Perfect Days, un inno dal tratto epicureo alla libertà, all’atarassia e all’amore della natura

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Titolo: Perfect Days

Genere: dramma

Durata: 2 ore

Regia: Wim Wenders

Sceneggiatura: Wim Wenders, Takuam Takasaki

Musiche: Patrick Watson

Produzione Paese: Giappone, Germania, 2023

Cast: Kōji Yakusho, Tokio Emoto, Arisa Nakano, Aoi Yamada, Yumi Asō, Sayuri Ishikawa, Tomokazu Miura, Min Tanaka, […]

Hirayama (Kōji Yakusho) è un uomo che conduce una vita semplice e perfettamente organizzata: ogni giorno, alla stessa ora, si alza, piega il futon dove ha dormito e lo ripone in un angolo della stanza, si lava i denti e si reca al lavoro con il furgone della ditta The Tokio Toilet, da cui dipende come addetto alla pulizia quotidiana dei bagni pubblici. Un lavoro modesto che esercita, dandogli e dandosi dignità, con accurata dedizione e con massimo scrupolo dettati da una pratica perfetta e intransigente. Intanto, nei momenti in cui lo può fare si dà allo svago e alla ricerca della bellezza esteriore, e cioè di sera prima di addormentarsi si dedica alla lettura di libri, o di mattina durante il tragitto per recarsi al lavoro ascolta musica degli anni settanta inserendo le musicassette nell’autoradio, tra cui quella di Lou Red Just a perfect day (1972), o durante la pausa pranzo ammira le chiome degli alberi e le fotografa, oppure osserva il solito barbone che imitando gli alberi al parco si confonde con essi. In ogni situazione il suo sorriso appena accennato esprime il suo assenso di netto gradimento. Hirayama, infatti, guarda in alto, verso il cielo, dove si spingono gli alberi e sorride di quel che la vita gli dà, attimo dopo attimo, perché adesso è adesso mentre un’altra volta è un’altra volta. Tutto ciò lo rende soddisfatto e felicemente distaccato dalla frenesia della società moderna che non lo sfiora per niente. Bizzaria o normalità? È bizzaria o normalità la sua imperturbabilità? È bizzaria o normalità quella di manifestare con un sorriso accennato la bellezza nella semplicità?  È bizzaria o normalità il mondo in cui vive ben diverso e lontano dal mondo dove vegeta la maggior parte della gente, compresa la famiglia da cui proviene? È bizzaria o normalità quella di giocare con uno conosciuto a calpestare le ombre, o quella di vedere cosa avviene se due ombre si sovrappongono? In casa ha un nutrita biblioteca che accresce continuamente di nuovi libri: dopo aver smesso di leggere Le palme selvagge (1939) di William Faulkner, compra il libro Gli alberi per il quale la libraia gli confida che l’autrice Aya Koda usa le nostre parole ma lo fa in modo differente e la cui lettura rafforza la sua concezione di vedere negli alberi un’ancora di salvezza, e poi ancora acquista Urla d’amore (1968) di Patricia Highsmith, che regala alla nipote ancora ingenua che ne rimane attratta.

Hirayama parla poco ma osserva molto, sa ascoltare, fa quel che ama e che lo affascina, e mostra verso gli altri sincera gratitudine che indubbiamente gli viene ricambiata. In sostanza fa tutto ciò che gli comporta il conseguimento della serenità rifuggendo non solo da qualunque situazione che gli stravolga il suo stato di benessere, ma anche da un passato remoto non desiderabile che ha cancellato dal suo animo per sempre.

Dal comportamento di Hirayama emerge un epicureo per la manifesta conformità al suo attaccamento alla natura, alla sua organizzata autosufficienza che gli consente di godere di ampia libertà, all’accontentarsi di quel poco che gli basta, alla saggezza che mostra nell’essere altruista, all’affidarsi anche ai sogni che gli concedono l’appagamento e l’armonia necessari per ottenere uno stato estatico di atarassia e aponia. Un bel indispensabile messaggio, oggi più che mai, è questo Perfect Days in cui Wenders, maestro settantottene del cinema innovativo, dimostra di avere raggiunto l’apice del suo stile narrativo. In esso esprime una mentalità umanamente scientifica, mostrando di non seguire le regole consuete della narrazione filmica che ha cambiato diverse volte, e che lo hanno portato e lo portano continuamente a sperimentare partendo da Paris,Texas (1984), attraverso Il cielo sopra Berlino,  (1987), fino ad arrivare a Perfect Days, in cui estrinseca una narrazione altamente poetica che perfeziona il suo stile unico e inimitabile molto più vicino all’animo umano. Gioca in modo originale con l’immagine per descrivere ogni particolare stato d’animo oppure per approfondire il senso di una situazione dandone continuamente un significato profondo. Nel contempo, cerca di dire che viviamo in una società che ha preso un verso sbagliato, dove rispetto, libertà, fratellanza e dignità hanno lasciato il verso intrinsecamente umano. Fa vivere e convivere ogni scena raggiungendo la massima efficacia senza esplicitare palesemente il senso che si evince da sé. Grazie a tutto questo, in sintesi, Perfect Days fa cogliere  spontaneamente quei valori umani già diventati quasi sconosciuti perché oggi, come sosteneva Epicuro circa ventitré secoli fa, «L’uomo, o mio caro, è un paradosso. Un essere assai bizzarro. Ride quando c’è da piangere, piange quando dovrebbe ridere; vive senza assennatezza e muore senza voglia».

Perfect Days al Festival del Cinema di Cannes 2023, in concorso per la Palma d’oro, ha ottenuto il Premio Migliore attore a Kōji Yakusho, e  al TFF-Toronto Film Festival 2023 è stato presentato nella sezione Centrepiece. Adesso è candidato al Premio Oscar 2024 per il Miglior film in lingua straniera.

Filmografia

Estate in città (1970), La paura del portiere prima del calcio di rigore (1972), La lettera scarlatta (1973), Alice nelle città (1973), Falso movimento (1975), Nel corso del tempo (1976), L’amico americano (1977), Hammett – Indagine a Chinatown (1982) Lo stato delle cose (1982), Paris, Texas (1894), Il cielo sopra Berlino (1987), Fino alla fine del mondo (1991), Così lontano così vicino (1993), Lisbon Story (1994), Crimini invisibili (1997), The Million Dollar Htel (2000), La terra dell’abbondanza (2004), Non bussare alla mia porta (2005), Palermo Shooting (2008), Ritorno alla vita (2015), I bei giorni di Aranjuez (20169; Submergence (2017).

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).