Una coppia in lacrime seduta su un muretto di via Fillak non vuole andar via: “Non ci fanno entrare in casa. Vogliamo recuperare le nostre cose”. Un uomo dei Vigili del Fuoco li prende per mano: “È pericoloso. Potrebbe crollare un’altra parte del ponte proprio qui”. Proprio dove il ponte Morandi di Genova ieri ha risparmiato le abitazioni, adesso invece potrebbe non dare scampo: “Ho seri dubbi che le case sotto il ponte possono essere mantenute”, è il rammarico del sindaco Marco Bucci.
In un attimo i soccorritori transennano tutta la zona: “Spostatevi, spostatevi”, dicono ai tanti sfollati, che solo in quest’area sono oltre cento compresi molti bambini che hanno trascorso la notte in centri di accoglienza o da amici. Una signora piange: “È una scena apocalittica”. Solo qualcuno è riuscito ad entrare nell’appartamento e con la valigia ha portato via un po’ di vestiti e ricordi. Un signore anziano parla al telefono con la moglie: “Ho preso i soldi che erano sul comodino, le scarpe e tue borse. Ho messo tutto nei sacchi”. La paura che venga giù tutto si respira nell’aria, la si vede nel volto di chi piange perché per tanto tempo, non si sa quanto, non avrà più una casa. E sono in tanti, il numero è salito a 632. Il sindaco parla di 311 famiglie. “Perché piangi? Sei viva”, dice un uomo a una ragazza: “Per la casa si vedrà. Queste sono sciocchezze. I morti non torneranno. Noi siamo qui”.
I corpi senza vita sono stati portati negli ospedali di Genova. Il numero delle vittime è salito a 39 in questo drammatico Ferragosto in cui le gru continuano a scavare: “Per estrarre un’auto ci vogliono anche quattro cinque ore”, spiega Federica Bonelli, coordinatrice della Croce Rossa. (da La Stampa)
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