Il Buongiorno Dell’Amico. Ricordi di una psichiatria che in Toscana non c’è più

Buongiorno dal vostro Evandro

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Ricorreva ieri, 13 maggio 2021, il 43° anniversario della L. 180/78 detta Legge Basaglia dal nome Franco Basaglia (Venezia, 11/3/1924-29/8/1980), psichiatra, neurologo, docente universitario, scrittore e fondatore di Psichiatria Democratica. Tra i più influenti in materia di discipline psichiatriche del XX secolo, avendo proposto e tentato di innovare i metodi trattamentali dei pazienti psichiatrici con la revisione degli ordinamenti in materia di ospedali psichiatrici, riportando sui territori di origine i “pazzi”, gli stigmatizzati e deportati nei manicomi o negli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari). Dal punto di vista scientifico e politico la lotta lunga ed ardua e si scontrò pesantemente con la corrente prassi securitaria ed elettroconvulsivante che, in tale modo, pensava, in uno Stato borghese perbenista, di controllare più che curare i soggetti pericolosi per sé e per la società, dal punto di vista della salute mentale. Duro fu lo scontro con i Sindaci ed i servizi sociali dei vari territori italiani per la demanicomializzazione dei pazienti psichiatrici ed il progetto di riportarli nel proprio territorio, con presa in carico nei Centri di Salute Mentale e nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura che, nelle intenzioni, avrebbero dovuto essere semplici proiezioni ospedaliere di servizi territoriali e non mini manicomi. A fronte di un’applicazione normativa a macchia di leopardo nella penisola italiana ed a fronte di esperienze avanzate, si può ben dire che la Regione Toscana, attraverso i Piani Sanitari Regionali e l’incremento di strutture e risorse umane dedicate, fu all’avanguardia negli esperimenti di applicazione della legge di Riforma psichiatrica. Dando sollievo ai pazienti ed alle proprie famiglie, non solo con servizi di ricovero e cura tradizionali, ma attivando centri territoriali ambulatoriali di prevenzione e riabilitazione psichiatrica, aprendo Centri Diurni ove venivano sviluppate le abilità dei pazienti, aprendo Case Famiglia e/o Gruppi Appartamento ove gli utenti dei servizi di salute mentale venivano autonomizzati nelle loro funzioni quotidiane, evitando la dipendenza istituzionalizzata in strutture di accoglienza tradizionali, pubbliche e private.

Posso parlare di salute mentale non perché sono uno psichiatra, uno psicologo, un infermiere, un educatore, ma perché, anziché starmene in un ufficio del Centro Direzionale a Carrara (di ritorno dalla mia esperienza da amministrativo nella USL in Versilia, dal 1984 al 1992) sono stato per 7 anni segretario del Dipartimento delle Dipendenze di Massa Carrara e poi, per 10 anni del Dipartimento di Salute Mentale. Nel SERT, dopo il DPR n. 309 del 9 Ottobre 1990 sulle tossicodipendenze e l’alcologia, sembrava di vivere in servizi di trincea, ove il servizio pubblico si scontrava spesso con la visione della cura  delle tossicodipendenze intrapresa in Comunità Terapeutiche, gestite da laici come Vincenzo Muccioli o Adriano Cacciatore della C.T. Monte Brugiana di Massa o preti come Don Antonio Mazzi. Nel SERT della Zona Apuane conobbi il sociologo Dirigente Giovanni Previtera, il responsabile sanitario Dr. Rocco Damone, la Dr.ssa Rosa Maria Luzzoli, Carlo Zannoni, Luisella Angelotti, Emilia Petacchi, l’infermiera Maria Luisa Giudugli, l’assistente sociale Umberto del Sarto, Anna Grasso, Alfreda Pianini, l’educatrice Marina Paternò. Con loro più che un rapporto professionale fu un’amicizia. Lunga e perigliosa fu anche la mia decennale permanenza, dal dicembre 1999, nel Dipartimento di Salute Mentale (DSM di MS, con sede a Massa, diretto dal Dr. Remigio Raimondi) e di cui mi occupai della gestione amministrativa di un servizio con oltre 100 operatori, spesso più tormentosi dei pazienti che erano in cura. Ma nonostante le difficoltà, ho mantenuto rapporti di amicizia, ora che sono in pensione, con la psicologa, ex compagna di Liceo Classico, Anna Lalli e Daniela Storti. Alcuni medici come il Dott. Piero Francesco Lorenzi, Riccardo Dalle Luche, Luciana Milani, tanto per citarne alcuni. Dieci anni, con la partecipazione alle riunioni cliniche voluta dal Primario, perché: “Tutti, nel DSM, devono sapere quali sono le linee terapeutiche per poterle tradurre le azioni terapeutiche sociosanitarie in atti amministrativi”. Con la conduzione amministrativa di corsi sperimentali, assieme allo Psicologo Abramo Tarabella della Provincia di Massa, recentemente scomparso, come il Cors per Facilitatori Sociali, ovvero pazienti psichiatrici emancipati che, a loro volta, con specifica formazione professionale, divenivano attori ed operatori dei progetti di cura. Con  la partecipazione ai protocolli sulla gestione del TSO (trattamento sanitario obbligatorio) con servizi ASL, come il Pronto Soccorso o servizi esterni, come il Comando dei Vigili Urbani, esecutori dell’ordinanza del Sindaco del Territorio nel provvedimento di costrizione massima della libertà individuale. Con la partecipazione ai lavori di stesura del Testamento Psichiatrico, ovvero lo strumento di espressione di volontà anticipatorie da parte di pazienti in stato di compromissione delle proprie capacità psicofisiche.

Concludo questa carrellata di ricordi personali, in occasione di questo 43° anniversario della L. 180/78, con l’amarezza provata nel lasciare il DSM di Massa, 10 anni prima del mio pensionamento nel Servizio sanitario regionale toscano, avvenuto a fine dicembre 2018. Sentivo, allora, che si era esaurita la spinta propulsiva all’innovazione ed era calata l’attenzione politica per il settore psichiatrico.  Mi porto dentro,  ancora oggi, il senso dell’incompiutezza di quella riforma psichiatrica (anche se ritengo sia stata l’unica vera riforma in Italia nel secolo breve). Che qualcosa fosse finito per sempre, lo provai, unito al dolore, allora, durante quella messa concelebrata da Don Luca Franceschini della Parrocchia della Madonna del Monte di Massa, assieme ad altri 9 preti (onore riservato al Dr. Raimondi, in quanto  anche docente presso il Seminario Arcivescovile di Camaiore) e dopo l’orazione funebre in onore del compianto primario di psichiatria, da parte del mio amico psichiatra di Grosseto, Giuseppe Corlito, già compagno di battaglie sessantottarde. Un servizio quello psichiatrico, ove anche mia sorella Lia, infermiera, lavorò a lungo, con dedica umana personale oltreché professionale, in una stagione pionieristica e dove conobbe il mio ex cognato, pure lui infermiere, scomodo operatore che ha proceduto sempre in direzione ostinata e contraria alle istituzioni pregiudizialmente costituite nei confronti dei pazienti psichiatrici, nonché animatore delle pratiche di Auto Aiuto Mutuo Aiuto Psichiatrico . Posso dare la buona notizia, per alcuni: l’infermiere Giorgio Fabbricotti (che nessuna parentela ha con lo storico Carlo Fabbricotti, magnate del marmo), poche ore prima del 43° anniversario della L.180/78, è andato in pensione e, quindi, al CSM di Massa, qualcuno brinderà e farà i tordelli.


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Evandro Dell'Amico Nato a Carrara ma residente a Massa, Laureato in Lettere Moderne a Pisa nel 2014, ho lavorato per oltre 40 anni nel SSRT. Come sindacalista CGIL Versilia e Massa ho dato il mio impegno in materia di programmazione sanitaria, a tutela della salute del cittadino e dei diritti degli operatori. Dal 2013 ho scritto 4 libri di memorie, su miei familiari, militari nella 2^ G.M. Ho organizzato eventi culturali in memoria della Cineteca di mio padre Bruno, valente cineasta tra gli anni 60/80, Ho collaborato con lui nella realizzazione dei 33 filmati girati nel comprensorio di Massa, dalla ricostruzione di episodi della Resistenza Apuolunigianese a documentari sulle cave di Carrara.