CANTO DEGLI EMIGRANTI (Wanderlied)
<Giù dai vertici nivali/fino ai colli,fino al piano,/muove il piede un fremer d’ali,/canta in petto un canto arcano./Poi quest’impeto impellente/trova gioia e chiarità:/sia l’amore il tuo movente,/la tua vita attività!/ Ché i legami sono infranti,/la fiducia fu calpesta./ Chi può dire a noi migranti/quale sorte gli s’appresta,/mentre in cerca di conforto,come vedova dolente,/noi dall’uno ad altro porto/ci volgiamo incertamente?/ Non t’avvinca il suolo avito!/Osa e parti,senz’affanno!/ Testa e braccio e cuore ardito/hanno patria ovunque vanno./Vibra l’animo giocondo,/dove il sole i raggi spande./Diffondiamoci nel mondo!/Ché per questo il mondo è grande.> J.W.Goethe,Lieder (Canti-Poesie).
D’accordo, Goethe non poteva sapere dei nostri emigranti-braccianti etc. ma l’universalità e perenne attualità dell’arte-poesia-musica e affini attestano che nelle parole del passato si annida sempre il presente! Nel Novecento il progresso è stato Marconi,Einstein, oggi Bill Gates ma la civiltà è stata
Platone,Seneca,Dante,Shakespeare,Goethe,Raffaello,Michelangelo,Leonardo, Bach,Mozart,Beethoven,Verdi,Rossini….. Dèì che ogni giorno di più invoco affinché costringano a piegare la testa fino al punto di ricongiungerla alle ginocchia di tutti gli attuali Demòni, i guastatori e predatori di una politica guasta e marcia: amen! Il nostro tempo, come scrive il goethiano Holderlin per il suo tempo, “assomiglia al furente Procuste che gettava in una culla gli uomini che faceva prigionieri e accorciava loro le membra affinché trovassero posto nel piccolo letto” (Hyperion) (gimaul)
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