LATINA – Marco Tranzatto, 31 anni, vive in Svizzera dove lavora al Politecnico federale di Zurigo come ricercatore in robotica, ma è originario di Latina dove ha frequentato l’istituto Marconi, prima di studiare ingegneria a Pisa e poi in Svizzera.

Fa parte di un team di ricercatori chiamato Cerberus che ha vinto due settimane fa la Subterranean Challenge – le “Olimpiadi della Robotica” – una competizione organizzata in Kentucky (USA) dall’agenzia statunitense DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), battendo tra gli altri anche un team Nasa.

Il progetto che hanno presentato è un cane robot pensato per esplorare in maniera autonoma miniere, depositi, cunicoli, gallerie, ambienti cittadini, caverne alla ricerca di dispersi e loro tracce. Il fine dei progetti è di sviluppare un robot capace di creare una mappa 3D dei luoghi e di aiutare le squadre di ricerca e soccorso in situazioni estreme come il salvataggio in aree montane o caverne.

“Il Marconi me l’aveva consigliato un professore di scuola media, sono stato sempre affascinato da computer e robot – ha raccontato Marco – ed è lì che ho imparato a coltivare il mio interesse per l’informatica. Credo di avere avuto la grande fortuna di incontrare insegnanti che mi hanno trasmesso passione, a loro va il mio grazie”, dice il ricercatore appena rientrato in Italia dalla Svizzera dove lavora al Politecnico Federale di Zurigo.

IL TEAM CERBERUS – La gara è stata durissima, è durata tre anni e la finale si è svolta due settimane fa. Con il giovane ingegnere di Latina c’erano ricercatori di enti internazionali e aziende del settore della robotica: Gabriel Waibel, Lorenz Wellhausen, Markus Montenegro, Samuel Zimmermann, Shehryar Khattak, Takahiro Miki, Timon Homberger, Marco Hutter. Tanta soddisfazione e anche nuovi finanziamenti (due milioni di dollari) da investire nella loro ricerca per migliorare le performance dei loro robot. “Lavoriamo talmente a stretto contatto con i robot che ci affezioniamo, diventano quasi come animali domestici – ha commentato Marco – ognuno ha il suo nome. Ora stiamo utilizzando la terza generazione di questi robot che chiamiamo “Animal C”. Ai ragazzi che vogliono approfondire questo mondo dico di studiare prima tanta informatica”


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