Il Manierismo

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Si può concludere che il disegno altro non sia che un’apparente espressione e dichiarazione di ciò che si ha nell’animo.        Giorgio Vasari

Nella seconda metà del Cinquecento ebbe inizio una tendenza dell’arte, soprattutto italiana, chiamata dalla critica Manierismo perché coltivava stili che, invece di rifarsi a un ricerca diretta sul reale e sulla sua rappresentazione, ricalcavano, con tecnica ed esiti eccezionali, la “maniera”  dei grandi artisti d’inizio secolo.

Il termine maniera era comunemente usato dai trattatisti del XV e del XVI secolo per indicare ciò che noi chiamiamo stile, cioè il complesso di caratteri espressivi e comunicativi propri di un singolo o di un gruppo di artisti. Lo stesso Giorgio Vasari si servì del termine in relazione allo stile di un artista di un’epoca o di un’area geografica, parlando esplicitamente di «maniere antiche» e di «maniera moderna» per il proprio tempo.                                                                                                                      Il termine “manieristi”, infatti, è usato dagli storici moderni dell’arte per indicare i successori, in gran parte italiani e fiamminghi, dei grandi artisti classici del Rinascimento italiano. Raffaello (le Stanze vaticane avranno un influsso fondamentale nell’elaborazione del Manierismo), Leonardo e Michelangelo hanno dato origine al Manierismo, al movimento artistico della “maniera”, un vocabolo che nel Quattrocento e Cinquecento indicava lo stile, la maniera originale di un pittore o di una scuola di pittura.

Dall’Italia questo movimento artistico e letterario si è diffuso, in Europa e nel mondo, costituendo una vera e propria rivoluzione estetica e intellettuale. Il termine Manierismo è invalso per definire anche in altri settori l’atteggiamento di ripetere, con grande abilità, formule e modi già preesistenti, codificabili e riconoscibili.                                                                                                                                                                         Per alcuni secoli, sino ai primi decenni del XX secolo, si è diffusa l’idea che dopo i grandi maestri rinascimentali sia subentrato un periodo di decadenza e così è derivato il significato deteriore e leggermente dispregiativo del termine “manierismo”, fondato sull’imitazione artificiosa, esasperate e priva di spontaneità. Manierista è l’artista per il quale ha più importanza il modo in cui si esprime di ciò che esprime.

I tratti fondamentali che caratterizzano questo movimento soprattutto nell’arte figurativa sono: il primato e la nettezza del disegno, la predilezione per le forme geometriche, il gusto per la linea serpentina, la tendenza alla deformazione prospettica, il contrasto dei colori crudi e stridenti e la ricerca intellettualistica di atmosfere rare. L’indagine formale dei pittori manieristi non escludeva la rappresentazione delle emozioni e dei sentimenti.                                                                                                     I più famosi manieristi sono stati il Pontormo, il Rosso Fiorentino, il Bronzino (allievo del Pontormo), il Parmigianino, Francesco Primaticcio, Giulio Romano (allievo prediletto di Raffaello e suo collaboratore in molte imprese romane) Giorgio Vasari e i fratelli Carracci. Dietro l’apparenza freddezza, questi artisti covavano un seme essenziale di modernità in quanto avviarono il processo di separazione consapevole dell’arte figurativa dai compiti di rappresentazione della realtà, introdussero il concetto di divisione tra sfera estetica e sfera cognitiva, liberando di fatto il campo della conoscenza del reale alle discipline più specificatamente scientifiche.

Al manierismo diedero inizio, a Firenze, due allievi di Andrea del Sarto, il Pontormo, artista singolare e inquieto, e il Rosso Fiorentino, di temperamento polemico e drammatico, che avviarono il cosiddetto «sperimentalismo anticlassico», ricercando soluzioni formali diverse. Così disegno e colore, composizione e spazio, pur partendo da auliche premesse rinascimentali, si modificano e diventano più trasfigurati e sconvolti.

Il Manierismo, che si sviluppa in diverse città e regioni italiane (Roma, Siena, Bologna, Genova, Mantova, Venezia) si chiude nella direzione di una ricerca di sontuosità sempre più esclusiva ed elitaria in particolare nelle grandi corti europee.


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