Villa Rodocanacchi torna vivere grazie a Reset

Successo oltre le aspettative con 113 presenze: "Abbiamo fatto il lavoro di un mese in un giorno solo"

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LIVORNO – Dopo le Terme del Corallo tocca alla Villa Rodocanacchi. Un altro prezioso bene storico livornese sta tentando di tornare a vivere grazie all’associazione di Volontariato Reset che opera con soggetti svantaggiati quali gli ex detenuti del carcere Le Sughere o inseriti in progetti di inserimento socio lavorativo e con problemi di dipendenza. Dopo l’accordo con l’ASL che ha la competenza su villa Rodocanacchi, questa mattina i volontari di Reset hanno potuto dare il via alla pulizia dell’enorme parco di 11 ettari e il successo dell’operazione e la partecipazione è stato strepitoso e oltre le aspettative: “Il lavoro che pensavamo di fare in un mese lo abbiamo fatto in un giorno solo – attacca il presidente di Reset Giuseppe Pera – noi di Reset eravamo solo 20 ma si sono presentati in un centinaio i cittadini livornesi motivatissimi e vedere tutte queste persone impegnate è stato spettacolare”. Anpana, Cai, Aisa e una delegazione dei camminatori dell’Atletica Amaranto e di altri cittadini hanno formato il piccolo esercito di 113 persone che si è messo a ripulire il bosco, i vialetti e le strutture del parco fino all’antico approdo per le barche formato da due insenature in muratura prospicienti un lago anticamente ricavato dalla deviazione di un vicino fiume. Ripulite panchine, statue, una svolta per le carrozze e un’edicola votiva, i viali sono stati liberati dagli alberi caduti e dai rovi e adesso si spera di riaprire presto al pubblico : “Speriamo di poter aprire il più presto possibile – continua Pera – già è stato liberato l’anello stradale davanti all’entrata della villa che può diventare un parcheggio, il che rappresenta un traguardo molto importante sia per villa Rodocanacchi che per villa Maurogordato. Purtroppo l’immobile della villa per noi di Reset rimane off limits esattamente come l’edificio delle Terme del Corallo, ma chissà se con l’interessamento di altri soggetti o delle istituzioni si possa fare qualcosa. L’entusiasmo e la voglia dei livornesi di riappropriarsi dei propri beni storici è grande, penso a chi mi parla di altri obiettivi, per esempio qui vicino c’è villa Morrazzana nelle stesse condizioni di abbandono, oppure il parco della Ceschina ma è chiaro che noi da soli non possiamo fare tutto”. Le ville delle colline livornesi sono un bene storico da tempo al centro di un aspro dibattito sulle competenze e sul ripristino. Trascurate e abbandonate, sono una testimonianza della storia livornese delle Nazioni e delle Leggi Livornine, di cui le tracce in città sono andate quasi del tutto perse a causa della distruzione dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Sulle colline livornesi trovavano la loro residenza estiva i ricchi commercianti dell’epoca provenienti dall’estero e giunti a Livorno grazie alle leggi che la fecero porto franco. Si parla di imprenditori facoltosi e nobili casate in contrasto con le dinastie regnanti e con i governi dell’epoca. Sulle ville delle colline livornesi si mischiano da sempre anche storia e leggenda. La villa Rodocanacchi è stata costruita nel 1636 dal Conte Scheriman, appartenente a una importante famiglia di commercianti armeni di caffè, conduttori (livellari) dei terreni su cui sorge la meravigliosa Certosa barocca di Calci, e protagonista del romanzo storico “Il mercante armeno” di Massimo Ghelardi del 2010. La villa fu poi acquistata nel 1843 dalla altrettanto ricca famiglia di commercianti greci, i Rodocanacchi, che fino ad oggi gli hanno dato il nome. Questi la adibirono a dimora campestre, dotandola di eleganti statue, vialetti, splendide piante, un padiglione da caccia e deviando un fiume crearono un laghetto, realizzando così uno dei più bei parchi romantici della zona. Lo stile era stato concepito con grande sfarzo proprio per rappresentare il potere e la ricchezza degli antichi proprietari. Purtroppo sono scomparse gran parte della facciata che recava una balaustra baroccheggiante con colonnini e quattro statue, nonché le altre strutture tardo rinascimentali dell’immobile. Così come non si ha notizia dei preziosi affreschi firmati Giuseppe Maria Terreni e dei due medaglioni opera di Bertel Thorvaldsen (scultore neo classico acerrimo rivale di Antonio Canova) raffiguranti il Giorno e la Notte, eseguiti nel suo soggiorno a Montenero, ospite dei baroni Schubart, un’altra nobile famiglia di mecenati danesi giunti nella Livorno dell’epoca. Tra le cose che restano ci sono i pavimenti in mosaico in stile orientale dell’architetto Bertini del 1886 e la balaustra a mascheroni in ferro della terrazza. L’immobile, in epoca moderna è stato acquistato dall’Asl ed è diventato sede di un sanatorio, poi è stato abbandonato dalle istituzioni nel 2011 con grande sdegno dell’opinione pubblica. Attualmente è all’asta ed è valutato 5 milioni di euro. Grazie ai volontari di Reset adesso si intravede, almeno per lo splendido parco, una speranza di ripristino come per le Terme del Corallo.


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Divento giornalista pubblicista nel 2012 lavorando per Il Tirreno per quattro anni e mezzo nella redazione della cronaca di Livorno, in seguito faccio varie esperienze personali sempre volte ad accrescere la mia esperienza professionale. Ho collaborato con più di un giornale on line, guidandone alcuni, ho lavorato come addetto stampa nel campo della politica, dello sport e dello spettacolo, attualmente affianco la professione giornalistica a quella di scrittore.