La rete televisiva Rai Storia ha dedicato un servizio a Mario Buda, l’anarchico considerato l’inventore dell’autobomba, confinato a Ponza durante il periodo fascista. La cosa mi ha interessato, trattandosi un personaggio – sicuramente da condannare – che non conoscevo.
Buda, nato nel 1884 a Savignano in Romagna, si trasferì nel 1907 negli Stati Uniti, dove svolse diversi mestieri; conobbe Sacco e Vanzetti ed entrò ben presto a frequentare ambienti anarchici. Il 16 settembre del 1920, Buda percorreva Wall Street con il suo carretto trainato da un cavallo e si fermò davanti la Borsa Valori. Un comando a distanza provocò la deflagrazione del materiale esplosivo: morirono 33 persone, 200 rimasero ferite.
Buda fu incolpato del vile attentato ma riuscì a fuggire in Messico, poi tornò in Italia. Nel 1927 fu arrestato per attività sovversiva nei confronti del fascismo e assegnato al confino a Lipari.
Un giornalista americano, Edward Holton James, arrivò in Italia per saperne di più sulla vita di Sacco e Vanzetti, convinto della loro innocenza. Si recò a Lipari per ascoltare Mario Buda, godendo del permesso di Benito Mussolini, interessato alla vicenda. Poi il reporter statunitense incontrò nuovamente Buda a Ponza, in compagnia di Dante Sacco. L’anarchico romagnolo non seppe dire molto, era forse reticente. Nel periodo del confino Buda scrisse una lettera a Mussolini, spiegando che non esisteva motivo di trattenerlo a Ponza.
Lasciò l’isola nel 1932 per trasferirsi nella natìa Savignano. Lì diventò subito informatore della locale sezione dell’OVRA – la polizia segreta fascista – e sembra che anche a Ponza abbia collaborato con il regime dominante in quel periodo.
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