LATINA – Latina piange il suo ‘Vincenzino’ D’Amico, diventato grande a Roma con la maglia della Lazio ma nato e cresciuto nella città pontina, quella che oggi si è riversata alla camera ardente presso il Museo Cambellotti per porgergli l’ultimo saluto.
Parenti, amici, conoscenti e tanti, tantissimi cittadini lo hanno ricordato attraverso anedotti e ricordi, storie della sua vita che hanno reso l’atmosfera un po’ meno triste, come sarebbe piaciuto a lui, sempre scherzoso e con la battuta pronta in ogni contesto, felice o meno che fosse.
C’erano amici d’infanzia, cresciuti con lui tra il settimo e l’ottavo lotto, oggi Nicolosi, calciando quel pallone che ‘Vincenzino’ era il più bravo di tutti a toccare, già allora si vedeva, ancor prima di calcare il prato dell’Olimpico di Roma.
Sciarpe e bandiere biancocelesti, mazzi e corone di fiori adornavano la camera ardente allestita oggi in piazza San Marco, per l’ultimo saluto della sua gente prima del funerale domattina a Santa Maria Goretti.
“Perchè non intitolargli lo stadio?” chiedeva qualcuno, e lo ha domandato anche al sindaco, arrivato per porgere l’ultimo saluto “ad un cittadino che ha portato Latina in alto, l’orgoglio di questa città”. Perchè a volere bene a Vincenzo D’Amico non era solo il popolo laziale, quello che lo ha adottato e di cui ne era diventato una bandiera, ma anche quello pontino, quello che l’ha visto nascere, crescere e che oggi lo ha salutato per l’ultima volta.
Ciao, ‘Vincenzino’. Latina non ti dimenticherà!
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