CASTELFORTE – “Come noto, i Comuni o le municipalizzate (come FRZ) devono fare trattare i loro rifiuti indifferenziati in impianti TMB (di trattamento meccanico biologico) al fine di stabilizzare la frazione organica contenuta nel rifiuto indifferenziato. A fronte di tale trattamento, i Comuni o le municipalizzate devono corrispondere al gestore dell’impianto TMB un benefit ambientale, vale a dire un indennizzo liquidato in misura percentuale rispetto agli incassi, che quest’ultimo poi versa al Comune dove si trova l’impianto.

Ma che succede se il gestore ha solo un impianto di trattamento meccanico (come CSA)?” prosegue la nota.

“Secondo la Regione, anche CSA, pur non effettuando alcun trattamento della frazione organica del rifiuto indifferenziato, è tenuta a versare il benefit ambientale al Comune di Castelforte dove è ubicato il suo impianto.
In effetti, FRZ ha dal 2018 sempre corrisposto a CSA (anche in via retroattiva) il benefit ambientale per il Comune di Castelforte.
FRZ ha però scoperto, leggendo la sentenza non definitiva n. 8229/2023 del Consiglio di Stato, che CSA potrebbe non avere versato il benefit al Comune di Castelforte. E questo perché?

Perché CSA ritiene di non dovere versare alcun benefit ambientale al Comune di Castelforte, in quanto ha un impianto che effettua solo un trattamento meccanico sul rifiuto indifferenziato. Dinanzi al TAR ha anche sostenuto di non ricevere rifiuto indifferenziato tal quale bensì solo la relativa frazione secca, venendo però smascherata dal TAR con sentenza n. 11362/2017, nella quale il ricorso di CSA è stato rigettato, osservando giustamente il TAR, tra l’altro, che i Comuni o FRZ hanno sempre conferito a CSA il rifiuto indifferenziato tal quale e non solo la sua frazione secca, non effettuando in autonomia alcuna operazione di preselezione sul rifiuto indifferenziato.
CSA ha proposto appello, attualmente pendente dinanzi al Consiglio di Stato, nel quale FRZ, a seguito di mandato ricevuto dai Sindaci dei Comuni di Formia e Ventotene, è intervenuta, a tutela dei cittadini, per dare il suo contributo ai fini dell’accertamento della verità e per essere informata sulla destinazione che ha avuto il denaro (complessivamente oltre 280.000 Euro) versato a CSA affinché venisse destinato al Comune di Castelforte.

Ricapitolando, quindi:

da un lato CSA rivendica, nel giudizio che ha promosso contro FRZ per aver deciso di far trattare i propri rifiuti in un TMB, di potere invece gestire idoneamente il rifiuto indifferenziato di FRZ: se così è, allora non si comprende per quale motivo non versi il benefit ambientale al Comune di Castelforte,

d’altro lato CSA sostiene, nell’altro processo in cui FRZ è intervenuta, di non dovere pagare alcun benefit ambientale, in quanto non effettua alcun trattamento biologico sul rifiuto indifferenziato, sostenendo, a torto, di riceverne solo la frazione secca. A tale tesi, si può obiettare che la Regione Lazio, con la determinazione del 16/08/2023, ha comunque imposto a CSA di conferire il sottovaglio della “frazione secca” del rifiuto indifferenziato in impianto TMB.
Per non versare il benefit ambientale al Comune di Castelforte, CSA riconosce dunque di non svolgere alcun trattamento idoneo sul rifiuto indifferenziato e di essere un impianto quindi inutile.

Ma allora che senso ha avuto incardinare un processo contro FRZ per aver effettuato una scelta dovuta, vale a dire fare trattare i rifiuti in un vero impianto TMB (peraltro con una tariffa chiara e certa non gravata da ulteriori benefit ambientali da aggiungere)?

L’impressione è che CSA sia pronta a sostenere tutto e il contrario di tutto a seconda della convenienza, ma sempre a discapito dell’ambiente, che, quale operatore del settore, dovrebbe invece sempre tutelare.

FRZ chiede il rispetto della legalità e spera che i Comuni che continuano a conferire a CSA i rifiuti indifferenziati, effettuino le dovute analisi merceologiche per verificare se possono o meno conferire il loro rifiuto a CSA alla luce della determinazione regionale del 16/08/2023 e si mobilitino affinché la Regione Lazio si impegni ad effettuare una rete adeguata di impianti TMB, programmazione rimasta inattuata, nonostante sia stata sollecitata dalla Corte di Giustizia Europea fin dal 2014.


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