Gian Lorenzo Bernini: Il Colonnato di San Pietro

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Le braccia aperte della Chiesa (1656-1667)                         La chiesa di S. Pietro, quasi matrice di tutte le altre doveva haver’ un portico che per l’appunto dimostrasse di ricever a braccia aperte maternamente i Cattolici per confermarli nella credenza, gl’Heretici per riunirli alla Chiesa, e gl’’Infedeli per illuminarli alla vera fede”.                                                          Gian Lorenzo Bernini

         La personalità artistica di Gian Lorenzo Bernini fu caratterizzata da un’eccellente versatilità e da una spiccata poliedricità di mezzi espressivi. Le sue invenzioni si estesero con estrema libertà dalla scultura all’architettura e alla scenografia. Fu nello stesso tempo scultore e architetto; non separò mai un’attività dall’altra ed ebbe dell’arte un concetto assolutamente unitario. Questo virtuosismo universale, chiamato con un termine tedesco Gesamtkunstwerk, opera d’arte totale, fu definito dallo storico d’arte Filippo Baldinucci bel composto.             

Bernini, dopo aver impiegato molti anni a completare, decorare e arricchire l’interno della basilica di San Pietro, nel 1656 fu incaricato dal papa Alessandro VII a realizzare una grande piazza per accogliere i numerosi fedeli e pellegrini per la periodica benedizione papale Urbi et Orbi (alla città e al mondo).               Il gigantesco Colonnato di San Pietro, madre di tutte le chiese cristiane, con la sua forma proponeva di accogliere tutti i popoli della terra nel grande abbraccio ecumenico della religione cattolica.

Piazza San Pietro, che doveva esprimere visibilmente l’universalità della Chiesa, è tra le opere più famose dell’artista e costituisce la più grandiosa impresa della Roma barocca. Il complesso, oltre che una sistemazione urbanistica, era la determinazione di un luogo deputato alla devozione del popolo cristiano.                                                                                                                                La nuova piazza di San Pietro del Bernini doveva soddisfare esigenze di monumentalità, ma nello stesso tempo correggere l’anomalia dell’eccessiva orizzontalità della facciata dell’architetto Maderno e raccordare alla basilica il palazzo papale, da cui il papa impartiva con solennità la benedizione ai pellegrini che giungevano da ogni parte del mondo cristiano.                                                                                                                             Nella realizzazione dell’opera Bernini dovette prendere in considerazione il rapporto con la cupola di Michelangelo e con la nuova facciata della basilica costruita (1607-1612) da Maderno, fortemente estesa in larghezza, e la presenza nella piazza di un obelisco antico proveniente dal circo di Nerone. La pianta ovale e i porticati di ordine dorico, che chiudono la piazza entro due grandiosi emicicli, non riflettono solo una nuova concezione dello spazio, ma danno contemporaneamente soluzione ai diversi problemi che Bernini dovette affrontare.                                                                                                                                    La zona antistante la basilica, che in antico conteneva il quadriportico per i catecumeni, fu progettata come un suggestivo spazio ellittico, circondato da un Colonnato a quattro file.           La forma ellittica della piazza suggerita dal grande pontefice mecenate, Alessandro VII, come metafora dell’ecumene cattolico, e prediletta da Bernini per la mobilità percettiva, con i suoi due fuochi e la successione delle colonne che mutano continuamente prospettiva per chi si muove nella piazza, produceva un effetto di espansione che sembrava dilatare lo spazio.                                                                                                                                Gian Lorenzo Bernini con il Colonnato fornì la soluzione al problema dello spazio esterno alla Basilica svolgendo, nella forma aperta dei due bracci di Colonnato a tenaglia, la simbologia delle braccia aperte della Chiesa protese ad accogliere i fedeli e la concezione dinamica e scenografica dello spazio barocco.                                                                                                           La principale preoccupazione di Bernini fu quella di rispettare la cupola che, vista da vicino, risultava in parte nascosta e così decise di allontanare la piazza dalla facciata, in modo da consentire la visione della cupola per intero. Creò una piazza intermedia, la cui forma trapezoidale risolveva anche il problema dell’ingombro del palazzo apostolico sul lato nord. L’artista risolse in maniera geniale, con semplicità, il problema della visibilità e il ruolo dominante della cupola e creò un “racconto” urbanistico e simbolico, tra l’edificio e l’intera città.                                                                                                La forma ellittica era circoscritta da portici colonnati rispondendo così a due esigenze: creare una spazio fortemente simbolico in cui accogliere i fedeli in una comunione ecumenica e realizzare dei passaggi coperti per le processioni, per le cerimonie solenni e per proteggere i fedeli dal sole e dalle intemperie. Alle novantasei statue dei santi e martiri poste sopra la trabeazione e libere contro lo sfondo del cielo, era affidato il compito di visualizzare la gloria della Chiesa trionfante.

I due bracci dell’emiciclo terminano da un lato come la facciata di un tempio classico, con un frontone triangolare liscio sorretto da quattro colonne e dall’altro si collegano a due colonnati chiusi che inquadrano prospetticamente la facciata, per ridurne visivamente le enormi dimensioni e indirizzare lo sguardo dello spettatore verso la Basilica.                                                                                                                                                                L’unica parte che non fu realizzata, secondo il progetto originario ideato da Bernini, è quella di un terzo braccio più ridotto che avrebbe dovuto chiudere la piazza lasciando liberi solo due piccoli accessi laterali. In seguito fu deciso di arretrarne la struttura, per creare una specie di entrata trionfale, ma il progetto fu definitivamente abbandonato, poiché impediva un’adeguata visione della grande cupola.

Nel 1937 negli anni del fascismo, con l’apertura e lo sfondamento di Via della Conciliazione, che cancellarono in parte il vecchio quartiere, (l’antico borgo che circondava San Pietro), la basilica con questa nuova via retta si congiunse con il Tevere, ma distrusse l’effetto di sorpresa che l’accesso alla piazza, dalle strette stradine circostanti, provocava.                                                                                                Nel complesso il risultato dell’opera dl Bernini è quell’immagine di solennità ed eleganza grandiosa e spettacolare che rende la piazza di San Pietro unica al mondo. Il Colonnato è diventato un punto di riferimento fondamentale per l’architettura moderna.


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