Anche Latina ha celebrato, con un’affollata partecipazione presso la Fattoria Prato di Coppola, la giornata internazionale dello Yoga. La Breast Unit Aziendale del Santa Maria Goretti, guidata dal prof Fabio Ricci, ha accolto da qualche tempo, il messaggio arrivato dall’America, che considera questa pratica millenaria un toccasana per le donne operate di tumore alla mammella. I benefici psico-fisici sono stati riconosciuti a livello mondiale dalla Society for Integrative Oncology (SIO) e dall’American Society Cancer Oncology (ASCO), che dal 2018 hanno inserito lo Yoga tra le Terapie Integrate in Senologia.
Uno studio condotto dall’MD Cancer Center, nel 2006, ha preso in considerazione 61 donne che si erano sottoposte alla radioterapia per il cancro al seno per sei settimane. La metà di queste donne aveva seguito una lezione di Yoga due volte alla settimana, mentre l’altra metà non lo aveva fatto. Le donne che avevano praticato Yoga hanno riferito di sentirsi più energiche e di provare meno sonnolenza diurna rispetto alle altre.
Altre ricerche hanno dimostrato che lo Yoga può aiutare le pazienti con carcinoma mammario a ridurre i livelli di stress e di affaticamento e a migliorare il ciclo del sonno e il controllo mente-corpo.

Nel 2020 a causa della pandemia ci sono stati oltre 600mila test mammografici in meno. Si stima che si siano perse pressappoco 2.800 diagnosi di tumore.
Ricerche importanti affermano che solo nel periodo gennaio-febbraio 2021 le nuove diagnosi di tumore al seno hanno subito un calo del 3% rispetto allo stesso periodo del 2020. E’ importante quindi favorire al più presto il pieno ritorno alla considerazione, recuperando un approccio multidisciplinare all’assistenza, alla cura, all’amore e alla bellezza.

In molti si affannano, da anni, a far capire alle donne che è il tempo della vita…la Breast Unit, l’Università di Latina, la Lilt e altri volontari che lottano per la prevenzione e non perdono d’occhio le donne operate al seno offrendo loro sostegno fisico e morale.

L’ASCO lo ha confermato. Lo Yoga può essere utilizzato per controllare le funzioni fisiologiche, come la regolazione della pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, la respirazione ed il metabolismo basale. Lo stress indotto dalla chemioterapia, dalla terapia radiante e dalla chirurgia, può indebolire il sistema immunitario, rendendo più complessa la lotta contro la patologia neoplastica. Le varie forme di Yoga comprendono l’allungamento muscolare ed alcuni esercizi di resistenza uniti alla respirazione profonda ed alla meditazione. Tali esercizi aiutano il corpo a ritrovare il suo fisiologico equilibrio, utilizzando una consapevolezza attiva attraverso l’utilizzo di alcune regole di comportamento

Senza contare che con l’insegnamento dello Yoga alle donne malate di cancro al seno si crea empatia e conoscenza più approfondita della persona.

La Breast Unit di Latina è una delle poche Aziende in Italia ad offrire questo servizio. Circa il 25% delle donne operate nella Breast Unit l’hanno scelta e il 90% si dichiara molto soddisfatto dei risultati ottenuti.
Il gruppo Yoga della BU è coordinato da Giovanna Astuto.

Non è facile per una donna accettare di avere il cancro. Lo Yoga certo non fa miracoli. Può aiutare. Può sostenere. Può sorreggere. E soprattutto, può insegnare a guardare il proprio dolore e a prendersene cura.


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Giornalista, scrittrice e blogger, con parecchi anni di giornalismo alle spalle. Ho iniziato a Latina Oggi, giornale appena nato e poi al Messaggero. Quindi a Roma per più di 20 anni, negli uffici stampa dei Ministri dell'Economia e Finanze e dell'Istruzione, Università e Ricerca. Qui ho diretto la redazione scientifica di Researchitaly, portale della Ricerca Internazionale. Un'esperienza unica quella di Roma, che mi ha portato a vincere importanti premi di giornalismo, come cronista, come miglior addetto stampa nella Pubblica Amministrazione e come scrittrice. L' ultimo è il premio Camilla. Mi occupo di Pari opportunità praticamente da sempre. Ho scritto libri e realizzato interviste a donne e uomini importanti. Fiera di averne fatte tre alla professoressa Rita Levi Montalcini ( compresa l'ultima concessami prima di morire), e poi a Margherita Hack, Umberto Veronesi e tanti altri, scienziati, politici, ministri, etc. Ora eccomi qui, a occuparmi di nuovo della mia città.