“Il viaggio che abbiamo affrontato è un viaggio che nessuno vorrebbe fare. Io l’ho affrontato con ironia, con uno sguardo dissacrante, con una incontrollabile voglia di vivere. La mia storia troppo lunga da raccontare con le banalità del quotidiano, le amicizie perse e quelle trovate e le paure. Ho sconfitto il cancro senza rinunciare a essere sempre in ogni momento me stessa”. E’ questo il messaggio forte che Anna Maria De Cave, coordinatrice nazionale della Dragon Boat Lilt Latina, lascia sotto la sua bellissima foto di questa mostra insolita e coraggiosa in cui dodici donne operate al seno e un fotografo bravissimo hanno messo insieme per lanciare un messaggio di speranza a chi è malato e anche a chi non lo è.
Il “viaggio” di Anna Maria de Cave è comune purtroppo a molte donne. Ma con delle differenze. Lei anni fa, come fisioterapista aveva preso a cuore la riabilitazione delle donne operate al seno, ma ironia della sorte, anche lei ha dovuto affrontare lo stesso problema delle sue pazienti. Persona attivissima e motivante, coordina un gruppo di donne che la seguono ovunque, sia che si tratti di un convegno della Lilt, sia che si tratti di pagaiare.
Era il 2010 ed era febbraio, quando la dr.ssa De Cave, insieme a un team di professionisti volontari della Lilt, Lega Italiana lotta ai tumori, iniziò questa attività sportiva nel Circolo dei canottieri di Sabaudia. Acquistarono allora, grazie anche a dei finanziamenti regionali e provinciali, un Dragon Boat, o barca drago, che altro non è che una lunga canoa di 20 posti dove si pagaia seduti su assi di legno. Il Dragon Boat è in grado di conciliare la riabilitazione fisica, in quanto facilita il drenaggio linfatico per le donne operate di tumore al seno, con il reinserimento sociale. Impegno, aria aperta, misto a questa attività ludica, infatti, consentono alle donne di superare il trauma dell’operazione al seno.
Hanno girato in lungo e in largo l’Italia le “dragoniste” di casa nostra e hanno vinto parecchi premi. Una forza davvero incredibile. Non si fermano mai davanti a niente. Sanno mettersi in gioco con eleganza e ricercatezza. Sia se c’è da sfilare per raccogliere fondi per l’Associazione, sia di farsi fotografare da un fotografo professionista che vuole mettere in evidenza i loro seni sotto giochi di veli di plastica che coprono e non coprono quelle parti del corpo toccate dal chirurgo. Tutto serve a raccogliere soldi per poter combattere il cancro al seno. Ecco dunque che dall’idea del giovane fotografo Matteo Del Vecchio è venuto fuori un capolavoro. Un capolavoro di foto e di messaggi di speranza che queste donne hanno voluto dare alle altre donne. Le foto sono dodici e ritraggono sotto i loro dolci sguardi, le loro storie. “La fotografia, dice Matteo Del Vecchio, permette di fermare il tempo. Una fotografia può diventare uno specchio in cui rifletto in silenzio. Non vi è giudizio in questo lavoro, ma una condivisione intima per riuscire ad accettare le nostre ombre, trasformandole attraverso l’amore, attraverso la verità.
Grazie a loro. Grazie al loro mettersi a nudo per farsi portavoce di un messaggio di forza, di amore per la vita, per il prossimo e per chi non c’è più”.
Una mostra che emoziona quella di Factory. Entrare in questa sala dai colori soffusi e vedere queste foto, ti fa apprezzare la forza e il coraggio di chi nella vita combatte sul serio.

Trapelano da quel gioco di plastiche, i loro seni nudi e gli sguardi dolci e sereni. Ognuna vi ha messo la propria firma e un messaggio di speranza e di forza. Come quello di Nunzia:
“ Prendetevi cura di voi stesse. Non dimenticatevene”, scrive.
“Guardami negli occhi. Sono una donna che sogna ancora”, dice Francesca.
Una giovane Tiziana, che dimostra quanto il cancro non rispetti più neanche l’età, scrive: “Il tempo ha trasformato questo episodio di vita in fonte di nuove opportunità ed esperienze”.
Stefania: “ Sono passati 5 anni e oggi sono qui emozionata, ancora con le lacrime agli occhi, lacrime di gioia”.
E ancora: “L’impatto con il nuovo aspetto del mio corpo è stato terribile. Ad oggi ancora non mi sono abituata al vuoto che c’è nel mio corpo.
Forse la mia vita era troppo frenetica, forse era giunto il momento di fermarmi e vedere il mondo con occhi nuovi, di apprezzare il bello in ogni momento”, confessa una sempre dinamica Maria Felicia Mautone.
Il bello è la loro forza. Il bello è questa mostra. Il bello sono i loro sguardi pieni di amore per gli altri.
Chi si fosse persa questa straordinaria rassegna, che andrebbe fatta girare in tutti i comuni, proprio per l’alto messaggio di speranza che porta in sé, la potrà ammirare domani mattina nella palazzina direzionale dell’ospedale.
Domani infatti si concluderà l’ottobre rosa, mese impegnativo per chi si occupa di prevenzione del cancro al seno. Un mese questo, in cui i volontari della Lilt e della Breast Unit, sono andati avanti e indietro per la provincia per coinvolgere più persone possibili alla prevenzione di questa mortale malattia. Per avvicinarli alle cure iniziali e agli screening che servono. Lo hanno fatto tutti con professionalità e amore, senza avere nulla in cambio, se non la soddisfazione di salvare più vite possibili.


News-24.it è una testata giornalistica indipendente che non riceve alcun finanziamento pubblico. Se ti piace il nostro lavoro e vuoi aiutarci nella nostra missione puoi offrici un caffè facendo una donazione, te ne saremo estremamente grati.



Articolo precedenteValerio, l’eroe speciale di Latina vittima dell’odio sui social, la denuncia e ora le indagini per individuare gli imbecilli
Articolo successivoColpito il patrimonio illecito dei Clan Di Silvio- Spada. Confiscate ville, terreni e auto di lusso
Giornalista, scrittrice e blogger, con parecchi anni di giornalismo alle spalle. Ho iniziato a Latina Oggi, giornale appena nato e poi al Messaggero. Quindi a Roma per più di 20 anni, negli uffici stampa dei Ministri dell'Economia e Finanze e dell'Istruzione, Università e Ricerca. Qui ho diretto la redazione scientifica di Researchitaly, portale della Ricerca Internazionale. Un'esperienza unica quella di Roma, che mi ha portato a vincere importanti premi di giornalismo, come cronista, come miglior addetto stampa nella Pubblica Amministrazione e come scrittrice. L' ultimo è il premio Camilla. Mi occupo di Pari opportunità praticamente da sempre. Ho scritto libri e realizzato interviste a donne e uomini importanti. Fiera di averne fatte tre alla professoressa Rita Levi Montalcini ( compresa l'ultima concessami prima di morire), e poi a Margherita Hack, Umberto Veronesi e tanti altri, scienziati, politici, ministri, etc. Ora eccomi qui, a occuparmi di nuovo della mia città.