A differenza de “Il fantasma dell’opera” di chiara fama per i
requisiti o riferimenti artistici teatrali o cinematografici), noi intendiamo quello del teatro cittadino o D’Annunzio.Sia ben chiaro, la cittadinanza non ha mai avuto né nutrito una cultura propriamente teatrale (non si pretende la passione,quella la lasciamo a Jouvet, “Elvira o della passione teatrale”!), comunque, a tutt’oggi, si ritrova a fare i conti con le macerie di un teatro (la struttura) mortificato e danneggiato da anni di incuria,superficialità,ignoranza e baldanza tanto per limitarci agli aggettivi meno aggressivi.Alla luce di ciò,piaccia o no, gli ultimi arrivati (sindaco,Comune,assessore alla cultura),obiettivamente,sono incolpevoli, salvo a non aver potuto o saputo individuare alcune possibili alternative supplementari o complementari, quali l’utilizzazione di altri spazi, in attesa dello smaltimento delle suddette macerie.Più volte ho suggerito,ad esempio, l’Auditorium del Classico (quello del Ponchielli funziona a meraviglia), più che dignitosamente attrezzato all’uopo (almeno per l’emergenza), ridotto anch’esso in “macerie” causa l’insipienza o l’incuria d’altro genere. Benché apprezzabili i cartelloni della nuova stagione dei cosiddetti teatri satelliti (Pontinia,Aprilia,il Moderno di Latina), è malinconico dover constatare che il gran teatro, per così dire ufficiale o “principe”, continui a languire miseramente.A parte ciò, non è mai stata pensata una promozione seria o costruttiva per le scuole come accade,invece, in altre cittadine di provincia (vedi,ad esempio Novara,teatro Coccia) dove, da settembre, circolano depliant destinati specificamente ad esse.In questa città molte cose sono lasciate al caso,date come scontate etc.; il teatro è stato concepito sempre come un divertimento o diversivo,alla stregua del cinema che,ovviamente, è cosa ben diversa. Il pubblico,vivaddio, accorre quando si tratti dei nomi più noti (specie se televisivi o “commestibili”), fa pure l’abbonamento e questo va con la prassi.Ma la cultura teatrale è altro,essa presume una dimensione e una diversa concezione. Significa andare a teatro e viverlo come un fatto civile, direi fare un uso pubblico del teatro (Kant scriveva della ragione, che si accorda pure col teatro!). Stando così le cose,consapevoli di essere dirottati altrove(a parte Roma), ci si rende conto che la città sembra destinata a convivere col fantasma del teatro,aperto o serrato che sia,comunque, culturalmente non “attivo”. (gmaul)


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