LATINA- Maurizio Costanzo, il padre del talk show italiano, è morto questa mattina nella sua Roma.
Ha innovato il giornalismo italiano, inventando con “Bontà Loro” il salotto televisivo nel quale la signora Maria poteva trovarsi seduta accanto al Presidente Giulio Andreotti.
Infinite le passioni e smisurato il talento, come anche l’attaccamento viscerale al lavoro. Il suo ufficio, nel quartiere Prati, era stracolmo di tartarughe di ogni materiale colore e dimensione. Poi, gli amici gatti così simili al temperamento dell’arciromano Costanzo: burbero, cinico, ma geniale.
Ha scritto canzoni, sceneggiature e commedie teatrali. Pensiamo al “Se telefonando”, cantato dalla splendida Mina, o alla sceneggiatura di un classico della cinematografia italiana come “Una giornata particolare” di Ettore Scola.
Formidabile e coraggioso nel portare l’antimafia in televisione, negli anni caldi dei corleonesi. Insieme a Michele Santoro, Costanzo ha ingaggiato una durissima lotta contro l’organizzazione mafiosa siciliana, arrivando a bruciare in diretta una maglietta bianca con su scritto “Mafia”.
Diede voce a Giovanni Falcone, nel periodo dell’emarginazione che il grande magistrato dovette subìre dai suoi stessi colleghi palermitani.
La città di Latina lo ricorda anche quale Direttore della Fondazione Teatro, chiamato dall’allora Sindaco Vincenzo Zaccheo.
La morte di Costanzo lascia intere generazioni di italiani nella malinconia, lui che ha sempre informato ed intrattenuto il pubblico che oggi lo piange con affetto e riconoscenza.
Indegnamente, avevamo parecchie cose in comune: l’essere nati sotto il segno della Vergine, il vizio capitale della gola ( in particolare per i panettoni, che Maurizio Costanzo voleva in casa tutto l’anno) ed il terrore d’essere acciuffati dalla noia.
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