RICORDO DI A.MORO
“Ei fu.Siccome immobile,/dato il mortal sospiro,/stette la spoglia immemore/orba di tanto spiro,/così percossa attonita /la terra[l’Italia] al nunzio sta,/muta pensando all’ultima /ora dell’uom fatale…”(A.Manzoni,Il Cinque Maggio)
Dopo tanti anni vorrei che la maledizione vigesse perpetua su/per quegli sciagurati che mai fur vivi (Brigate Rosse e correi diretti o indiretti). Come ricordo nel mio libro-romanzo, quando frequentavo Lettere (Sapienza),negli intervalli tra una lezione e l’altra andavo nell’attigua facoltà di Giurisprudenza a seguire-ascoltare alcune sue lezioni: da sprovveduto e ignorante in materia ne ero comunque affascinato. Mi capitava ogni tanto di incontrarlo a Cavalese (TN),in estate, con mio padre: Moro,di consuetudine, scendeva a valle,come si dice, da un paesino distante qualche chilometro (Bellamonte) dove era in vacanza. Mio padre lo conosceva,si fermava a salutarlo, era una persona amabile, mi chiese se mi piaceva il cinema, confermai; mi esortò a vedere “Sacco e Vanzetti” (in programmazione al cinema del paese), un film “utile” come lo è senz’altro,aggiunse,il cinema. Cominciai a realizzare che quel politico,lui sì, era veramente un uomo. (gimaul)


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