Viaggio nell’arte del secondo Novecento

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Digital Art

Il discorso delle avanguardie e sulle avanguardie costituisce il riferimento obbligato per chiunque voglia interpretare e connettere tra di loro i dati più recenti della sperimentazione artistica, per chi voglia ricostruire la trama e le varianti del cangiante e frammentato spettacolo dell’arte contemporanea. 

Maurizio Calvese

Le avanguardie, di ogni periodo storico, devono essere capaci di intercettare il nuovo e l’ancora ignoto, senza perdere il contatto con il resto, più numeroso della realtà. L’arte figurativa nelle sue diverse avanguardie partecipa all’ansia di scoperta, alla sete di novità che pervade il nostro tempo, in cui l’uomo scopre di vivere, in maniera più o meno serena o drammatica, in un avanzato mondo scientifico e tecnologico come l’arte digitale che negli ultimi anni, in maniera sperimentale, ha sempre più utilizzato i mezzi offerti dalle moderne e nuove tecnologie informatiche e digitali.

La Computer Art o la Digitale Art e la Web Art sono nate in stretta connessione allo sviluppo dell’informatica e alla trasmissione delle immagini fisse o in movimento prodotte ed elaborate dal computer e trasmesse tramite Internet. Questa pratica artistica si avvale di linguaggi di programmazione come mezzo di espressione tra artista e utente. L’opera d’arte, così visualizzata, può essere fruita dagli spettatori-navigatori che, per certi aspetti, possono partecipare attivamente e creativamente alla sua crescita o anche alla sua trasformazione.

I primi esperimenti espressivi di questa forma di arte, realizzata e progettata per mezzo di un calcolatore elettronico, furono contemporanei alla nascita della cibernetica negli anni del secondo dopoguerra. Nel 1950 a Benjamin Francis Laposky (1914-2000), che era un matematico, un artista e disegnatore americano di Cherokee, è stato attribuito il merito di aver realizzato la prima grafica computerizzata, utilizzando un oscilloscopio come mezzo di creazione per l’arte astratta.

Negli anni Sessanta, grazie al collegamento del computer alla stampante, fu possibile realizzare sequenze di immagini astratte. A metà degli anni Settanta il pittore britannico Harold Cohen con una programma specifico con il computer (AARON) ha prodotto opere e disegni esposti alla Tate Gallery di Londra.

Soltanto nella seconda metà degli anni Novanta, con la scoperta e la diffusione di Internet, l’art digitale ha avuto una notevole crescita con il filone della Net art realizzata per la sola fruizione in rete, dove le immagini vengono liberamente poste a disposizione di tutti gli utenti.

La Net art (o new screen art, computer art, web art), che  comprende forme d’arte nate e cresciute sul Web, riguarda l’utilizzo di Internet non come mezzo di diffusione dell’opera artistica ma strumento di creazione artistica. L’artista  canadese, Robert Adrian, pioniere nell’uso artistico delle reti, ha così riassunto, con una definizione di rara efficacia, i temi fondamentali che caratterizzano l’incontro fra l’arte e il mondo delle tecnologie: «Quando le macchine sono accese e le tue dita sono sulla tastiera, tu sei connesso con uno spazio che è al di là dello schermo. E questo spazio esiste solo quando le macchine funzionano. È un nuovo mondo in cui puoi entrare. Non riguarda le cose, riguarda le connessioni».

Questa attività creativa e originale si è particolarmente sviluppata negli Stati Uniti d’America, in Germania, Inghilterra, Giappone e in paesi dell’Europa dell’Est, sostenuta da importanti istituzioni e da prestigiosi musei che hanno cominciato a raccogliere opere web di famosi artisti digitali contemporanei come David Hockney, Howard Hodgkin, Larry Rivers e Paul Friedlander, che ha espresso opere digitali di rilievo, in particolare l’Installazione multimediale. 

Le opere di quest’artista sembrano sculture fatte di luce e movimento. Su una fune tesa in verticale e oscillante grazie a un potente motore, l’artista proietta una luce speciale detta “cromostrobica”. In questo modo l’immagine si definisce e appaiono strisce e contorni che hanno tutti i colori dell’iride. Gli spettatori, anche solo mettendo una mano davanti alla fonte luminosa, possono modificare l’immagine e creare un gioco sempre diverso di luci, forme e colori.

Dalla digital art derivano altri generi artistici collegati all’utilizzo del computer che indagano e sperimentano diversi aspetti della cultura digitale che, come ha scritto il sociologo della comunicazione, Luciano  Floridi, costituisce sempre più  «uno dei nodi della trasformazione in atto oggi nella società contemporanea».

 

 

 

 


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