Il film documentario “Il tempo rimasto”, una riflessione su un passato remoto che diventa presente, al 39° Torino Film Festival nella sezione “L’incanto del reale”

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Titolo: Il tempo rimasto

Genere: documentario

Regia: Daniele Gaglianone

Sceneggiatura: Daniele Gaglianone, Stefano Collizzolli

Musica: Sergio Marchesini

Produzione Paese: Italia, 2021

Cast: Gianni Da Deppo, Mariola Fammilume, Irene Faraon, Tonino Mancino, Paola Mazzetti, Mario Mollo, Addis Zagato, […]

 Il tempo rimasto è un film documentario diretto da Daniele Gaglianone (1966), che sarà presentato il 3 dicembre, alle ore 18, presso il Multisala Lux, fuori concorso nella sezione L’incanto del reale, al 39° TFF – Torino Film Festival (dal 26 novembre al 4 dicembre):  racconto e ricerca sul cambiamento antropologico della memoria collettiva.

Precisa il regista che «Ne Il tempo rimasto è più importante perdersi che arrivare a destinazione. Il tempo rimasto è un’elegia alla vita che se ne va e a quella che resta nascosta da qualche parte, in attesa d’essere raccontata ancora».  

Quando il passato riemerge può rivelarsi indomabile e diventare un altro presente, il qui e ora di uno spazio nitido e indefinito allo stesso tempo, sospeso in uno stato d’animo che toglie il fiato. Il tempo rimasto, infatti, realizza un viaggio dentro questa dimensione, raccontando cosa significa attraversare questa soglia e restarci in bilico fra lacrime inattese e risate improvvise.  C’è una riflessione sulla vecchiaia e su cosa si può scoprire guardandosi in questo specchio, che nasce da un lungo percorso di ascolto e decine di lunghi incontri in cinque regioni italiane, alla ricerca di un mondo “fino a ieri” che a volte appare remotissimo e a volte stranamente presente.

Descrivendo Il tempo rimasto che parla appunto della vita trascorsa, della vecchiaia e del tempo che rimane da vivere che, senz’altro, sarà molto più breve di quello già trascorso, come per incanto il passato è riemerso d’impeto, sua sponte, in quanto mi sono all’improvviso ritornati in mente i versi sulla vecchiaia fastidiosa, paurosa e brutta e sulla morte di alcuni antichi poeti greci, studiati al tempo del liceo (nella trad. di Raffaele Cantarella), facendomi, anche se per poco, rivivere e godere dei fiori della splendida e amabile giovinezza, ormai trascorsa: Di Mimnermo di Colofone (VII – VI sec. a.C.): L’elegia Buon augurio: «Allo stesso modo, lontano da malattie e da angosce tristi,/ a sessant’anni mi accolga il turno di morte»; l’elegia La fugace giovinezza: «È come un sogno che dura un attimo/ la splendida giovinezza; e, paurosa e brutta,/ in poco tempo ti sorprende la vecchiaia,/ detestabile nel medesimo tempo e spregevole,/ che irriconoscibile rende l’uomo/ e distrugge, intricandoli, gli occhi e la mente»; e, poi ancora, l’elegia Amore e vecchiezza: «È come un sogno di breve durata l’amabile giovinezza./ Dopo incombe la vecchiaia, fastidiosa e brutta, che rende deformi;/ la vecchiaia, contemporaneamente odiosa e ignobile». Di Saffo (VII – VI sec. a.C.) la lirica Il desiderio di morire: «La gioia di vivere mi ha lasciato;/ mi avvince il desiderio di morire/ e di vedere le rive rugiadose dell’Acheronte». Di Orfeo (VI sec. a. C.) la poesia Amore e vecchiaia: «Cos’è mai la vita,/ cos’è mai la felicità senza l’aurea Afrodite;/ potessi io morire quando …/ quando giunge la vecchiaia/ l’uomo diventa turpe e brutto,/ e tristi ricordi gli tormentano l’animo,/ non gode più nel vedere la luce del sole,/ diventa odioso ai fanciulli,/ rifugge dalle donne.// E, come la primavera stagione ricca di fiori, … /così noi per il tempo infinitesimo/ godiamo dei fiori della giovinezza/ per dono degli dei non conoscendo né il male né il bene.// Ma vicino a noi stanno le tetre Sorti,/ l’una ha in suo potere la fine della funesta vecchiaia,/ l’altra della morte: il frutto della giovinezza dura un minuto/ in qualunque luogo si diffonde la luce del sole./ Ma non appena sarà trascorso/ questo tempo allora è meglio morire/ piuttosto che vivere». Di Anacreonte (VI – V sec. a.C.) la poesia La paura della morte: «Bianche le tempie/ e bianca la testa sono ormai,/ e la cara giovinezza/ non è più con me, e vecchi sono i denti.// E della dolce vita/ non più molto tempo rimane./ Io piango dunque/ sovente, al terrore dell’Inferno,// poiché terribile è dell’Ade / lo speco e nefasta la discesa/ ad esso: ed è cosa certa,/ per chi vi scende, non risalire».

Per fortuna che miviene incontro per consolarmi il pensiero del filosofo greco Epicuro (341 – 270 a.C.) sulla “morte” da La lettera sulla felicità: «Il male, quindi, che più ci turba, la morte, per noi non è niente, perché quando noi siamo in vita lei non esiste, e quando  lei c’è noi non esistiamo più».

 Filmografia

Il frascame (1989), Nella solitudine del sangue (1990), La ferita (1991), Mario Soldati e il cinema (1992), Alla ricerca di Piero Gobetti (1992), Era meglio morire da piccoli (1992), Cichero (1993), La battaglia della ferrovia (1993), Sparare a vista sul sovversivo Agosti (1993), L’orecchio ferito del piccolo comandante (1994), Il sale della terra (1994), Quel fare che inventa (mentre fa) il modo di fare (1994), Lancia di Chivasso: una comunità operaia non rassegnata (1994), E finisce così (1995), La violenza nemica (1995), Cinecronache partigiane (1995), La carne sulle ossa (1996), Antonio Gramsci, gli anni torinesi (1997), Luoghi inagibili in attesa di ristrutturazione capitale (1997), Vratite se (1998), Un inverno invisibile (1999), Dopo settant’anni i ricordi non esistono più. Paolo Gobetti racconta (1999), Tutti mi chiedono da dove vengo – Nessuno vuol sapere chi sono (1999), Spazzacamini e altri mestieri (2000), Guarda un po’ che fiume (2000), I nostri anni (2020), Nemmeno il destino (2004),Rata nece biti (La guerra non ci sarà) (2009), Pietro (2010), Ruggine (2011), La mia classe (2013), Là Suta (2014), Qui (2014), Dove bisogna stare (2019).

Francesco Giuliano

 


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).