Jacopo Negretti detto “Palma il Vecchio” (Serina, Bergamo, 1480 ca. – Venezia 1528) fu un pittore italiano.
Formatosi a Venezia, probabilmente alla scuola di A. Previtali, aderì ben presto al nuovo stile inaugurato da Giorgione e Tiziano. Di lui resta una sola opera firmata, la “Madonna” degli Staatl. Mus. Di Berlino: e se, per i caratteri sufficientemente riconoscibili del suo linguaggio, le attribuzioni sono abbastanza sicure, più problematica si presenta la successione cronologica. A un’epoca giovanile dovrebbero appartenere i dipinti di ispirazione giorgionesca e di soggetto mitologico, peraltro risolti su un’intonazione più dichiaratamente sensuale e terrena, oltre all’ “Assunzione”; a essi va probabilmente aggregata l’invenzione di uno dei tipi più caratteristici del Palma, l’immagine di una bellezza femminile sontuosa e opulenta, non animata dalla vitalità di Tiziano né assorta nell’intimismo di Giorgione.
Al terzo decennio risale certamente la maggior parte delle opere sacre di Palma, inaugurate dal “Martirio di San Pietro Martire” e poi sviluppatesi – nell’arcaica forma del polittico – sia a Venezia (“Polittico di Santa Barbara”), sia in provincia di Bergamo (“Trittico di Sant’Elena”): opere di largo impianto monumentale, in cui il tonalismo tizianesco è piegato a effetti di calda e un po’ generica risonanza cromatico-spaziale. Il risalto conferito al paesaggio in dipinti come “Giacobbe e Rachele” precorre analoghe soluzioni di J. Bassano.
Congeniale al gusto idillico elegiaco di Palma appare il tema della “Sacra conversazione”, presente in un buon numero di tavole ispirate a Tiziano, ma risolte sul piano di un dialogare piano e sereno tra i personaggi; agli ultimi anni dovrebbero risalire alcuni dipinti mitologici (“Bagno di Diana”, Vienna).
Lungo tutto l’arco della breve vita di Palma si distribuisce infine la produzione ritrattistica, dal giovanile e tizianesco “Ritratto di Poeta” ai più crudi “Ritratti di Francesco e Paola Guerini”, degli ultimi anni e affini a B. Licinio.
Costantemente celebrato per i lati gradevoli il più degno esponente della cultura giorgionesca a Venezia dopo Tiziano; in realtà, la sua posizione appare quella di un epigono, ricco di larga spontaneità ma non precisamente innovatore.

Guglielmo Guidi
Storico d’arte.


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