Pisa, 25 novembre 2020
Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, violenza che si configura non solo dal punto di vista di maltrattamenti fisici, ma anche psicologici, è che è ben lontano dall’essere in via di risoluzione.
Questo lo confermano anche i dati relativi al 2020 del Centro antiviolenza di Pisa, che ha registrato dal 1 gennaio al 15 novembre un totale di 1.296 telefonate (1.149 nel 2019), un numero in aumento, complice anche l’emergenza sanitaria che ha costretto tante a una convivenza forzata in casa coi propri maltrattanti.
Le donne che hanno chiamato sono state 409 (363 nel 2019), per 220 di queste sono stati attivati percorsi di uscita dalla violenza.
L’età delle donne che chiamano rientra nella fascia 30-49 anni e circa la metà (49.6%) dei casi ha figli. La tipologia di violenze subite sono soprattutto di tipo psicologico (82,8%) e fisico (54,2%), a cui seguono la violenza economica (17,1%) e lo stalking (6,3%).
I maltrattanti sono uomini tra i 30 e 49 anni, nel 70% dei casi di nazionalità italiana, in gran parte occupati, partner o ex partner, e un significativo aumento anche dei familiari, padri o fratelli.
Il 24% delle donne denuncia la violenza (la media nazionale è 14%): percentuale in lieve aumento, ma ancora molto contenuto, come riportato nel report del Centro antiviolenza.
Questo perché spesso le donne che subiscono violenza hanno timore a denunciare, chiedere aiuto, perché provano vergogna, credono di aver colpa della violenza subita e non trovano una rete di protezione che le faccia sentire sufficientemente al sicuro per poter uscire dalla violenza: questo clima di insicurezza è alimentato anche da narrative sbagliate che tutt’oggi vengono portate avanti, non solo dalle persone, ma anche, e purtroppo spesso, dai mezzi di informazione, e ne abbiamo avuto prova proprio nell’ultimo periodo con casi di cronaca relativi a stupri e Revenge porn, in cui le vittime hanno subito la gogna pubblica e a cui sono state attribuite colpe che non hanno motivo di esistere, mentre a chi ha praticato violenza è stato concesso un processo di assoluzione, sollevamento dalle proprie responsabilità, e una descrizione volta più al creare empatia, piuttosto che sdegno verso quello che è, di fatto, un reato.
Non bastano i centri antiviolenza per proteggere le donne, gli interventi devono essere fatti a monte per cambiare le radici culturali che portano al praticare certe violenze: i mezzi di comunicazione dovrebbero per primi porre un’attenzione maggiore a come vengono trattati e soprattutto raccontati certi avvenimenti.
Per le donne che si trovano in difficoltà e hanno bisogno di aiuto: non minimizzate le violenze che subite, non sono giustificate mai, in nessun caso. Chiedete aiuto, denunciate, perchè chi pratica violenza deve essere messo in condizione di non nuocere più.
ASCOLTO E ACCOGLIENZA TELEFONICA – Pisa
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Sportelli territoriali di ascolto e accoglienza – comuni della zona pisana
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