Titolo: Rifkin’s Festival
Regia: Woody Allen
Sogegtto:_ Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Musiche: Stephane Wrembel
Produzione Paese: Usa, Spagna, Italia, 2020
Cast: Elena Anaya, Louis Garrel, Gina Gershon, Sergi López, Wallace Shawn, Christoph Waltz, Steve Guttemberg, Richard Kind, Nathalie Poza, Anrique Arce, Damian Chapa, Georgina Amorós, Doglas McGrath, Tammy Blanchard, […]
In un andirivieni tra sogno e realtà, Rifkin’s Festival dimostra di essere un film dalla vivacità intellettuale, dai connotati ironici e da un temperamento divertente e gradevole che scorre senza offrire tregua alcuna e attimi di distrazione allo spettatore. Infatti, è così ricco e intenso di citazioni e riferimenti cinematografici con un ritmo incalzante di dettagli, che richiedono, così come avviene nella maggior parte dei film di Woody Allen, di essere rivisti e reinterpretati in quanto alla fine avanzano il dubbio che diverse particolarità possano essere sfuggite.
Ambientato a San Sebastian, in Spagna, Rifkin’s Festival narra la storia di Mort Rifkin (Wallace Shawn), già professore di cinema, che accompagna la moglie Sue (Gina Gershon), una bella donna vistosa, addetta stampa del regista Philippe (Louis Garrel) al Festival del Cinema. Questo viaggio per Mort, oltre che voluto dal suo profondo amore per il cinema, ha lo scopo di stimolarlo a scrivere un libro, che nelle sue intenzioni deve essere un capolavoro all’altezza di Joyce o Dostoevskij, ma, che non inizia per paura di fallire, perché fallire è come morire, tant’è che ogni volta che scrive una pagina la strappa. Mort è un uomo pedante come lui stesso sostiene, ormai avanti negli anni e bruttino che, ad un certo punto, viene colto dal sospetto che la moglie abbia una tresca amorosa con l’aitante regista che, oltre ad essere giovane, è anche brillante e affascinante. Allora viene da sé che per un malore al petto Mort debba ricorrere alle cure della cardiologa Jo Rojas (Elena Anaya), dalla quale durante la visita viene attratto per il forte fascino e per il radicato amore per il cinema classico. In definitiva, tra le due coppie – Sue/Philippe e Mort/Jo – si manifestano spontaneamente come avviene tra i reagenti di una reazione chimica le affinità elettive di goethiana memoria. E allora Mort si trova sponte sua in un labirinto sentimentale che gli procurerà qualche amarezza.
Il film è un magnifico intreccio onirico-realistico in quanto, come sostiene Fernaldo di Giammatteo nella sua Storia del Cinema (Marsilio editori, 2008), I sogni sono reali come reale è il mondo: entrambi raggiungono l’uomo attraverso la mediazione dei sensi, ed entrambi possono essere scientificamente appresi. Ma è anche un film metaforico come si evince dalla concezione sulla vita, presa a prestito da Il mito di Sisifo (1942) di Albert Camus, per esplicitare che anche le scelte insensate sono razionali perché anche la lotta verso la cima basta a rimpire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice.
Il film, come si evince dal titolo, è soprattutto un festival del cinema europeo perché – dice Mort – C’è chi crede ancora alla verità dei finali dei film di Hollywood, per fortuna c’è quello europeo che ha reso il cinema adulto. E vengono riprese scene da film bellissimi, famosi e di profondo significato, come Quarto potere (1941) di Orson Welles, Il posto delle fragole (1957) di Ingmar Bergman, Fino all’ultimo respiro (1960) di Jean-Luc Godard, Jules e Jim (1962) di François Truffaut – capolavoro della Nouvelle Vague, L’angelo sterminatore (1962) di Luis Buñuel, 81/2 (1963) di Federico Fellini, Un uomo, una donna (1966) di Claude Lelouch; film per la maggiorparte prodotti negli anni sessanta perché, come ha sostenuto Fernaldo di Giammatteo e come sostiene probabilmente Allen: Il cinema svolge negli anni sessanta un’opera di svecchiamento … alle spalle vi sono i movimenti politici di varia natura e complessità, ma tutti proiettati verso una nuova definizione del rapporto fra gli uomini e il potere, fra l’economia e la libertà.
Il film nella parte finale, parafrasando Il settimo sigillo (1957), capolavoro di Ingmar Bergman, riporta la partita a scacchi che Mort gioca con la Morte (Christoph Waltz) la quale, a differenza del citato film, si mostra benevola e addirittura dà dei consigli al suo antagonista per vivere il più a lungo possibile: Fai sport, non fumare e mangia tanta verdura.
Rifkin’s Festival è il 49° film di Woody Allen ed è stato presentato al Festival Internazionale del Cinema di San Sebastian 2020.
Filmografia
Prendi i soldi e scappa (1965), Il dittatore dello stato libero di Bananas (1971), Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere (1972), Il dormiglione (1973), Amore e guerra (1975), Io e Annie (1976), Manhattan (1977), Interiors (1978), Stardust Memories (1980),Una commedia sexy in una notte di mezza estate (1982), Zelig (1983), Broadway Danny Rose (1984), La rosa purpurea del Cairo (1985), Hannah e le sue sorelle (1986), Radio Days (1987), Crimini e misfatti (1987), Settembre (1987), Un’altra donna (1978), Alice (1990), Ombre e nebbia (1992), Mariti e mogli (1992), Misterioso omicidio a Manhattan (1993), Pallottole su Broadway (1994), La dea dell’amore (1995), Tutti dicono I love you (1996), Harry a pezzi (1997), Celebrity (1998), Accordi e disaccordi (1999), Criminali da strapazzo (2000),La maledizione dello scorpione di giada (2001), Hollywood Ending (2002),Anything Else (2003), Melinda e Melinda (2004), Match Point (2005), Scoop (2006), Sogni e delitti (2007), Vicky Cristina Barcelona (2008), Whatever Works – Basta che funzioni (2009), Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (2010), Midnight in Paris (2011), To Rome with Love (2011), Blue Jasmine (2013), Magic in the Moonlight (2014), Irrational Man (2015), Café Society (2016), La ruota delle meraviglie – Wonder Wheel (2017), Un giorno di pioggia a New York (2019).
Francesco Giuliano
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