LATINA – Con Giovanni Torelli salgono a 11 le vittime del lavoro nel Lazio da inizio anno. L’Anmil: «Servono maggior sicurezza e più controlli» . Continuano le morti sul lavoro. In questo primo semestre si sono registrati oltre 400 incidenti mortali, molti dei quali causati dal Covid-19. Un fattore preoccupante, in quanto visto il periodo critico che tutto il Paese sta vivendo, le norme igienico- sanitarie e il distanziamento sociale dovrebbero essere rispettate in modo rigoroso.

Nonostante ciò, proprio perché molte attività hanno sospeso la produzione considerata non essenziale durante il lockdown, si è registrato a maggio una diminuzione delle denunce di infortunio sul lavoro di circa 62.000 casi rispetto alle 269.431 dei primi cinque mesi del 2019 (-23%). Al contrario, sono notevolmente aumentate le denunce nel settore sanitario: +194% sui primi cinque mesi dell’anno. Nel 2019 nel trimestre marzo-maggio si erano registrati infatti 6.000 casi, mentre nel 2020 raggiungono quota 27.000. Tre casi su quattro è per contagio Covid-19. Le denunce per incidente mortale sono aumentate di 41 casi rispetto al 2019 (+10,5%), molti riconducibili appunto all’infezione da Covid-19.

“In questo contesto la regione Lazio ha visto morire sul lavoro 11 persone dal primo gennaio, ultimo in ordine di tempo Giovanni Torelli di 51 anni deceduto nel comune di Sonnino durante la ristrutturazione di un locale che aveva subito un incendio; solo pochi giorni prima a perdere la vita è stato un uomo di 37 anni, Georghe Ristea ad Aprilia durante il turno di lavoro nei campi agricoli” -commenta così il Presidente Provinciale ANMIL di Latina Dottoressa Debora Spagnuolo, e continua- “ Avevano una vita da vivere con i sogni e le speranze di ogni persona. Il mio pensiero va alle loro famiglie, alla quali mi stringo, che stanno vivendo un dolore immenso per la perdita di una persona cara. Alcuni incidenti si ripetono sempre nello stesso identico modo come appunto il ribaltamento dei trattori o le cadute dall’alto, perchè dunque non si riesce a prevenire l’infortunio? La domanda rimane aperta. Chiedo a gran voce un maggiore controllo nei luoghi di lavoro da parte degli ispettori che purtroppo sono in numero molto esiguo e non riescono a sopperire a tutte le necessità, ma anche una maggiore considerazione della vita umana, vero cardine del rispetto delle regole. Non si può continuare a morire di lavoro. Non possiamo abituarci tacitamente a queste tragedie giornaliere ma dobbiamo indignarci. Rivolgo un accorato appello alle istituzioni affinché possano sopperire alla mancanza di figure territoriali che svolgono funzioni di controllo sul rispetto delle normative sulla sicurezza nell’ambiente di lavoro affiancata ad una maggiore cultura della sicurezza sul lavoro che dovrebbe partire dalle scuole e accompagnare i giovani verso un futuro lavorativo in sicurezza. Dopo un infortunio sul lavoro non si è più gli stessi e le famiglie sono costrette a subire avvenimenti che segnano in maniera indelebile. Per questo vale la pena adeguarsi alle norme” -Conclude il Presidente Spagnuolo, lei stessa vedova del lavoro- “Ogni euro investito in sicurezza è una vita salvata”.
L’ Associazione Nazionale fra Invalidi e Mutilati sul Lavoro lotta da sempre affinché queste terribili circostanze non abbiano modo di verificarsi ponendo la priorità sulla sicurezza sul lavoro, diritto imprescindibile di qualsiasi lavoratore.


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