Agroalimentare, Farm to fork, De Meo: “Strategia ambiziosa, ma non è tutto oro quello che luccica”

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La Commissione Europea ha approvato nei giorni scorsi la strategia “Farm to Fork” (dalla fattoria alla tavola) attraverso la quale accelerare la transizione verso un sistema alimentare sostenibile. Tra i principali obiettivi che si pone, entro il 2030, c’è la riduzione dell’uso di fitofarmaci, fertilizzanti e antibiotici e l’incremento del biologico.

«Si tratta di una sfida molto ambiziosa – dichiara Salvatore De Meo, membro effettivo della Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo – che ha come principio fondante quello di innalzare il livello di sicurezza alimentare attraverso la salute e il benessere degli animali e delle piante, basandosi su un percorso “privilegiato” dalla fattoria alla tavola. Ciò nonostante esprimo qualche perplessità su come si intenda concretamente attuare questa strategia e sull’impatto che possa avere in agricoltura, ma soprattutto per il fatto che la sua realizzazione coincide con un momento di emergenza economica, dovuta alla pandemia, nel quale non tutte le aziende potrebbero essere pronte a questo cambio di passo sostanziale. In questo scenario c’è il forte rischio che il perseguimento degli obiettivi della strategia diventi un nuovo onere non sostenibile per le nostre produzioni a vantaggio di quelle dei Paesi terzi che applicano regole diverse e meno rigorose, i cui prodotti trovano spesso, alle frontiere Europee, punti deboli nei quali insinuarsi. Inoltre credo che alcuni convinti sostenitori della strategia “farm to fork” non debbano presentarla come unica ed immediata alternativa all’attuale agricoltura spesso evidenziata come “male assoluto”. Purtroppo devo rilevare che questa strategia non chiarisce la questione relativa al metodo di etichettatura fronte pacco dei prodotti alimentari per il quale è necessaria un’armonizzazione europea, in cui si tenga conto delle specificità delle produzioni europee e del corretto valore nutrizionale. Infatti non è stata presa una posizione netta sulle varie metodologie e sembra che si voglia addirittura “consigliare” il discutibile sistema di etichettatura a “semaforo”, denominato Nutriscore, uno schema al momento adottato solo su base volontaria da alcuni Stati membri, che attraverso un algoritmo in modo semplicistico classifica con il colore rosso o verde i cibi in buoni e cattivi. La nostra proposta è quella di una etichettatura con la quale indicare al consumatore l’apporto nutrizionale dell’alimento in relazione al fabbisogno giornaliero e soprattutto evitare confusioni e semplificazioni che penalizzano alcune eccellenze alimentari, anche italiane, dietro le quali ci sono storie, tradizioni e sacrifici di intere comunità. Infine, così come ho già richiesto al Commissario all’Agricoltura Wojciechowski, ritengo necessario – conclude De Meo – che nella strategia “farm to fork” debbano essere considerati anche i mercati europei all’ingrosso perché nella loro primaria funzione di raccordo tra produttori e consumatori nonché distributori di prossimità possano garantire una migliore tracciabilità, un prezzo trasparente e maggiore attenzione per l’ambiente».

 

 


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