La Fine di Un “Tiranno”

75

Vedendo il film di G.Amelio “Hammamet”, per mera o impropria analogia ho associato il personaggio Craxi al Professor Unrat, il contestato e biasimato protagonista del romanzo di Heinrich Mann “Professor Unrat oder das ende eines tyrannen” (Professor Unrat o La fine di un tiranno,1905, in italiano “L’angelo azzurro” da cui il celebre film). Vi si narra la vicenda di un professore autoritario nonché di prestigio messo in minoranza dagli allievi e non solo,insomma, crocifisso. Di fatto, la denuncia del sinistro potere di quel soggetto che “preferirebbe andare a fondo piuttosto che subir limitazioni alla sua autorità” e pur di piegare la scolaresca in rivolta,trascina se stesso e tutta la città nel fango. Come da copione -della vita,nel caso di Craxi della politica- all’orgia del potere segue l’inesorabile, patetico declino. “Per il gran pubblico l’accusato era lui, e la sua deposizione sollevava sdegno e rammarico. Signori anziani,allievi di anni passati agli occhi dei quali Unrat portava a passeggio lieti ricordi di gioventù dolcemente indorati dal tempo, alla sua vista si fermavano a scrollare il capo. -Ma guarda com’è finito,il nostro vecchio ! E’ una pena,davvero,le storie che fa! […] Uno che,alla sua età,ha ancora da rimproverarsi delle scappatelle, e ci si fa beccare! Ora è in una casa di vetro. Della storia si parlerà in comune,a quanto sembra, e che a scuola non lo vogliano più lo so da Breetpoot. Che se ne vada,lui e la sua bella”! Dopo aver visto il film ho voluto rileggere alcune pagine di quel bel romanzo riscontrandovi la conferma di analogie non del tutto peregrine con la figura e,per certi versi, con la vicenda pubblica e privata del film di Amelio: dovessi averne l’occasione mi piacerebbe parlarne con lui (non quando verrà all’Oxer per presentare il film, domenica prossima,sarebbe fuori luogo!). Il film è decisamente ben costruito avvalendosi,peraltro, dell’ interpretazione letteralmente “mostruosa” o “miracolosa” di Pier Francesco Favino, uno dei pochi attori italiani (insieme a Massimo Popolizio) degni di essere classificati grandi attori”, superlativo dietro-nonostante -oltre la pesante maschera del trucco: si può arrivare alla somiglianza fisica perfetta di una persona-personaggio complesso e assai discusso quale è stato Craxi, ma questo non basta a renderla interiormente e drammaticamente credibile così come,invece, è stato per Craxi-Favino,ancor più del Buscetta-Favino (direi più “facile” rispetto all’altro!). Azzarderei a dire che neanche il pur notevole “Divo” di T. Servillo-Andreotti-Sorrentino (niente a che vedere con lo sbiadito Berlusconi di “Loro”). Sul piano narrativo il film è scandito da un ritmo pausato e assai controllato come a evitare-il regista- il rischio di inciampare ossia cadere nell’ovvio o nel macchiettistico. Amelio sceglie la strada dello scandaglio psicologico rappresentando il dramma di un uomo (e di un’anima) che non rinnega però il suo passato (a dei turisti che gli danno del ladro risponde che ha intascato le monetine che gli hanno gettato addosso,un cospicuo guadagno!), consapevole del suo carisma di politico e lieder. Con-dannato a una rovinosa, degradante caduta in un ossimorico inferno purgatoriale: tutte le persone-personaggi che lo attorniano e condividono l’esilio con lui,sotto certi aspetti, figurano come anime del Purgatorio quasi ad accollarsi e scontare le sue colpe. Personaggi delineati con finezza,dalla figlia tragicamente amorosa al figlio del suo braccio destro del partito,morto suicida, una presenza inquietante e minacciosa che lo spia e lo tallona per tutto il film come un segugio: una sorta di emblematica cattiva coscienza di Craxi? Un senso di colpa che sembra pesargli come un macigno? Non è da meno la persona-personaggio dell’amante (la Gerini) che,involontariamente, finisce col rendere assai patetico e impotente (in senso stretto e lato) colui che fu assai potente. Ritengo che Amelio abbia evitato di dare un giudizio sul politico mirando non già a suscitare compassione bensì a chiedersi se fu vera gloria quella di Craxi, comunque, se abbia pagato il giusto prezzo e, fosse stato, se sia stato sufficiente a redimerlo. Il senso e l’impressione che ne ho ricavato è che la penosa, per certi aspetti crudele espiazione, al di là di ogni pentimento reale o presunto, non autorizzi a condonare il politicamente condannabile di/in Craxi: sarà un caso che quel giovane inquieto,ai limiti della demenza porti sempre con sé una rivoltella nello zaino mai dismesso? Comunque sia gli Andreotti e altri politici d’un tempo che fu, “ladri” o “banditi” quanto si vuole, rispetto agli “scarafaggi” oggi in circolazione sono stati sicuramente dei veri animali politici sul palcoscenico della politica, dicasi “attori” di razza. Questo almeno dobbiamo riconoscerglielo (anche questo si desume dal film).(gmaul)


News-24.it è una testata giornalistica indipendente che non riceve alcun finanziamento pubblico. Se ti piace il nostro lavoro e vuoi aiutarci nella nostra missione puoi offrici un caffè facendo una donazione, te ne saremo estremamente grati.



Articolo precedenteGuido Cagnacci,il fascino sacro della bellezza,secondo l’ispirazione,il sentimento e le idee proprie
Articolo successivoSeconda vittoria consecutiva della Benacquista che espugna il PalaAgnelli di Bergamo