“Il più bel secolo della mia vita”, il film che esamina con naturalezza e con brio una tematica sociale seria auspicando un’alleanza tra vecchi e giovani

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Titolo: Il più bel secolo della mia vita

Genere: commedia

Durata: 90 min

Regia: Alessandro Bardani

Soggetto: (dalla pièce teatrale) Alessandro Bardani, Luigi Di Capua

Sceneggiatura: Alessandro Bardani, Luigi Di Capua, Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli

Musiche: Francesco Cerasi (nella colonna sonora c’è il brano inedito “La vita com’è” di Brunori SAS)

Produzione Paese: Italia, 2023

Cast: Sergio Castellitto, Valerio Lundini, Carla Signoris, Antonio Zavatteri, Elena Lander, Marzio El Moety, Betti Pedrazzi (Suor Grazia), Sandra Milo, […]

“Il più bel secolo della mia vita”, il primo lungometraggio di Alessandro Bardani, che ha tratto il soggetto dall’omonima pièce teatrale scritta con Luigi Di Capua nel 2015, è un film ben curato nei minimi particolari che fa ridere ma nel contempo commuove. Esso prende spunto da una legge inconcepibile e disumana, approvata nel 2003 e ancora vigente, che, come a qualunque cittadino italiano, impedisce a Giovanni (Valerio Lundini), figlio non riconosciuto alla nascita, di sapere l’identità dei suoi genitori biologici, a meno che non abbia compiuto il centesimo anno di età. Giovanni vuole attrarre e coinvolgere l’opinione pubblica affinché si tolga questa barriera a chi ne potrebbe essere interessato, e, incoraggiato dalla madre adottiva (Carla Signoris), lo fa cercando di implicare l’unico centenario, ancora in vita, Gustavo (Sergio Castellitto), non riconosciuto alla nascita. Il motivo di questa iniziativa deriva dal fatto che Gustavo, avendo compiuto cento anni, ha il diritto di avvalersi della facoltà che la norma gli concede.  La sua testimonianza può cambiare la vita a 400 mila persone. In Italia una legge assurda stabilisce che un figlio non riconosciuto alla nascita non ha diritto di sapere il nome della madre – dice Giovanni all’anziano longevo quando lo va a trovare per condurlo a Roma dove incontrerà il ministro competente  – , perché lei è stato abbandonato come me e se una persona non sa da dove viene, è una persona incompleta. Il vecchio, tuttavia, mostra ritrosia e disinteresse a tal proposito perché, ovviamente dopo cent’anni, non gliene frega niente di cambiare la legge e anche perché è convinto che i figli non so’ di chi li fa, i figli so’ di chi li ama.

Il più bel secolo della mia vita racconta, infatti, l’incontro-scontro tra un centenario beffardo e birichino che, data l’età, manifesta ampia disinvoltura e maturata sicurezza, e un giovane retto e rispettoso delle regole ed anche insicuro, che ha continuamente lo sguardo rivolto al passato per istinto; e il film lo racconta on the road, attraverso un viaggio colmo di disavventure causate dal vegliardo irriguardoso, che vede in quell’occasione l’esplicitazione dei suoi desideri senza vincoli d’alcuna natura e in piena libertà; lo racconta lungo il percorso che li conduce da Bassano del Grappa a Roma, per riscoprire le proprie origini e far valere un diritto sacro. E come avviene spesso da questi incontri, occasionali e non, nasce un’amicizia da cui si evince che questo sentimento affettivo e tenero non ha vincoli di generazione.

Il più bel secolo della mia vita – e il titolo lo lascia intendere – è un film che affronta in modo singolare e originale una tematica che ancora una volta – come l’Antigone di Sofocle docet -, mette a confronto le leggi non scritte,e innate degli dei con la legge dell’uomo, coinvolgendo non solo la sfera emotiva ma anche la sfera dei diritti umani inviolabili. Significativo ed emblematico è l’incipit del film, da cui emerge metaforicamente l’incongruenza morale della religione, ma altrettanto significativa nell’epilogo è l’umiliazione che il potere politico cinico e meschino si merita a ragione attraverso i suoi rappresentanti. Magnifica e superba l’interpretazione di Sergio Castellitto dalla cui mimica emerge con sagacia il sentire sicuro, variegato e multiforme del vecchio Gustavo, ed altrettanto eccellente è la perfomance di Valerio Lundini che indossa perfettamente l’abito del giovane Giovanni, facendone emergere la personalità insicura e inesperiente ma determinata. Un duo questo, costituito da Gustavo e Giovanni, che posto continuamente a confronto mette in evidenza le profonde diversità generazionali assieme alle concordanze sentimentali e propone una proficua alleanza tra due generazioni lontane tra esse nel tempo, e lo fa in modo emotivamente coinvolgente anche con l’ausilio delle sferzanti musiche di Francesco Cerasi e del brano La vita com’è di Brunori Sas composto appositamente per il film.

Il più bel secolo della mia vita  è stato presentato, il 23 luglio, in anteprima assoluta al LIII Giffoni Film Festival nella sezione Generator +18. E dal 7 settembre sarà nelle sale cinematografiche.

Filmografia

Relatività (corto, 2007), Ce l’hai un minuto (corto, 2012).

Francesco Giuliano


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Giuliano Francesco, siciliano d’origine ma latinense d’adozione, ha una laurea magistrale in Chimica conseguita all’Università di Catania dopo la maturità classica presso il Liceo Gorgia di Lentini. Già docente di Chimica e Tecnologie Chimiche negli istituti statali, Supervisore di tirocinio e docente a contratto di Didattica della chimica presso la SSIS dell’Università RomaTre, cogliendo i “difetti” della scuola italiana, si fa fautore della Terza cultura, movimento internazionale che tende ad unificare la cultura umanistica con quella scientifica. È autore di diversi romanzi: I sassi di Kasmenai (Ed. Il foglio,2008), Come fumo nell’aria (Prospettiva ed.,2010), Il cercatore di tramonti (Ed. Il foglio,2011), L’intrepido alchimista (romanzo storico - Sensoinverso ed.,2014), Sulle ali dell’immaginazione (NarrativAracne, 2016, per il quale ottiene il Premio Internazionale Magna Grecia 2017), La ricerca (NarrativAracne – ContempoRagni,2018), Sul sentiero dell’origano selvatico (NarrativAracne – Ragno Riflesso, 2020). È anche autore di libri di poesie: M’accorsi d’amarti (2014), Quando bellezza m’appare (2015), Ragione e Sentimento (2016), Voglio lasciare traccia (2017), Tra albori e crepuscoli (2018), Parlar vorrei con te (2019), Migra il pensiero mio (2020), selezionati ed editi tutti dalla Libreria Editrice Urso. Pubblica recensioni di film e articoli scientifici in riviste cartacee CnS-La Chimica nella Scuola (SCI), in la Chimica e l’Industria (SCI) e in Scienze e Ricerche (A. I. L.). Membro del Comitato Scientifico del Primo Premio Nazionale di Editoria Universitaria, è anche componente della Giuria di Sala del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica 2018 e 2019/Giacarlo Dosi. Ha ricevuto il Premio Internazionale Magna Grecia 2017 (Letteratura scientifica) per il romanzo Sulle ali dell’immaginazione, Aracne – NarrativAracne (2016).