LATINA – I sindaci di Priverno, Sonnino e Roccasecca chiedono a Medici di ritirare in autotutela alla Think Green, cosa ne pensa il presidente della Provincia? Vuole una nuovo impianto per i rifiuti nel suo Comune?. A via Costa arriva una richiesta ufficiale di revoca immediata in autotutela e/o di annullamento d’ufficio dell’autorizzazione concessa alla Think Green S.r.l. in ordine alla realizzazione di un Impianto di Trattamento e di Recupero di Rifiuti Speciali non Pericolosi, nella zona industriale di Mazzocchio

A sottoscriverla i Sindaci, dei Comuni di Priverno, Sonnino e Roccasecca dei Volsci, ora la palla passa al Presidente Medici che eventualmente dovrà spiegare ai suoi concittadini e ai comitati di Mazzocchio perché su quel territorio già martoriato dai danni prodotti dalla Sep ora si vuole concedere l’autorizzazione ad un nuovo impianto per il trattamento dei rifiuti.

«Abbiamo appreso – si legge nella loro nota stampa – dalla stampa locale che l’intestata Provincia di Latina ha concesso un’autorizzazione alla società Think Green S.r.l. volta alla realizzazione di un Impianto di Trattamento e di Recupero di Rifiuti Speciali non Pericolosi, nella zona industriale di Mazzocchio, a pochi metri di distanza dal luogo in cui sono già ubicati altri due impianti – purtroppo noti e che tanti disagi hanno causato in questi anni –ovvero quelli della Sep e della Sogerit.

Con la presente esprimiamo tutto il nostro disappunto sul piano politico, poiché il timore è che quella zona possa essere trasformata in una grande area di conferimento e trattamento rifiuti, causando altri e nuovi problemi alle popolazioni che risiedono a ridosso degli impianti e nell’intero comprensorio, ovvero, in particolare, nei territori dei Comuni di Priverno, di Sonnino e di Roccasecca dei Volsci. Popolazioni che in questi anni sono state già “vessate” dai danni prodotti da un’industrializzazione selvaggia che ha sottratto alle comunità locali vaste porzioni di terreno fertile da coltivare per costruire impianti industriali e fabbriche, ormai chiusi e fatiscenti, inondando, contemporaneamente, l’aria di immissioni, miasmi e di odori nauseabondi, quali quelli ben noti prodotti dall’impianto della Sep.

Ci saremmo aspettati da parte della Provincia – così come richiesto più volte da tanti anni – una maggiore attenzione verso il nostro territorio – che, come si suol dire, “ha già dato” – ed, invece, la disattenzione è stata totale. In effetti, non solo non si sono considerati i disagi e i danni già prodotti in questi anni dalla Sep, nonché le caratteristiche peculiari del territorio interessato (quali l’intesa presenza di siti storici e monumentali di pregio che richiamano giornalmente turisti, di un fiume da tutelare come il fiume Amaseno, di una filiera agroalimentare di eccellenza, etc.), ma i nostri Comuni non sono stati neppure invitati – o semplicemente notiziati in merito – alla Conferenza dei Servizi che ha deciso di autorizzare il nuovo impianto.

Invero, alla suddetta conferenza è stata invitato il solo Comune di Pontinia, nel cui territorio – è vero – risulta formalmente ubicato l’impianto, ma che, d’altro canto, ricade e insiste di fatto in una zona adiacente alle popolose frazioni di Sonnino Scalo e di Fossanova, ed è molto più vicino al territorio degli scriventi Comuni di quanto non lo sia da centro abitato del Comune di Pontinia, che, come è noto, è situato al di là della via Appia.

Per questo è assolutamente irragionevole e, pertanto, del tutto illegittimo, che gli esponenti Comuni, direttamente interessati rispetto al procedimento amministrativo avviato, in quanto titolari di un precipuo interesse pubblico in ordine allo stesso, non solo non siano stati invitati a partecipare alla predetta conferenza dei servizi, ma non siano nemmeno minimamente consultati in merito alla stessa e non abbiano neppure ricevuto la notifica della determinazione autorizzatoria dell’impianto rilasciata in data 14.2.2020.

Così, una decisione tanto importante e strategica per i nostri territori e le popolazioni ivi residenti è stata assunta a totale insaputa degli scriventi ed in presenza di funzionari della sola Provincia di Latina e dei Vigili del Fuoco, e in assenza di tutti gli altri invitati a partecipare, compreso lo stesso Comune di Pontinia. Pertanto, gli specifici interessi pubblici di cui i nostri enti sono direttamente esponenziali sono rimasti frustrati e non rappresentati in sede di procedimento amministrativo.

Ad una prima sommaria lettura della richiamata Determinazione di autorizzazione e ad una prima analisi della normativa vigente, riteniamo che il procedimento di adozione sia viziato dal fatto che alla Conferenza di Servizi non sono stati invitati a partecipare né i comuni limitrofi, confinati e prossimi al sito oggetto di richiesta per la realizzazione dell’impianto, né il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il quale, invece, avrebbe dovuto partecipare, perché, sebbene il sito non risulti direttamente vincolato, è ubicato nelle immediate vicinanze di altri siti di carattere archeologico e monumentale, primo fra tutti il Borgo di Fossanova.

L’intera procedura adottata dalla Provincia di Latina è stata condotta nel presupposto della mancanza, in capo ai Comuni confinanti, di un interesse diretto, concreto ed attuale, quando invece proprio in relazione all’idoneità dell’impianto a cagionare eventuali danni a tutta la zona adiacente, è facilmente individuabile e deducibile l’interesse delle comunità limitrofe a partecipare fattivamente ad un processo volto all’adozione dell’atto amministrativo.

Proprio per tale specifica ragione la costante giurisprudenza ha riconosciuto ai comuni limitrofi, rispetto a quello direttamente coinvolto dalla realizzazione di un impianto di gestione di rifiuti, la qualità di soggetto interessato, sia al fine della partecipazione alla conferenza di servizi indetta ai sensi dell’art. 208, d.lgs. n. 152/2006, sia ai fini della impugnazione degli atti che autorizzano la realizzazione dell’impianto.

Ma i motivi che ci spingono a ritenere viziato l’operato della Provincia di Latina in relazione all’iter in oggetto, sono in realtà assai numerosi. Tra questi, a titolo meramente esemplificativo, preme segnalare come non sia stata, peraltro, fornita alcuna comunicazione in merito al procedimento svolto alla competente Soprintendenza, così come, invece, prevede il punto 13.3. delle Linee Guida nazionali, dove si stabilisce espressamente che “nei casi in cui l’impianto non ricada in zona sottoposta a tutela ai sensi del d. lgs. 42 del 2004, il proponente effettua una comunicazione alle competenti Soprintendenze per verificare la sussistenza di procedimenti di tutela ovvero di procedure di accertamento della sussistenza di beni archeologici, in itinere alla data di presentazione della istanza di autorizzazione unica. Entro 15 giorni dal ricevimento della comunicazione, le Soprintendenze informano l’amministrazione procedente circa l’eventuale esito positivo di tale verifica al fine di consentire alla stessa amministrazione, nel rispetto dei termini previsti dal punto 14.6, di convocare alla conferenza di servizi le soprintendenze nel caso previsto dal punto 14.9, lett. e”.

La previsione in esame tende a prevenire il rilascio di atti di assenso che coinvolgano beni sui quali siano in corso procedimenti finalizzati alla dichiarazione di interesse culturale o paesaggistico: essa è funzionale ad ampliare l’oggetto della istruttoria in modo da ricomprendervi l’accertamento della eventuale pendenza di procedimenti finalizzati alla dichiarazione di interesse culturale o paesaggistico del sito sul quale deve sorgere l’impianto e a consentire alla Soprintendenza di far valere le esigenze di tutela pertinenti a tale interesse, sia partecipando alla Conferenza di Servizi sia adottando provvedimenti cautelativi.

La carenza di tale comunicazione, che difatti non viene mai nominata dal provvedimento conclusivo della conferenza di servizi, ed il difetto di istruttoria che ne deriva, inficiano anche sotto questo autonomo e distinto profilo la legittimità del provvedimento conclusivo adottato dalla Provincia di Latina.

In buona sostanza la procedura adottata in merito alla concessione dell’autorizzazione in oggetto ha frustrato in maniera sensibile il carattere partecipativo che deve connotare l’intero procedimento amministrativo ai sensi dell’art. 7 e ss. della legge 7 agosto 1990, n. 241, nonché, in particolare, la conferenza dei servizi ai sensi degli art. 14 e ss. della medesima legge.

Alla luce di tutto quanto precede, con la presente, i sottoscritti Sindaci, onde evitare il persistere della situazione venutasi a creare, e nello spirito partecipativo e collaborativo che sinora li ha contraddistinti, invitanto dunque  formalmente, anche ai sensi e per gli effetti degli artt. 14-quater, comma 2, 21-quinquies e 21-nonies della l. n. 241/1990, l’intestata Provincia di Latina a provvedere alla revoca immediata e/o all’annullamento d’ufficio del provvedimento amministrativo adottato al fine di autorizzare la società Think Green S.r.l. alla realizzazione di un Impianto di Trattamento e di Recupero di Rifiuti Speciali non Pericolosi, nella zona industriale di Mazzocchio, e di ogni altro atto presupposto, connesso e/o consequenziale, con espressa riserva, in caso contrario, di agire in tutte le sedi competenti a tutela degli interessi rappresentati».

A sottoscrivere il documento il sindaco del Comune di Priverno, Annamaria Bilancia, il sindaco del Comune di Roccasecca dei Volsci, Barbara Petroni e il sindaco del Comune di Sonnino, Luciano De Angelis


News-24.it è una testata giornalistica indipendente che non riceve alcun finanziamento pubblico. Se ti piace il nostro lavoro e vuoi aiutarci nella nostra missione puoi offrici un caffè facendo una donazione, te ne saremo estremamente grati.



Articolo precedenteStop al Coronavirus, dal Medical Pontino spiegano come difendersi. I rischi per le donne incinta sono gli stessi
Articolo successivoCoronavirus a Formia, da domani chiuse tutte le scuole: quarantena per il personale del Pronto Soccorso che ha avuto contatti con la paziente infetta