Cerimonie a numero chiuso. Solo il comandante della Polizia Locale, Miraglia, ed una sparuta rappresentanza di agenti municipali ad accompagnare il sindaco Giada Gervasi alla rituale posa di cuscini d’alloro e mazzi di fiori ai piedi dei monumenti dei Caduti di Sabaudia Centro e delle frazioni di Borgo Vodice e Borgo San Donato. Ma non per questo meno sentite, né prive della consueta commozione che permea la commemorazione del 25 aprile. Così Sabaudia ha ricordato questa mattina l’anniversario della Liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista, omaggiando simbolicamente i caduti di tutte le guerre.
Una celebrazione in solitaria organizzata nel pieno rispetto delle disposizioni governative e delle circolari della Prefettura, ma che ha assunto ugualmente tutto il carico emotivo della ricorrenza: un inno alla libertà di ogni essere umano e al tempo stesso un pensiero struggente a quanti hanno lottato, sacrificando la propria vita, per la Patria, la libertà e la democrazia, principi cardine su cui si fonda lo Stato italiano. Con l’occasione un ricordo è stato rivolto a tutti i defunti di questa pandemia, che proprio a causa dell’emergenza in atto non hanno potuto beneficiare del calore e dell’ultimo saluto dei propri cari.
Al termine delle cerimonie, questo il commento del sindaco Gervasi: “La memoria storica resta la migliore guida all’azione per ogni essere umano. Ricordare gli errori del passato non serve solo a non ripeterli ma anche a progettare il futuro con uno sguardo diverso e più consapevole. Oggi vogliamo ricordare quanti hanno combattuto per la libertà e la democrazia, tutti coloro che si sono sacrificati in nome della bandiera italiana. Ma il mio pensiero va anche agli uomini e alle donne che hanno avuto la forza di ribellarsi, spesso pagando con la propria vita, ai soprusi, alle ingiustizie, alle coercizioni fisiche e psicologiche, convinti di quanto sia imprescindibile il diritto di essere liberi di scegliere; il mio pensiero va a tutti coloro che hanno saputo resistere. Ed in questo momento particolare della nostra storia, non posso non pensare a coloro che oggi stanno operando la loro resistenza contro il virus che ci sta attanagliando: i malati, i loro cari, i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari, i volontari, i trasportatori, i commercianti e tutti coloro impegnati in prima linea, in un modo o nell’altro, per far fronte ad un’emergenza socio-sanitaria di dimensioni planetarie, che sta mostrando la vulnerabilità dell’essere umano così come la sua grande determinazione”.


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