Osa sapere. Contro la paura e l’ignoranza

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La prima difesa della democrazia è la difesa dell’intelligenza.        Ivano Dionigi

In questo originale volume Osa sapere. Contro la paura e l’ignoranza (Editore Solferino) il professore emerito, già Rettore Magnifico della prestigiosa Università “Alma Mater” di Bologna, Ivano Dionigi, di fronte al nostro mondo eccentrico, caratterizzato dalla rivoluzione sociale dell’immigrazione, dal tramonto definitivo dell’eurocentrismo e dalla rivoluzione tecnologica, invita ad attrezzarci culturalmente per capire meglio il futuro-presente carico di complessità e di incognite.

Secondo l’autorevole docente universitario, in questa epoca di paradossi e di ossimori abbiamo bisogno di intelligere, di capire la relazione delle cose, di interrogare, di porci delle domande e degli interrogativi, di invenire, di scoprire, di confrontare e coniugare la lezione dei classici, dei maestri del passato con le domande dei viventi, degli allievi e dei nostri figli.                                                                                                               Nell’attuale rivoluzione sociale dell’immigrazione occorre tener ben presente le nuove dimensioni geografiche e demografiche del mondo contemporaneo soprattutto occidentale, destinato al tramonto. Per la nostra sopravvivenza è necessario affrontare il problema della lingua, che identifica persone, popoli e nazioni, senza cedere al miraggio e all’ossessione di avere una sola ed unica lingua dominatrice sovranazionale.

Condizione necessaria del nostro tempo è il principio espresso da George Steiner «comprendere è tradurre», in quanto la traduzione è un paradigma non solo tecnico ed ermeneutico ma anche etico e sociale. Esempio storico di questo principio è la storia di Roma che fu un inarrestabile processo di inclusione fin dai tempi di Romolo che offrì asilo alle popolazioni vicine. Infatti i Romani seppero assimilare la cultura dei Greci, la religione  dei popoli vinti poiché erano inclini ad assorbire tutto ciò che era straniero.

L’autore nell’esaminare la nostra epoca, nella quale a fronte del maximum dei mezzi di comunicazione si può sperimentare il minimum di comprensione, si sofferma sul problema dell’importanza della filologia, come cura e amore per la parola, e delle parole che non solo interpretano ma cambiano la realtà. Infatti oggi molte parole (dignità, politica, rifugiato, popolo, straniero, flessibilità, economia sommersa, patria ecc.) vengono usate dai padroni del linguaggio, dai “bravi” comunicatori e demagoghi, in maniera ingannevole e fuorviante, mandando in esilio i cittadini della parola.

Oggi, dopo la rivoluzione scientifica del Seicento, quella dei Lumi di fine Settecento e quella positivistica dell’Ottocento, ci troviamo di fronte alla rivoluzione tecnologica che ha determinato una vera frattura tra il sapere umanistico e il sapere tecnico-scientifico. La tecnologia, nata come alleata delle scienza, non è più strumento dell’uomo perché, come protesi, ha trasformato l’uomo; pertanto, per il vertiginoso progresso scientifico e tecnologico, che avanza in modo irreversibile e ineluttabile, e per lo strapotere della tecnocrazia, si sta passando dall’umano al transumano, al postumano.

Il sapere tecnologico ha raggiunto un potere enorme che ha bisogno della politica per poter salvare la vita degli uomini e le città. Il potere deve essere coniugato con il sapere e l’intellettuale può impegnarsi con coerenza per la res publica e/o può ritirarsi nella solitudine dell’otium e della riflessione isolata dalla civitas.

L’autore, nel mettere in risalto con lucidità e acume che viviamo in un’epoca caratterizzata dalla signoria/dittatura del presente, dove la dimensione dello spazio viene esaltata a scapito di quella del tempo, deprivandoci della conoscenza storica, sostiene la necessità che si affermi un nuovo umanesimo che unisca saperi scientifico-tecnologici e saperi umanistici, un umanesimo che sappia, con una visione d’insieme e un “pensiero lungo”, interrogarsi e dubitare in quanto l’uomo vive tra la sua finitudine e l’utopia.

Negli ultimi due capitoli l’autore rivolge alcune riflessioni sull’Università e sulla Scuola. La prima è una istituzione scientifica e formativa che con i suoi fondamentali codici (extraterritorialità, internazionalità, autonomia, comunità, scienza) ha il compito di  salvaguardare la tradizione e di traducere il novum, di interpretare il cambiamento dei linguaggi e l’avvento deciso dei nuovi paradigmi e degli scenari inediti. L’Università, con la sua attività di ricerca, è il luogo privilegiato della parola, del dialogo, del confronto, del dibattito delle idee e della critica e autocritica di tutte le forme di pensiero dominanti.

La Scuola, come esperienza indimenticabile per ogni essere umano, è l’istituzione a cui spetta oggi il compito di formare cittadini digitali, consapevoli di dover acquisire una formazione completa e integrale.

Osa sapere. Contro la paura e l’ignoranza è un saggio rigoroso nel quale è possibile  trovare, nelle 89 pagine, continui spunti per riflettere sul nostro presente. Un libro utile per studenti, insegnanti e per ogni persona curiosa, desiderosa di comprendere ciò che caratterizza il complesso mondo contemporaneo.

 

 

 

 


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