Quando incontri Sergio Mancini la cordialità è al primo posto. Bene così, possiamo andare avanti nel discorso e parlare della sua Norma, di pregi e difetti di un posto che non tutti conoscono, a cominciare dall’interessante sito archeologico denominato Antica Norba, roba da restare estasiati. Quando la discussione scivola inevitabilmente sul basket, Sergio si rasserena, ha appeso le scarpe al classico chiodo da svariati anni ma gli piace divagare sui cesti. Aveva appena 14 anni quando varcò la soglia della piccola palestra dell’istituto tecnico Vittorio Veneto di Latina insieme ai suoi compaesani di Latina Scalo Soffiati, Gessini e Visco. Un quartetto che giornalmente prendeva l’autobus per raggiungere le vecchie autolinee ed allenarsi senza saltare una seduta. Il primo campionato si svolse nella categoria Allievi con vittoria a Sora per l’Ab Latina 45-44, un trionfo tra mille inside e un tifo alle stelle sul campo all’aperto dello stadio Sferracavallo. Sergio Mancini- nel 1974 – arriva ad indossare la maglia della blasonata Scavolini Pesaro, fu visionato in un provino estivo da Jim Mc Gregor – il rosso malpelo della pallacanestro mondiale – l’uomo che ha allenato varie squadre nazionali in tutto il pianeta. “Io comprare tutta Latina”, disse il coach dopo aver visto un paio di canestri da nove metri di “Cammellone” Mancini. Da Pesaro tornò nel capoluogo pontino per giovare nella Pallacanestro Latina di Pino D’Alessandro in serie D. Famosa una battuta del presidente del Coni che durante una trasferta a Siena, gli intimò di non leggere più il Corriere della Sera, un giornale per lui troppo rivolto a sinistra. Era il periodo della direzione, in via Solferino a Milano, del grande giornalista Piero Ottone. Sergio ha sempre giocato nel ruolo deteminante di ala con la giusta mobilità, pronto a diventare un rifinitore facendo leva su un tiro preciso dagli angoli. Divenuto anni fa sindaco di Norma, ha ricoperto la massima carica per due mandati. Un po’ politico, un po’ filosofo – visti i suoi studi universitari – adesso è tra i sostenitori della lega di Salvini ma, lo credo fermanente, il suo cuore batte forte sempre a sinistra. Aveva ragione Pino D’Alessandro?
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