PRATO – 23 gennaio 2022
Luana D’Orazio, 22 anni, è una delle innumerevoli vittime di una tragica piaga cui, vergognosamente, non si è ancora posto un freno: le morti sul lavoro. La giovane è deceduta lo scorso 3 maggio nell’orditura presso cui lavorava, a Montemurlo (Prato).
Alla famiglia, devastata dal dolore per la prematura scomparsa di Luana, perita per cause tanto esecrabili, spetta un indennizzo, ricavato tramite tabelle INAIL, di 166000 euro, metre il risarcimento da parte dell’assicurazione dell’azienda, che perverrà a seguito di un lungo iter, dovrebbe ammontare a una cifra superiore.
La procura di Prato, a dicembre, ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per tre indagati: Luana Coppini, titolare dell’azienda, il marito Daniele Faggi, titolare di fatto, e Mario Cusimano, tecnico manutentore esterno dell’azienda. I reati di cui dovranno rispondere sono l’omicidio colposo e la rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche, quest’ultimo a causa delle modifiche effettuate sulle misure preventive di cui era dotato il macchinario in questione, un orditoio da campionatura.
Luana Coppini, come riportato da La Nazione, ha espresso l’intenzione di voler personalmente elargire una somma a sostegno della famiglia della giovane, da lei ritenuta più di un’operaia, secondo quanto dichiarato al settimanale Oggi. Emma Marazzo, madre di Luana D’Orazio, ha però rivelato ai microfoni di La7, l’assenza di un simile rapporto di amicizia tra le due donne.
Ciò che si evidenzia incontestabile in una simile dolorosa vicenda, è la concreta necessità di verità e giustizia, per la prematura scomparsa di una donna nel pieno dei suoi anni, per la famiglia che dovrà sopravvivere con una tale inconsolabile pena e per il rispetto di tutti coloro che hanno perso la vita svolgendo semplicemente il proprio lavoro, diritto costituzionale su cui è fondata la nostra repubblica, con la speranza di riuscire a frenare l’epidemia di decessi che continua a imperversare.
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