«Similia similibus solvuntur!», un precetto chimico confacente alla genesi delle masse della situazione socio-politica attuale

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«Like dissolves like», cioè «il simile discioglie il simile», è una regola generale in chimica che concerne la capacità dei solventi polari (es. acqua) o di quelli non polari (es. olio) di dissolvere rispettivamente soluti polari (es. zucchero) o soluti non polari (es. naftalene). Essa, tuttavia, potrebbe anche essere una metafora del vario comportamento umano che determina la formazione delle masse o delle greggi di esseri umani, in ognuna delle quali si evidenzia uniformità di opinioni, di confessione e di pensiero, e di somiglianza. Ne costituiscono un esempio storico italico la massa dei guelfi pro-papa e quella dei ghibellini pro-imperatore, che oggi si manifesta con le masse che aderiscono alle diverse organizzazioni politiche. In altre parole tutti i componenti della massa (o del gregge) di ogni organizzazione manifestano un pensiero unico, e ognuno di essi è simile a qualunque altro essere di quella massa perdendo l’identità. Infatti, per comprendere meglio il concetto si può ritornare nel campo della chimica facendo questo esempio:  se all’acqua dolce si aggiunge del sale, questo vi si scioglie e l’acqua diventa salata; sia l’acqua che il sale perdono la loro identità e ogni goccia avrà le stesse caratteristiche di ogni altra goccia della soluzione ottenuta. Nell’ambito della massa, infatti, ogni essere diventerà simile ad ogni altro a causa delle incrostazioni, così come è descritto metaforicamente nel dialogo Repubblica da Platone: «Dobbiamo adesso dedicare l’attenzione alla presente condizione dell’anima, che vediamo incrostata da mali innumerevoli, come Poseidone, il dio del mare, la cui forma originale può a malapena essere identificata, in quanto le parti originali del suo corpo sono state rotte o corrose, o completamente alterate dalle onde. Si sono poi aggiunte incrostazioni, erbe , pietre e conchiglie per cui ora Poseidone assomiglia a qualunque altro essere e non più a se stesso». La cagione che determina la costituzione della massa, tuttavia, si può desumere dal saggio Massa e potere di Elias Canetti, secondo cui «Solo nella massa l’uomo può essere liberato dal timore d’essere toccato», ma al tempo stesso egli va dove vanno tutti acriticamente, così com’è descritto efficacemente da Seneca (I sec. d. C.) nel De vita beataGallione, fratello mio, tutti aspiriamo alla felicità, […] dobbiamo avere innanzitutto ben chiaro quel che vogliamo, dopodiché cercheremo la via per arrivarci, […] È certo che, sino a quando vagheremo a caso, non seguendo una guida ma ascoltando lo strepito delle voci discordi che ci spingono in direzioni diverse, la nostra vita, già breve di per sé, si consumerà in questo andare errabondo, anche se c’impegniamo giorno e notte, animati dalle migliori intenzioni. […] Non c’è dunque nulla di peggio che seguire, come fanno le pecore, il gregge di coloro che ci precedono, perché essi ci portano non dove dobbiamo arrivare, ma dove vanno tutti. Questa è la prima cosa da evitare».

Se è così e così è, allora, ogni essere umano, cittadino di uno Stato, potrebbe ritenersi appagato, nel conformarsi, pari al comportamento delle pecore di un gregge, alla massa se ne seguisse pedissequamente gli usi oppure osservasse superficialmente i dettati propinati dal leader di turno che guida quella massa? Certamente no! Questa è la prima cosa che ogni essere umano dovrebbe evitare, ma per evitarla bisognerebbe che fosse educato all’autonomia di giudizio, a indagare profondamente e scientificamente sulle varie situazioni che gli si presentano al di là delle proprie ideologie politiche e/o confessioni religiose, avendo come strumento un’ampia cultura acquisita soprattutto attraverso la scuola e l’esperienza. Ciò gli consentirebbe di non temere di essere toccato, di non sottoporsi a incrostazioni e di poter stare al di fuori della massa e vederne i dettagli, come fa un fotografo quando deve scattare una fotografia ad un gruppo di persone.

Gli esseri umani nel corso del tempo hanno creato delle profonde differenze di fatto tra loro che invece dal punto di vista congenito non esistono. Può esserci la differenza del colore della pelle, della lingua, dei caratteri manifesti, dell’inflessione dialettale, della fisionomia, ecc., che  naturalmente dipende dal territorio in cui ogni essere umano nasce, cresce e vive. Ad essa si aggiungono le altre differenze, quali la concezione politica, la religione, gli usi e i costumi, che sono state create dagli esseri umani per non essere toccati e sentirsi protetti, determinando così sia una degenerazione del rapporto tra masse diverse sia una corruzione dei loro sentimenti, che si riverberano in modo disastroso sulle rispettive condizioni. In altre parole, in ogni massa si avvia un degrado culturale che determina un percorso a senso unico in cui si manifestano lo scadimento dei valori, la mescolanza camaleontica del sacro con il profano, la turpitudine e quindi l’imbruttimento morale, che pervadono uniformemente l’intera collettività massale confermando antropologicamente così l’assunto alchemico: similia similibus solvuntur. In tal modo vengono a costituirsi masse diversamente polarizzate da cui, naturalmente entrando in competizione, ne deriva uno scontro deleterio e sterile. Condividendo la concezione aristotelica secondo cui c’è coincidenza tra bellezza e verità ne deriva che in una massa dove prevale la bruttezza non può esserci verità. E senza il riconoscimento della verità ogni essere umano di un’altra massa potrebbe sentirsi vilipeso nella sua dignità, e vedrebbe negli altri dei nemici, e quindi si comporterebbe, come scrisse il commediografo latino Plauto (III – II sec. a. C.)  nella commedia Asinara (La commedia degli asini), lupus est homo homini, concezione ripresa molto tempo dopo dal filosofo inglese Thomas Hobbes (1588 – 1679), che esprime un sentimento drammatico dell’essere umano che, perdendo la ragione, il logos, si lascia trasportare dall’istinto della sopraffazione. A fortiori questo sentire umano fu espresso anche dal politologo Antonio Gramsci (1891 – 1937) nel quaderno del carcere XXVIII in cui sosteneva, con opportune distinzioni, che: «Homo homini lupusfoemina foeminae lupiorsacerdos sacerdoti lupissimus»,  cioè che «L’omo è un lupo con l’uomo, la donna è ancora più lupo con la donna, il prete è il più lupo di tutti con il prete».

(Nella foto la statua di Seneca a Cordoba, sua città natale)

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).