Sindaco: esperienza indimenticabile

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L’azione politica, che deve ispirarsi ai principi etici, consiste  nella realizzazione del bene comune concretamente possibile in una determinata situazione. (Carlo Maria Martini)

 Il soffio del vento, che ha aperto tante finestre sulla mia vita, mi porta a ricordare l’indimenticabile esperienza  dell’impegno politico, come Sindaco di Priverno, nel mio paese nativo. Affiorano alla memoria con nitidezza i diversi momenti di speranza, di desiderio e volontà, di realizzare progetti utili e necessari per la crescita sociale, economica e culturale dei concittadini.

Essere eletto sindaco, indossare la fascia tricolore con lo stemma della Repubblica Italiana e quello del Comune, oltre ad essere un grande onore e un onere, richiede passione e studio, un profondo senso etico e un’azione basata su una visione che tenga conto di una conoscenza che permetta di programmare e realizzare, nel corso del mandato, azioni basate su decisioni ponderate e orientate al «bene comune».

La mia azione politico-amministrativa è stata contrassegnata da una particolare formazione culturale, dal rigore intellettuale e dalla passione umana per il  bene della comunità, da un’idea “alta” della politica, come disponibilità all’ascolto e al servizio.

Diventare amministratore locale (29 giugno 1990 – 11 marzo 1993), primo cittadino, in un momento politicamente difficile, nel mezzo della bufera di Tangentopoli, è stato un coraggioso «atto di amore», inteso come atteggiamento politico verso la terra natia, perché la formazione e la passione politica, sostenute da una libertà di pensiero e di visione e da un cultura umanistica, erano e sono rivolte a fornire risposte concrete e puntuali ai problemi del paese, ad aiutare tutti, in particolare i più deboli, senza compromessi al ribasso e/o alle mediazioni interessate, a migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini da amministrare.

Questa decisa operatività amministrativa di socialista riformista è stata finalizzata all’idea di poter assicurare ai concittadini livelli di qualità della loro vita con pari dignità, assicurando diritti e doveri per tutti secondo l’insegnamento di Carlo Maria Martini che ha scritto: «chi è orfano della casa dei diritti, difficilmente sarà figlio della casa dei doveri».

Ho scelto di “servire” la comunità nella quale sono nato con il desiderio e la volontà di doverlo fare con disinteresse e generosità senza eccessivi compromessi o con i compromessi necessari sempre in alto mai in basso.

Come sindaco ho cercato di «volare alto e guardare in basso»: “in alto” per avere un progetto ideale da realizzare che potesse guidarmi nell’azione politico-amministrativa; “in basso” perché l’impegno perseverante verso la cittadinanza si concretizzasse nell’attuazione di una varietà di attività e iniziative inerenti il piano regolatore, lo sviluppo urbano, la metanizzazione del paese, i servizi per la scuola, la cultura da qualificare e incrementare, il patrimonio artistico da valorizzare, le strade da risanare, la mobilità, attraverso i mezzi pubblici, da organizzare, il verde da curare, la sicurezza da garantire e la prosperità e il benessere economico da incentivare…

La legislatura ha avuto inizio con un bilancio finanziario estremamente fallimentare per  i pesanti  debiti lasciati dalla precedente amministrazione. Comunque ci siamo rimboccati le maniche per evitare il default e abbiamo iniziato ad amministrare assicurando alla cittadinanza i servizi essenziali (primari e secondari).

Ho svolto la funzione di Sindaco tenendo sempre presente che era un ruolo politico delicato un servizio pro tempore per realizzare con responsabilità i sogni, le aspirazioni e i progetti di una collettività.

L’esperienza di sindaco mi ha insegnato ad ascoltare gli altri, ad essere empatico con la gente, a rispettare gli avversari politici, a favorire la partecipazione attiva e creativa dei cittadini, a non giudicare e sentenziare dall’alto, ad avere stretti legami con i cittadini e con la realtà politica e sociale, economica e culturale della popolazione.

Ogni fine settimana incontravo, nella sezione del partito (P.S.I.), i “compagni” per informare, proporre condividere e dibattere, le iniziative politico-amministrative da intraprendere.

La mia fede laica e socialista, insieme ai validi collaboratori della Giunta e  del Consiglio comunale, sorretta dai valori etici del bene comune, della solidarietà, della cooperazione e della reciprocità, mi ha insegnato a prendere cura della comunità, a non essere presuntuoso, a vestire «panni di umiltà» verso le convinzioni e visioni differenti della vita dei “compagni” e degli avversari politici.

Diversi sono gli episodi che il soffio del vento evoca nella mia mente: la scoperta del senso della solitudine, la gioia di sentirsi rispettato nel ruolo difficile e coraggioso di essere il rappresentante del paese, di essere il garante “onesto” di una comunità da amministrare con responsabilità ed equilibrio, con disinteresse e lungimiranza.

Ho sempre ritenuto, come ha scritto il filosofo francese, Michel de Montaigne che «Quella di sindaco è una carica che deve sembrare tanto più bella in quanto non c’è altro compenso né guadagno che l’onore di esercitarla».

Durante il mandato di Sindaco, ricordo di essere stato avvicinato da una concittadina, con le lacrime agli occhi, che mi chiedeva aiuto per l’unico figlio tossicodipendente. Quel pianto “disperato”, prima di trovare una dignitosa soluzione al problema, mi rattristò per diversi giorni.

Nel corretto esercizio del delicato compito di Sindaco, che pone il primo cittadino a contatto diretto con le situazioni di bisogno, di disagio e di richiesta di aiuto dei cittadini, ho scoperto il sentimento della grande solitudine esistenziale, della fragilità e del limite dell’agire e del “potere” politico.

Ho imparato a proporre obiettivi realizzabili, a ricercare mediazioni e soluzioni ai problemi difficili per interessi privati e pubblici contrapposti, come ad esempio le esigenze di salvaguardare l’occupazione dei lavoratori delle “cave estrattive” presenti nel territorio comunale e le rivendicazioni dei “verdi” per la difesa del territorio, la tutela dell’ambiente e del paesaggio, patrimonio comune da proteggere.

Nello svolgimento dell’attività amministrativa un altro ricordo indelebile è stato senza alcun dubbio l’incontro con il papa Giovanni Paolo II; una giornata memorabile, “storica”, vissuta con grande partecipazione emotiva, sentendomi privilegiato nel rappresentare l’intera comunità privernate.

Il soffio del vento, dell’esperienza del Sindaco, mi ha illuminato e indicato la strada del dialogo, della rettitudine, del confronto aperto e leale con i cittadini e ricordato che il compito della politica è di costruire una società più giusta e solidale, permettendo di vivere insieme agli altri un’esistenza più umana.

 


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