Il destino di ogni comunità umana si trova all’incrocio tra la memoria del passato, la gestione del presente e la fede nel futuro. Luigino Bruni
Il destino è la sorte che il futuro riserba a una persona, a una comunità e anche a una cosa e a un oggetto. Il destino di ognuno di noi è determinato dalla famiglia in cui si nasce, dal quartiere dove si abita, dalle esperienze che si fanno, dalle persone che casualmente o volutamente si incontrano.
Come sinonimo di fato o fortuna, il destino, concetto antichissimo e assai diffuso perché condiviso da tutte le filosofie che ammettono un ordine necessario del mondo, è la necessità che sembra determinare il succedersi degli eventi e che appare esterna e superiore alla volontà e all’’agire degli uomini. In questa prospettiva si evidenzia l’immutabilità e l’imperscrutabilità del destino e di conseguenza l’accettazione e la rassegnazione al destino stesso che è predeterminato e inevitabile, e come diceva lo scrittore piemontese Cesare Pavese, «è già stampato nelle nostre ossa» irrimediabilmente.
Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, però, nell’opera Aforismi sulla Saggezza del vivere ha scritto: «È il destino che mescola le carte, ma siamo noi a giocare», e lo scrittore economista, Dag Hammarskjöld, in aggiunta, ha affermato che «Non ci è permesso scegliere la cornice del nostro destino. Ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro».
Queste sagge parole dimostrano che ciascuno di noi può essere artefice del proprio destino, buono o cattivo, fortunato o avverso, di successo o di catastrofe, e che è possibile, da parte dell’essere umano, di intervenire, con ferma volontà e acuta intelligenza, per modificare, almeno entro certi limiti, il nostro percorso di vita.
Sotto questo aspetto sono da considerare sia le parole del drammaturgo inglese, William Shakespeare che, nel primo atto della tragedia Giulio Cesare, ha scritto: «Vi sono pure dei momenti in cui gli uomini sono padroni del loro destino», e sia il pensiero espresso nel celeberrimo discorso, dall’inventore informatico Steve Jobs che, rivolgendosi ai giovani studenti della Stanford University, ha affermato: «Dovete credere in qualcosa: l’istinto, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo approccio non mi ha mai tradito e ha fatto la differenza nella mia vita».
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