SABAUDIA- Sulla stampa locale in questi giorni abbiamo assistito all’ennesimo tormentone della spartizione dei pani e soprattutto dei pesci tutta interna alla comunione degli eredi Scalfati. Il tratto distintivo è quello di ridurre il bene ereditato a mò di carciofo, sfogliandolo foglia per sfoglia da renderne incerta la sopravvivenza funzionale. E qui scatta la reazione di Anna Scalfati che sfodera tutte le sue risorse dialettiche ed immaginifiche e per l’ennesima volta chiama a raccolta e passa in rassegna istituzioni e forze sociali schierate per la salvaguardia dei beni pubblici, comprendendo lei, come fulcro dell’azione di tutela la sua proprietà del lago. L’oste del titolo è bene dirlo è l’incontestabile natura demaniale del lago che politici e burocratici si ostinano a disattendere. Una passività omissiva di chi ha giurato di applicare le leggi e tra queste La Galli del 1994 approvata anche da me, per i cui principi mi sono battuto sin da quando diventai nel 1960 vice-sindaco di Sabaudia e promossi l’azione del recupero per Sabaudia di tutti i beni pubblici a tutti i livelli. Da allora tifammo per l’azione dello Stato per il riconoscimento del demanio marittimo o idrico ma la partita fu persa per via giudiziaria e fu giocoforza aggregarmi ai miei colleghi che soprattutto al sud si battevamo da tempo contro la compravendita dell’acqua pubblica e promuovere la legge Galli che definisce per natura pubbliche le acque superficiali e sotterranee. Aggiungo che, per stroncare ogni bizantinismo, la Corte Costituzionale ha bocciato tutti i ricorsi a qualunque titolo presentati e che in ben tre regioni il tribunale delle acque pubbliche ha riconosciuto come pubbliche acque anche meno appetibili di quelle del lago di Sabaudia. La denuncia alla Commissione europea” è un colpo a salve, irricevibile finché del danno temuto non si sia concretizzato un atto da poter impugnare. Qui affiora la pretesa di lesa maestà da parte di Anna Scalfati anche nei confronti di Andrea Bazuro e del tribunale di Roma che ha ritenuto ammissibile l’istanza di frazionamento idrografico del sito comunitario. Ce lo vedete voi il tribunale di Roma, in cui il diritto comunitario è pane quotidiano, andare contro normative comunitarie ed internazionali nel momento in cui tutta l’Europa fa la più grande svolta green della sua storia? Credo molto di più che il tribunale voglia rendersi conto della correttezza dei rapporti all’interno della Comunione e come tutti i salmi finiscono in gloria stabilire misure compensative per chi sia stato danneggiato, tutto da dimostrare e provare. E se avesse intuito Bazuro di salvare il salvabile sapendo del nostro esposto per danno erariale alla Corte dei Conti verso chi non ha applicato la legge Galli? E’ stato primo firmatario nella precedente legislatura il senatore Claudio Moscardelli, lo stesso che non ha esitato a trasformare l’interrogazione, che il ministro ha eluso, nel punto cruciale dell’omessa applicazione della legge Galli, in mozione con l’adesione di molti altri senatori. Ci pensi Anna Scalfati alla soluzione ponte da noi proposta in cambio del riconoscimento della demanialità. Ha il diritto di prelazione , le viene risanato il lago senza tirare fuori un euro ed in tempi record, che pretende di più se veramente vuole bene alla città?
Rodolfo Carelli (Già Parlamentare della Repubblica )


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