Giotto: La Cappella degli Scrovegni

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La strage degli innocenti, Il bacio di Giuda. Il compianto sul Cristo morto

Giotto di Bondone ha inventato la lingua figurativa degli italiani. (Antonio Paolucci)

Giotto, erede e allievo di Cimabue, porta a compimento tra fine Duecento e  inizio Trecento la definitiva affermazione della pittura basata sullo spazio, sulle anatomie e sugli affetti. Queste caratteristiche della pittura giottesca le ritroviamo in alcuni affreschi a Padova nella Cappella degli Scrovegni, quali Le storie della Vergine e Le storie di Cristo. In questi dipinti tra i momenti di più alto tono narrativo e di più intensa drammaticità vi è l’episodio della Strage degli innocenti, una scena cruda e realistica.

La Strage degli innocenti è un dipinto complesso in cui la cultura medievale delle sacre rappresentazioni s’intreccia con le prime novità prospettiche e con una nuova  gestualità. Questo affresco è unico nel presentare due elementi architettonici sul fondo: a sinistra il palazzo di Erode, re della Giudea che sta sulla loggia, e a destra una costruzione ottagonale, definita con estrema accuratezza e nitidezza di luci, che ricorda il battistero di Firenze.

La drammatica scena è costruita sul contrappunto tra due gruppi di figure, i tetri carnefici e le madri disperate, disposti ai lati del grande vuoto centrale, mentre alcuni uomini presenti sono sconvolti dall’orrore di vedere un ammasso di piccoli cadaveri. L’uso dinamico dello spazio, che precede in qualche modo le esperienze quattrocentesche di Alberti e Brunelleschi, è percepibile, infatti, nel mucchio di corpi dei bambini che sembrano franare oltre la cornice del riquadro.

Un altro intenso affresco della Cappella  rappresenta la scena del Bacio di Giuda che per molti versi è emblematica. Le relazioni tra i personaggi e la resa dei sentimenti sono il tema ricorrente anche di questo affresco, dove Giotto raggiunge uno dei vertici artistici più alti nel definire l’intensità dei rapporti. Infatti Giuda, il discepolo traditore, abbraccia con un largo gesto, accompagnato dall’ampio distendersi del mantello, Cristo per tradirlo e Cristo lo guarda negli occhi.

I profili di personaggi sono accostati, la comunicazione è immediata. Il corpo di Cristo è annullato, coperto dal mantello giallo di Giuda, affinché il suo viso risalti, contrapposto alla volgare fisionomia del traditore. La folla presente e le guardie pulsano intorno ai due personaggi principali senza distogliere l’attenzione sul racconto che si concentra sulle emozioni di Gesù e Giuda.

L’episodio si svolge di notte; nessuna architettura, nessun elemento distrae dall’abbraccio di morte: solo fiaccole, lance e bastoni si delineano sullo sfondo scuro. Giotto non rinuncia ai particolar audaci, come l’uomo incappucciato, raffigurato di schiena.

Nell’affresco Compianto sul Cristo morto si può cogliere appieno la capacità di Giotto nel rendere affetti e sentimenti. L’artista interpreta il racconto di Giovanni in questo riquadro, considerato il più intenso per drammaticità e forza espressiva. Anche in questo dipinto l’artista fiorentino gioca sugli sguardi ed è attento a dar loro un rilievo adeguato.  Maria accosta il viso irrigidito dal dolore a quello del figlio irrigidito dalla morte, mentre lo guarda. I due volti accostati raggiungono un pathos di forte emotività. Per dare risalto ai due volti, Giotto ha coperto parte del corpo di Cristo con la massa del corpo della donna rivolta di schiena in primo piano, vestita di verde, e ha collocato sapientemente i personaggi.   

 Le altre figure esprimono in modo differenziato dolore o pietà. Le pie donne fanno eco e tutti i presenti esprimono il dolore in modi diversi come in una sacra rappresentazione. Il dialogo silenzioso tra la vita e la morte è sottolineato dal paesaggio cupo, un’arida roccia con un secco alberello.

Nel cielo blu una folla di angeli in volo si catapulta acrobaticamente, esprimendo un dolore molto umano, ciascuno diverso dall’altro, piangendo, strappandosi i capelli, coprendosi il volto. Le figure dei dolenti circondano il corpo di Gesù, disteso tra le donne come sopra un letto funebre, creando una specie di coro, con sottili rispondenze gestuali. Sommesso è il dolore di Maria e intenso e attonito quello delle figure maschili in piedi e della Maddalena che con i suoi lunghi capelli sciolti, seduta a terra, sostiene con affetto i piedi di Gesù. I colori delicati e luminosi di manti e vestiti sottolineano i volumi delle figure, dipinte a velature sottili e trasparenti, ricche di sfumature.

L’intera scena, rappresentata magistralmente da Giotto, che non si limita ad illustrare le storie sacre ma le interpreta, conferisce ai personaggi passioni e sentimenti. L’artista fiorentino abbandona con questa sua originale pittura ogni rigidità bizantina per calarsi nel mondo umano dei sentimenti e delle emozioni, imponendosi come un modello per tutta la pittura del Trecento.

 

 


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