Riccardo Ciorli: “Che ne sarà di Villa Rodocanacchi e delle Terme del Corallo?”

"Senza volontariato non sarebbe successo niente"

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LIVORNO – I beni architettonici delle ville delle colline livornesi tra volontariato e recupero, le Terme del Corallo all’indomani del sì al finanziamento di 5 milioni di euro della Regione e il nuovo interesse per l’architettura moderna della ricostruzione post bellica in seguito alla discussa operazione dell’amministrazione per il rifacimento dei portici e della pavimentazione in palladiana di via Grande. Bene Reset e il nuovo interesse per il turismo, ma serve uno sforzo ulteriore, a parlarne è l’architetto Riccardo Ciorli, funzionario direttivo presso il Ministero per i beni culturali e il turismo, autore di ben 60 pubblicazioni e 25 volumi tra cui un noto libro sulle ville di Montenero. “Se vengono a fare un lavoro a casa tua, ti domandi cosa sta succedendo, mi sembra normale – attacca Ciorli – C’è grande interesse sulle Terme del Corallo, ma senza volontariato? Non si farebbe niente. La Sovrintendenza non si è mai fatta viva per questa struttura. Ad esempio in pochi sanno che la sua importanza è enorme, essa infatti rappresenta il big bang dell’architettura, perché è stato uno dei primi edifici costruiti in cemento armato, come il grattacielo del vecchio film americano su King Kong. Anche l’operazione degli Uffizi a Mare non mi emoziona e nutro molti dubbi, serve un’amministrazione statale che certifichi, altrimenti resta tutto fumo”. Si passa a villa Rodocanacchi e al recente lavoro encomiabile dei volontari di Reset, come al Corallo per le Terme: “Anche qui è avvenuto il processo analogo, dopo i volontari che succederà? Il giardino ad esempio è di proprietà della Regione Toscana, lo stesso si potrebbe dire per la vicina villa Morrazzana e per villa Maurogordato. La preoccupazione è per la cittadinanza, chi vuole far conoscere e salvare questi beni deve fare i conti con un sistema che per anni per lasciare queste ricchezze dimenticate ha utilizzato il vecchio proverbio divide et impera. Speriamo che villa Rodocanacchi venga realmente aperta al pubblico”. Nuovo brand della città di Livorno e l’amministrazione Salvetti punta forte sul turismo: “In realtà per fare vero turismo serve imprenditorialità e infrastrutture, tutte cose che a Livorno mancano. Eppure siamo il capoluogo di una provincia molto attrezzata da questo punto di vista, basta pensare alla Costa degli Etruschi, Bolgheri e Suvereto, o per restare ancora più vicino Cecina. Per dire una cosa parliamo molto di Livorno e della Venezia ma ci scordiamo che Livorno era il porto di Firenze e che il marmo di tutte le statue del rinascimento fiorentino è partito da qui e qui è stato sbozzato e che in Venezia avevano sede i migliori alabastrai. Sono cose che ormai non sa più nessuno”. Due libri sulle ville di Montenero e sui palazzi di Livorno, per l’architetto Riccardo Ciorli c’è anche una tesi di laurea su piazza della Repubblica: “Le ville delle colline non erano solo residenze ma anche punti d’incontro e salotti commerciali. Villa Maurogordato contiene un’eccezionale chiesa ortodossa, la villa medicea detta del Buffone ha ospitato Foscolo, Marradi e Goldoni vi ha composto l’opera “Le smanie per la villeggiatura. Alla Rodocanacchi ha vissuto il poeta scozzese Tobias Smollett. Ma di interessante c’è anche la Torre Gower i cui possedimenti arrivavano fino a Quercianella e la più vicina villa Ombrosa all’Apparizione appartenuta agli inglesi Partridge ad Ardenza che purtroppo stiamo rischiando di perdere perché ci stanno costruendo sopra. C’è la villa Orlando al Castellaccio e ci sono tante memorie storiche che stanno andando perdute per sempre. La villa delle Rose a Montenero dove è nato il Villano nel 400 e villa Morrazzana dove risiedeva Lord Byron che sfidò a duello sconfiggendolo alla spada, il conte Dupouy, il quale risiedeva a Montenero nella villa delle Rose. E ancora villa Letizia vicino a noi sul mare, enorme e totalmente abbandonata. Purtroppo il processo di perdita di questi beni artistici e architettonici sembra ormai irreversibile, tutto resta lì abbandonato e non è più tutelabile”. La Livorno sud e le ville delle colline livornesi sono state risparmiate dalle bombe della seconda guerra mondiale ma in realtà i danni più ingenti al patrimonio architettonico e storico della Livorno che fu non li hanno fatti i bombardamenti ma la ricostruzione: “I danni bellici non furono così ingenti come si racconta. Le demolizioni arrivarono dopo, in via Grande soprattutto. Dopo Napoli Livorno fu proclamata Decimo Porto, ovvero porto militare e da qui passavano tutte le armi e i carri armati diretti alla Linea Gotica. Servivano strade larghe e si demolì tutto quello che era danneggiato dai bombardamenti e si poteva recuperare, come la bellissima antica Sinagoga. La Livorno cosiddetta del futuro è il frutto di accordi scellerati tra il Governo e le forze armate, il simbolo di questa bugia, neanche troppo velata è proprio la cosiddetta “Chimera”, il bassorilievo che fronteggia il retro del Palazzo Grande, come dire, non c’è peggior stupido di chi non vuol capire”.


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Divento giornalista pubblicista nel 2012 lavorando per Il Tirreno per quattro anni e mezzo nella redazione della cronaca di Livorno, in seguito faccio varie esperienze personali sempre volte ad accrescere la mia esperienza professionale. Ho collaborato con più di un giornale on line, guidandone alcuni, ho lavorato come addetto stampa nel campo della politica, dello sport e dello spettacolo, attualmente affianco la professione giornalistica a quella di scrittore.