Viaggio nell’arte del secondo Novecento: Body art

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L’essenziale della pittura è quel qualcosa, quella “colla eterea”, quel prodotto intermedio che  l’artista secerne con tutto il suo essere creativo e che deve collocare, incrostare, impregnare nella materia pittorica del dipinto.                                                                                              Yves Klein

L’arte contemporanea è spesso provocatoria, può sconcertare, destare perplessità e talvolta anche scandalizzare. Molte persone di fronte ad alcune opere dell’arte contemporanea si chiedono: cosa significano? Sono  davvero arte? Le risposte a queste domande non mancano, e lasciano lo spettatore confuso, sopraffatto da un linguaggio impenetrabile.

 Le svolte creative nel mondo dell’arte hanno sempre suscitato discussioni e polemiche vivaci tra critici, teorici, curatori, collezionisti e studiosi dell’arte. Le avanguardie spesso hanno messo in crisi alcuni valori e criteri tradizionali dell’arte stessa per cercare di innovare, ricercare e sperimentare nuove forme espressive e comunicative.

Questa premessa, piena di interrogativi, può essere riferita ad alcune manifestazioni artistiche del secondo Novecento come la neoavanguardia della Body Art, espressione che si è affermata nel linguaggio culturale e artistico internazionale nella seconda metà degli anni Sessanta sulle tracce degli happenings (la pratica teatrale del Living Theatre  e J. Grotowski, la musica di J. Cage, la danza di J. Cunningham), per designare il complesso delle ricerche e proposte espressive che hanno come riferimento il corpo (body) umano, inteso come soggetto e oggetto dell’arte.

 Con Body art si designa una serie di ricerche fondate sul coinvolgimento del corpo dell’autore fino all’identificazione con l’opera che, in un intreccio totalizzante di arte e vita, si libera da qualsiasi codice di comportamento in una visione mobile e contingente. In questa corrente artistica a svolgere un ruolo centrale non è più l’opera ma la presenza fisica dell’artista. È il corpo umano a essere utilizzato come mezzo espressivo in quanto può essere truccato, dipinto, tatuato o ferito diventando così una scultura vivente capace di comunicare con lo spettatore che assiste a queste performance organizzate in gallerie d’arte o in piccoli spazi teatrali.

L’artista, impiegando il corpo come principale mezzo di espressione, s’impegna in azioni spesso faticose  ed estreme, che sfruttano tutte le potenzialità espressive del corpo (motorie, psicologiche, sensoriali e sessuali) sottoponendolo a crudeltà o a prove di resistenza o ancora valorizzandone la capacità mimetiche con travestimenti.

La Body art non può essere considerata un preciso e ben identificabile movimento artistico quanto  un atteggiamento, di tipo espressionistico, che caratterizza una società alienata, priva di certezze, alla ricerca di più rassicuranti valori. I precedenti della Body art risalgono alle proposte provocatorie del dadaismo (1916) e del surrealismo (1924), movimenti artistici della prima parte del Novecento.

Gli artisti più noti della Body art, corrente artistica internazionale, sono la francese Gina Pane (1939-1990), la serba Marina Abramovic (1946), lo statunitense Vito Acconci (1940- 2017), il californiano Chris Burden (1946), la brasiliana Lygia Clark ((1920-1988), il francese Yves  Klein (1928-1962) e lo svizzero Urs Lűthi (1947).

Gina Pace, artista francese di origine italiana, interviene spesso sul corpo con azioni violente e dolorose, allo scopo di comunicare con lo spettatore e di coinvolgerlo emotivamente. La sua ricerca oscilla tra azione rituale, fragilità femminile e ascesi spirituale. In Lait chaud (1972) l’artista si taglia prima alcune parti del corpo e poi la bocca da cui fuoriesce latte misto a sangue, mentre in Action sentimental  le spine delle rose abbracciate lacerano la carne e il romanticismo del gesto si trasforma in cariche di affetto bloccate, in una congiunzione estrema di eros e thanatos.

 In queste performance sconvolgenti la relazione dell’artista con il pubblico diventa essenziale perché lo spettatore non osserva inerme ma viene coinvolto, partecipa all’evento estetico, sviluppa un coinvolgimento emotivo spesso scioccante.

La Body art, come corrente artistica sperimentale e movimento liberatorio che si basa su indagini filosofiche e psicanalitiche, si pone concentrandosi sulla soggettività in costruzione, come momento di indagine profonda del sé, come spinta conoscitiva della corporeità e ricerca identitaria..

 

 

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