Undici ore abbandonate al Pronto Soccorso per il primo dell’anno

La denuncia della livornese Francesca Cappa con la mamma di 76 anni malata

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LIVORNO OSPEDALE PRONTO SOCCORSO CARABINIERI POLIZIA PIAZZA GRANDE MC DONALD - 22 APRILE 2009 FOTO BIZZI
LIVORNO OSPEDALE PRONTO SOCCORSO CARABINIERI POLIZIA PIAZZA GRANDE MC DONALD – 22 APRILE 2009
FOTO BIZZI

LIVORNO – Undici ore di permanenza al Pronto Soccorso: “Un delirio sconcertante, un fatto vergognoso e da denuncia” così la 52 enne Francesca Cappa definisce la disavventura occorsa ieri a lei e alla mamma di 76 anni affetta da una patologia dolorosa all’anca destra all’ospedale di Livorno.

Un solo medico di turno per la visita alle ore 20 dopo essere arrivati a bordo di un ambulanza alle 12 e 30, totale assenza di servizi di ristorazione, macchinette di acqua e caffè spente, bagni sporchi senza carta e detergenti e come se non bastasse tutti i bar e i negozi intorno all’ospedale chiusi, tanto è vero che per mangiare Francesca è dovuta andare a piedi insieme alla zia di 82 anni che non può lasciare sola fino al bar Il Tramezzino in viale Carducci, l’unico aperto in zona a causa del giorno festivo, a circa tre chilometri, tra andare e tornare, dall’ospedale. Ad aspettarla la mamma “parcheggiata” al Pronto Soccorso su una poltrona dopo il ricovero, in preda a forti dolori, dopo che gli è stata somministrata solo una Tachipirina. “Non ce l’ho con gli infermieri ma credo che un solo medico di turno con tutto il delirio che c’era sia un po’ poco – afferma arrabbiatissima Francesca Cappa – questo con tutto il rispetto possibile per incidenti più gravi, ieri al Pronto Soccorso c’erano anche bambini con la febbre alta e persino un bambino morso da un cane”. Si arriverà alle 23 e 30 dopo la visita del medico finalmente arrivato in turno alle 20, ci saranno ancora un paio d’ore e mezzo tra radiografia e risposta: “Potrei capire se si trattasse di un esercizio privato come un negozio di scarpe, ma per un servizio pubblico mi sembra l’apice anche in un giorno di festa, un inferno, a mio parere questi sono i risultati dei tagli alla sanità pubblica”. Sconforto e senso di abbandono traspaiono dalle parole della figlia che riporta anche la solidarietà delle infermiere testimoni del disservizio: “Scusandosi con noi alcune infermiere ci hanno detto che così si sentono spinte a licenziarsi perché in queste condizioni non possono lavorare”.


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Divento giornalista pubblicista nel 2012 lavorando per Il Tirreno per quattro anni e mezzo nella redazione della cronaca di Livorno, in seguito faccio varie esperienze personali sempre volte ad accrescere la mia esperienza professionale. Ho collaborato con più di un giornale on line, guidandone alcuni, ho lavorato come addetto stampa nel campo della politica, dello sport e dello spettacolo, attualmente affianco la professione giornalistica a quella di scrittore.