I grillini vogliono le manette per chi evade il fisco. Ipocriti, i primi ad evadere son proprio loro

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Ha vinto la retorica stracciona e manettara dei Cinquestelle: gli evasori vedranno aprirsi le grate della galera. Insieme al taglio dei Parlamentari, questo è il tipico provvedimento inutile e propagandistico buono ad offrire l’immagine (ipocrita) di una politica impietosa con il barista che si dimentica di far lo scontrino.

Non basta citare la splendida massima di Pietro Nenni, per  cui “a fare troppo i puri si trova sempre qualcuno che ti epura”. Qui occorre disvelare la faccia di bronzo, per non dire culo, che gli esponenti di questo Governo ( e non solo) hanno su un argomento scivoloso per le famiglie italiane.

Già, la famiglia. Splendida istituzione piccolo-borghese, caposaldo dell’Italia del boom economico, ora al collasso per via del disfacimento di ogni valore umano e cristiano. Sicuri sicuri che nella nostra, di famiglia, ad esempio non si annidi almeno un evasore? Sia chiaro, non un delinquente grande e grosso, un paperone milionario ma un povero cristo strozzato da tasse e balzelli e che evadicchia un poco per respirare?

Il suocero di Giuseppe Conte, già avvocato di Volturara Appula, (proprietario dell’Hotel Plaza, lo storico albergo in Via del Corso, a Roma, divenuto in quella non mai abbastanza compianta prima repubblica, il buen retiro di Gianni De Michelis) ha trattenuto per sé svariati milioncini di euro –sciocchezzuole!- che avrebbe dovuto versare all’erario.

Che dire, invece, della vicenda un poco più casalinga e pasticciona, molto sudista delle stamberghe abusive del papà di Luigi Di Maio? La foto del titolare degli Esteri immerso nella piscina smontabile di plastica nel giardinetto abusivo rimarrà scolpita nella nostra addolorata memoria.

Che fine ha fatto Dibba? Già, l’agitatore un po’ Che Guevara ed un po’ fascista in ossequio alla fede mussoliniana del babbo, s’era convinto che i suoi reportage sul “Fatto” (sic!) potessero garantirgli un futuro professionale ed economico ed invece perfino il lettore della velina travagliata ha concluso che la penna non è il mezzo adatto al Dibba. Certamente gli dona più il megafono, zaino in spalla e motorino in giro per l’Italia a propagandare qualche minchiata delle sue. Oppure ad aiutare papà Vittorio nella aziendina di famiglia, magari consigliandoli di pagare per bene le tasse.

Poi, c’è lui, la terza carica dello Stato. Er mejo Fico der bigonzo che, essendo napoletano, speriamo si sia dotato di cornetti amuleti e chincaglierie varie giacché lo scranno più alto di Montecitorio non è che porti benissimo. Do you remember Irene Pivetti and Gianfranco Fini, for example?

Fico, abbandonato per sempre l’autobus sul quale aveva convocato cameramen e fotografi, si aggira per Roma con la sua regolarissima e bellissima auto blu e , di tanto in tanto, torna a Napoli. Ci saluti la colf che s’è ormai stabilito venisse pagata in nero, senza cioè tasse e contributi, in ossequio alla migliore tradizione italica.

Insomma, simpatici questi Cinquestelle che amano essere manettari e giustizialisti col deretano degli altri direbbe un noto filosofo, al secolo Stefano Ricucci.

L’ipocrisa, il vero tumore della politica italiana.


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Sono laureato in Scienza della Politica con tesi dal titolo: ”L’eccezionale: Storia istituzionale della V Repubblica francese”. Socialista liberale libertario e radicale. Mi sono sempre occupato di politica e comunicazione politica collaborando a campagne elettorali e referendarie. Ho sempre avuto una passione per il giornalismo d’opinione e in News-24 ho trovato un approdo naturale dove poter esprimere liberamente le mie idee anche se non coincidono sempre con la linea editoriale della testata. Ma questo è il sale della democrazia e il bello della libertà d’opinione.