Le ombre curve di Leone D’Ambrosio

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Tutta la poesia è la piena confessione di un io, di un carattere, di una avventura umana.                                                              Jorge Luis Borges

Gli esergo prescelti di Seneca e di Libero De libero sono indicativi e introduttivi alla meravigliosa silloge, Le ombre curve, di Leone D’Ambrosio (Edizioni Ensemble). L’autore dimostra, con evidente chiarezza e con una particolare energia comunicativa ed espressiva, che la sua poesia difficilmente argomenta, in maniera articolata e completa, il senso delle sue parole magiche perché la poesia è, come è stata definita da Italo Calvino «l’arte di fare entrare  il mare in un bicchiere», in quanto l’io poetante si interroga sui temi essenziali dell’esistenza umana. In una sintesi estrema il poeta ha racchiuso nella poesia i suoi pensieri, osservazioni ed emozioni che abbracciano l’ampia sfera della sua vita personale, familiare e civile.                                                                                                                                                Il discorso poetico di Leone D’Ambrosio è condito da una molteplicità di temi essenziali che vanno dall’ignoto (che ti porti addosso) al senso del vuoto assoluto ed eterno della morte e del mistero della vita, dal timore del buio (sottomesso alla paura) della notte esistenziale all’immobile silenzio delle cose finite (che va ascoltato) e della morte, … a cui non sappiano dire di no… e che condensa l’eternità), dal dolore (che matura di giorno e di notte) alla solitudine, dalla memoria che si riempie di passato ai ricordi inceneriti dalla vita,  e all’amore non sdolcinato, stereotipato ma che ha ancora un sapore fresco.                                                                                                                        È fondamentale, attraverso le polisemiche parole chiave del suo poetare, entrare in una dimensione cara all’autore per poter interpretare gli incantevoli versi che ha scritto. È necessario, pertanto, che ogni poesia che si voglia interpretare la si legga (magari a voce alta, per sentirne e gustarne la musicalità delle parole e dei versi) più volte per imprimerla dentro di noi e lasciarla sedimentare e mescolarsi alla nostra sfera più intima.    In questo modo ogni lettore potrà accorgersi presto che i versi di Leone  D’Ambrosio un po’ ci appartengono perché fanno parte del nostro mondo emotivo e sentimentale, caratterizzato dalla necessità del cambiamento.

La poetica di Leone D’Ambrosio, «uomo di grande e raffinata cultura» (come scrive Aldo Onorati nel saggio critico finale, L’afflato interiore e la poesia alta), non racconta fatti, non dice verità ma ha la necessità di dire, di esporsi traendo ispirazione dall’esperienza di vita e dalla cultura assorbita negli anni dell’infanzia nell’ambiente familiare, dell’adolescenza e della giovinezza durante il periodo della formazione scolastica e universitaria. Oggetto di attenzione poetica sono gli anni, passati come un treno, delle diverse stagioni della vita: l’infanzia, la giovinezza e l’età adulta.

Tema ricorrente di sapore filosofico, che affiora in maniera carsica in diverse liriche, è il senso della sorda e ruvida morte che cammina accanto strettamente legato all’andar via dagli affetti più cari, alla notte nera. In molti componimenti poetici sono presenti i morti di famiglia, come la perdita della madre che chiama da un tempo lontano che sono rievocati con le loro voci (per far sapere che vivono ancora) e le loro ombre che danno i nomi alle strade.                                                                                                                                                                    Una riflessione interessante è l’idea dei poeti, come manipolatori di parole vere, che nel raccontare e modellare il mondo che li circonda, possono essere giuste, magre, robuste, consacrate, chiassose che fanno silenzio nella provvisorietà dei nostri anni, e dei poeti che sono formiche laboriose  e sempre in viaggio, sono liberi come le api in un campo di girasoli.                               

Un senso religioso, spirituale pervade la poesia di Leone D’Ambrosio quando afferma che la preghiera apre i cieli, chiude le crepe dell’anima, quando sottolinea l’eternità, l’importanza dell’oltre, dell’inconoscibile, dell’ignoto, del mistero e della grandezza dell’infinito silenzioso.                                                                                                                                             Scorci di natura e paesaggio,  con il cielo ricamato di rondini, con le stelle luccicanti che s’azzuffano con il mattino già spuntato, con il sole e la luna rannicchiata tra gli ulivi, con le nuvole selvatiche conficcate in cielo,  con la notte bieca con i suoi spazi neri, con il mare, il temporale e  la pioggia con il suo suono obliquo nell’acqua scintillante del mare, fanno da sfondo a numerosi e bellissimi componimenti poetici.                                                                                                                                               La ricchezza poetica dell’autore si esprime attraverso figure e immagini che evocano emozioni e pulsioni affettive, tensioni involontarie e sensazioni traboccanti, osservazioni e fantasie, delusioni e sentimenti. L’originalità espressiva della poesia di Leone D’Ambrosio, cantore di bellezza descrittiva e semplice, colta nel vivere quotidiano, è caratterizzata da uno stile evocativo, da un ritmo affascinante, da una forma estremamente concisa con periodi brevi e aggettivazione ricercata e raffinata e da un lessico metaforico e allusivo.                                                                                                                                                              Le ombre curve è un libro con una forte matrice privata, intima perché il singolo dato personale è finalizzato a indagare il rapporto nella sua natura più universale; cifra autobiografica di un mondo privato degli affetti, da cui nasce la meravigliosa poesia di Leone D’Ambrosio.

 

 

 

 

 

 

 


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