“Utopia o distopia”? Ci si chiede, oggi, cosa ci riserva il futuro nell’ambito della pandemia Covid-19

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Lo scrittore irlandese Oscar Wilde (1854 – 1900) sosteneva che “Il progresso è la realizzazione di Utopia”, sostantivo quest’ultimo coniato per la prima volta dall’inglese Thomas More, meglio conosciuto come Tommaso Moro (1478 – 1535), nel suo libro “Insula Utopia” (1516) che dal greco “ou-topos” significa “luogo che non esiste”. Cancelliere del regno e cattolico convinto, Moro fu condannato a morte per non avere obbedito al re Enrico VIII. In Utopia, grazie alla sua competenza politica, essendo contrario al sistema penale in vigore dove, addirittura, un furto veniva punito con la pena capitale, Moro immaginò un’isola, appunto Utopia, in cui vigeva una società ideale, dove esisteva la pace e il benessere per tutti, ma dove non esisteva la proprietà privata, tant’è che la terra veniva coltivata da tutti i suoi cittadini secondo regole ben precise, e da dove chi trasgrediva le regole veniva espulso. Già il filosofo greco antico Platone (428 – 348 a.C.), circa diciotto secoli prima, ne La Repubblica (Politéia) aveva ipotizzato una società ideale basata su principi filosofici, in cui doveva esserci la parità dei sessi e la condivisione della proprietà privata, ma non c’era la famiglia. Una società che non aveva riscontro realmente, ma che era proposta come un modello a cui tendere per far sì che la vita dei cittadini fosse la più umana possibile, dato che non esisteva da nessuna parte uno Stato basato sulla giustizia e sull’uguaglianza.

Il frate domenicano Tommaso Campanella (1568 – 1639), che per le sue idee ritenute eretiche subì cinque processi, basandosi su l’Utopia di Moro e su La Repubblica di Platone scrisse e pubblicò la sua opera più famosa La città del sole (1602), una città ideale, dove esisteva la comunione dei beni e delle donne, con a capo un sacerdote che per governare usava i tre principi trascendentali: la potenza, la sapienza e l’amore. Contemporaneamente ma autonomamente anche l’inglese Francesco Bacone (1561 – 1626), filosofo e giurista, scrisse La nuova Atlandide, un’opera anch’essa di natura utopica, pubblicata postuma nel 1627, dove sosteneva un principio universale: Il dominio dell’uomo consiste solo nella conoscenza: l’uomo tanto può quanto sa. Una società dunque governata dagli scienziati e non dai filosofi come sosteneva Platone o dai sacerdoti come riteneva Campanella. Contrariamente ai filosofi già citati, Bacone ipotizzò una società pura, incontaminata, il cui nucleo fondante era la famiglia.

Circa due secoli più tardi, il politico francese socialista Étienne Cabet (1788-1856), nel romanzo Voyage en Icarie (Viaggio in Icaria), pubblicato nel 1840, come Tommaso Moro idealizzò una società utopica perfetta, comunista, dove non esistevano la proprietà e le differenze sociali, e dove “ciascuno ha l’obbligo di lavorare lo stesso numero di ore per ogni giorno, secondo i propri mezzi, ed ha il diritto di ricevere una parte eguale di tutti i prodotti, secondo le proprie necessità”.

Dopo un salto di circa un secolo e mezzo, considerando che una società utopica è irrealizzabile, lo scrittore statunitense Lois Lowry (1937) nel romanzo The Giver – Il donatore (1993), usato per la sua peculiarità come soggetto del film The Giver (2014) di Phillip Noyce, descrive una società utopica, in cui per eliminare le guerre, le malattie e le catastrofi (e oggi la pandemia virale) risulta necessaria la repressione delle emozioni e del libero arbitrio individuali. Da una società utopica si passa ad una società distopica, in cui “si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi”. Per la realizzazione di una società distopica, in definitiva, il potere costituito per reprimere l’essere umano e per manipolarlo liberamente potrebbe utilizzare tattiche molto fini, perspicaci ed efficaci come quelle che oggi sono utilizzate per combattere la pandemia Covid-19. E ciò potrebbe essere possibile tenendo conto che l’essere umano moderno mostra una capacità di adeguarsi a situazioni gravose, sgradevoli e nocive senza reagire, come è espresso metaforicamente dal principio della rana bollita del filosofo statunitense Noam Chomsky. Situazioni che egli accetta supinamente diventando inattivo soprattutto perché è impaurito dal continuo tartassamento di notizie negative dei media, inessenziale dalla politica e depresso sia economicamente per carenza o mancanza del lavoro sia culturalmente per la chiusura della Scuola. “Tra il modo in cui le cose sembrano e quello in cui le cose sono, c’è grande differenza”(dal film The Giver).

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).