono inventati a partire da generiche esperienze personali, a volte strettamente autobiografiche, Moravia ha rivolto l’attenzione anche alla vita quotidiana degli ambienti popolari come nei romanzi La romana (1947), L’amore coniugale (1949) e nei Racconti romani (1959), dove critica l’istituzione borghese del matrimonio.                                                                                                      Una parte della sua opera è tutta occupata dalla povera gente, mentre nelle sue ultime opere si è accentuato il suo interesse per la psicanalisi e la tematica sessuale Io e lui (1971), La vita interiore (1978) e L’uomo che guarda (1985).

I principali temi letterari ed esistenziali dei suoi romanzi, che sono argomenti narrativi», trattano tutte le più rilevanti questioni culturali del mondo moderno: la crisi dei valori della classe borghese, il conformismo, la disperazione, il distacco emotivo ed esistenziale dell’alienazione, l’inquietudine, l’incomunicabilità, il senso di frustrazione, l’indifferenza, l’incapacità di adattarsi alla realtà e di incidere su di essa.

Nel riflettere sul lungo percorso dell’opera di Alberto Moravia, narratore, scrittore di teatro, giornalista, critico di letteratura e di cinema, saggista, viaggiatore, è possibile affermare con sicurezza e tranquillità che Moravia ha passato la vita a interpretare, a mettere per iscritto con acume e intelligenza, secondo il modello dostoevskiano, tutto quello che vedeva nel mondo e nella società del suo tempo.                                           Ha scritto il critico letterario Walter Pedullà: «Moravia ha fatto il possibile per fare entrare nel suo corpus di racconti tutta la vita d’oggi; a cominciare dalla propria vita e dalla propria capacità di ridurre tutto a racconto». La sua vera attualità sta nell’ossessione di capire e di interpretare la vita, il mondo.

Alberto Moravia è stato un razionalista, un illuminista, un acuto e versatile intellettuale militante che, con passione civile, si è impegnato nella sua lunghissima carriera, durata quasi sessant’anni, oltre che nell’universo della letteratura, anche in politica e nelle battaglie civili (lotta contro le armi e la guerra atomica).

 

 

 

 

 

 


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